Capitolo 2

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Non alzare lo sguardo verso di lui era sempre più difficile ogni anno che passava.
Due tavolate di distanza erano troppe, la lontananza lo rendeva irrequieto, eppure erano allo stesso modo troppo poche, poichè non bastavano certo a troncare l'attrazione quasi gravitazionale che Harry esercitava sugli occhi cerchiati di Draco.

Quel Grifondoro invece sembrava non accorgersene, di nuovo troppo impegnato a raccogliere su di sè l'attenzione di tutti i suoi compagni di Casa, con i suoi modi schietti e carismatici.

Il Serpeverde li conosceva bene ormai: per prima cosa sembrava essere padrone dello spazio che lo circondava, non si faceva problemi a toccare cosa e chi gli stava intorno, padroneggiando l'atmosfera alla perfezione, guidando il discorso con la sua personalità trascinante e così umilmente tendente al mettere in luce gli altri, ma ottenendo l'effetto radicalmente opposto.
Il biondo era non infastidito, ma nauseato da quegli atteggiamenti di umile tracotanza: non alzarsi, non raggiungere San Potter e tirargli un bel paio di ceffoni era veramente arduo.

Lasciò che il suo sguardo indugiasse sul gruppetto di Grifoni ancora per qualche istante, uno di troppo forse.
Harry era sorpreso, probabilmente a causa di qualcosa detto dai suoi compagni di Casa e aveva lanciato verso Draco un paio di occhiate: la prima era stata involontaria, senza dubbio sconcertata, trasformatasi subito dopo in una smorfia infastidita, la seconda occhiata arrivò poco dopo e Malfoy, che aveva stretto la presa sulla tazza di tè ormai freddo che teneva tra le mani, arrossì impercettibilmente, riincontrando gli occhi di Potter, questa volta solo indagatori.

Durò poco, ma durò troppo... il biondo, nelle ore successive, non riuscì per un attimo a smettere di chiedersi a proposito di cosa stessero confabulando i Grifonidioti a colazione.

Ben prima di quanto si aspettasse, però, altro si insinuò nella sua testa.
Avvenne ad Erbologia... o poco prima a dire il vero.
Quando il professor Piton fece chiamare Draco nel suo ufficio il ragazzino era ben consapevole che la conversazione non avrebbe riguardato il suo andamento in Pozioni, per quanto sarebbe stato preferibile a quello di cui in effetti discussero.

"Lascia che lo faccia io, Draco."

Scandì viscido l'uomo seduto dietro alla scrivania, con la pelle più giallastra del solito, il naso più adunco e i capelli forse ancora più unti.

"È un compito che Lui ha assegnato a me. Con tutto il rispetto, professore, non si metta in mezzo."

Sibilava Draco irremovibile, per quanto in fondo non desiderasse altro che fuggire, o meglio, delegare, esattamente come i Malfoy avevano sempre fatto.

Quando uscì da quella stanza non potè trattenere un sospiro stanco, si chiedeva se quelle sedute di persuasione sarebbero state abitudinarie e quanto sarebbe riuscito a resistitere.
Doveva iniziare ad elaborare una strategia, magari concentrarsi sullo svolgimento effettivo l'avrebbe distratto dal fine ultimo e dal suo essere così moralmente ripugnante.

"Signor Malfoy! Anche lei fuori a spasso per i corridoi, che lezione ha adesso?"

Una voce autoritaria appartenente nientemeno che alla professoressa McGrannit lo riportò sulla Terra tutto d'un colpo, ricordandogli della lezione di Erbologia, ormai iniziata da un pezzo, alla quale lui non era evidentemente presente.
Lui e non solo lui... se i suoi occhi non lo ingannavano.
Ma tra tutti, perchè lui?

Lo sguardo a disagio di Harry Potter era molto simile a quello di un bambino pestifero colto con le dita nel barattolo di marmellata.
Il Serpeverde si corrucciò, lanciandogli un'occhiataccia di rito, che venne prontamente ricambiata.

"Erbologia, professoressa."

"Molto bene allora, scelgo di fidarmi di lei signor Malfoy e le affido il compito di assicurarsi che entrambi vi troviate a lezione nel giro di cinque minuti.
Sono più che convinta che riuscirete a trovare la strada per la serra della professoressa Sprout anche da soli."

Nightfall Whisper //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora