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Avete presente quando c'è silenzio e paura di parlare?

Quando ci sarebbe troppo da dire?

Quando si decide di non aprire bocca, perché aprirla significherebbe dare inizio ad uno sfogo di rabbia repressa, per troppo tempo?

Ecco, questo era il momento che stavamo vivendo io e Paulo.

Il viaggio di ritorno verso casa era stato in assordante silenzio.

Solo le note di Moonlight, una delle mie canzoni preferite negli ultimi anni, faceva da sottofondo al nostro rientro a casa, per poi essere brutalmente bloccata da uno scatto di ira di Paulo, che poi era tornato con la mano sul volante, senza dire mezza parola.

Non avevo reagito, né avevo commentato il suo gesto irrispettoso, perché farlo avrebbe significato provocarlo, e non mi sembrava assolutamente il momento adatto.

Varcato il portone dell'appartamento, lo osservo scaraventare a terra il suo borsone di allenamento, passandosi una mano tra i capelli, e sbuffando rumorosamente.

"Hai finito?", gli chiedo, infastidita e ricambiando il suo sguardo arrabbiato.

"E tu hai finito di giocare al gioco del silenzio? ¿Cuantos años tienes?", ribatte, alzando la mano destra in un tipico gesto italiano.

In un altro contesto avrei riso di questo.

"Ah, io faccio il gioco del silenzio? Tu non mi dici con chi trascorri serate intere e io faccio il gioco del silenzio?", gli chiedo, furiosa.

Il suo sguardo rispecchia il mio, mentre aggrotta la fronte portando attenzione alle mie parole.

"Hai incontrato Antonella, la mia ex, senza dirmi niente", ribadisce.

"Certo, ora ti informavo di questo incontro così ci andavamo insieme e facevamo un bel trio al bar", ironizzo, incrociando le braccia sopra il seno.

"E perché lo hai fatto? Perché cazzo lo hai fatto?", chiede furioso, facendo un passo avanti verso di me, ed io ne faccio uno indietro.

"C'era Oriana, la sera del compleanno di Douglas", lo informo, calmando un po' i toni, perché altrimenti così le cose possono soltanto peggiorare.

"C'era Oriana alla festa ed è stata con te e tu – dico, puntandogli il dito contro - non mi hai detto niente", gli ripeto, quasi a bassa voce, alzando lo sguardo su di lui, e vedendo la sua espressione mutare.

Fa un passo indietro, ricambiando il mio sguardo deluso, e sospira, sconfitto.

Come chi è stato appena scoperto con le mani nel sacco.

"Te l'ha detto lei? L'hai incontrata per farti dire questa cazzata?", chiede poi lui che, invece, mantiene ancora il tono infastidito.

Scoppio in una risata nervosa, facendo un ulteriore passo indietro.

"E' una cazzata? Una cazzata con le foto di voi due insieme su un cazzo di divanetto e la sua mano che ti accarezza il collo? Una cazzata un video con lei che ti trascina dentro l'appartamento tirandoti per il polso? E' tutto una cazzata e siamo tutti impazziti?" chiedo ironica, aumentando il tono di voce a ogni frase, osservandolo cambiare espressione ulteriormente e passarsi una mano sul viso prima di ridere nervosamente.

"E cosa ridi, cosa ridi, Paulo? Se pensi di potermi trattare come tutte le tue cazzo di ragazze precedenti sappi che ti stai sbagliando di grosso. Io ti mollo qui e subito se continui a fare lo stronzo, perché non hai capito nulla. Non hai capito davvero nulla, Paulo" lo informo, facendo dei passi verso di lui e arrivando ad un palmo dal suo viso.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora