Capitolo venticinque

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Ferma sulla soglia del bagno, con ancora il candido telo di spugna a coprirle il corpo nudo e umido di doccia, Liv osservava Slash dormire profondamente sopra il lenzuolo.

Passò lo sguardo su ogni porzione di pelle esposta
di quel corpo addormentato, steso pancia in giù, e sospirò confusa. Quel gioco stava diventando pericoloso, troppo per i suoi gusti, e non solo perché quella passione poteva essere il risultato di una convivenza forzata, che poteva scomparire da un momento all'altro, ma anche e sopratutto perché lui era sposato. Sposato con Perla.

Non era mai stato nei suoi piani diventare il terzo elemento o incomodo di una relazione, e il fatto che lo stesse diventando le faceva montare seri dubbi e sensi di colpa. Le opzioni erano due e due soltanto: primo, vivere quell'esperienza senza fasciarsi troppo la testa e accettare la quella sorta di relazione che stavano avendo; secondo, bloccare il tutto sedutastante... e sarebbe stata la seconda volta.

- Hey- la voce roca e impastata di sonno del chitarrista la riscosse dai suoi pensieri, e si rese conto che stava fissando involontariamente un punto a caso del materasso quando lui la chiamò per la seconda volta. Sollevò lo sguardo e incontrò i suoi occhi scuri che la guardavano interrogativi.

- Scusami, ero soprappensiero- si avvicinò all'uomo, che si era sollevato sugli avambracci, e sedette a qualche centimetro da lui.

- Che ore sono?- chiese Slash chinando la testa fino a far quasi toccare il mento contro il petto appena visibile.

Liv guardò il quadrante dell'orologio da polso e lesse l'orario: le dieci e dieci del mattino. Si lasciò cadere di schiena sui cuscini morbidi del suo letto matrimoniale e chiuse gli occhi. Quella notte avevano terminato la serata nella stanza di Liv, dopo essere stati quasi tutto il tempo abbracciati sul lettino da piscina.

Nonostante gli sguardi curiosi attorno a loro, nessuno aveva domandato o si era intromesso tra i due. Una sola parola vigeva nel mondo dei vip party: indifferenza. Non interessava a nessuno con chi si parlava, rideva o faceva sesso, l'importante era non creare casini, almeno in quegli anni.

- A mezzogiorno ci sarà il sound check per questa sera e dobbiamo essere lì tra meno di un'ora e mezza- mormorò Slash allungandosi sopra a lei e posando la testa sulla sua pancia coperta ancora dall'asciugamano. Gli toccò i capelli, affondando le dita nei ricci scuri fino ad accarezzare il cuoio capelluto crespo. Dei capelli bianchi facevano capolino tra la ricrescita di quelle ciocche corvine, probabilmente tinte. Fece scendere le dita e le posò sulla guancia ispida, che accarezzò con i polpastrelli. Era sale e pepe.

Spostò lo sguardo dagli occhi che Slash teneva fissi sul suo viso, alle labbra carnose dal taglio maschile.

- Voglio scoparti ancora. Non mi basti mai...- disse lui, con un filo di voce soffiato tra le labbra.

Liv sospirò e accennò un sorriso che non raggiunse gli occhi, e Slash se ne accorse. Sollevò il viso dalla pancia di lei e sostenne quello sguardo blu, così pieno di emozioni contraddittorie.

-Cosa c'è?- le chiese.

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