Parte 18 | Sedurre e distruggere

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Sedurre e distruggere era stato il motto della maggior parte di loro. Non era stato solo un motto ad essere sinceri, era stato un vero e proprio mantra. Chi erano? Ovvio no? Erano le ex di Mr. Harry Thompson. Avevano creduto che con il loro fascino e la loro irriverenza avrebbero potuto soggiogare lo scapolo dei Thompson al loro volere. Peccato che non era mai stato così. Solo puro e primordiale divertimento era stato per Harry, mai nulla in più. Nessuna di loro era riuscita ad accaparrarsi lo stallone numero uno. Nessuna tranne l'ultima forse, ma lei non apparteneva al mondo di cui tutte le altre facevano parte. Lei era diversa e questa volta quello che ne era uscito sedotto e distrutto era stato Mr Thompson in persona.

Erano passate due settimane da quando Harry l'aveva inaspettatamente rivista, in centro città, dopo la loro rottura e non passava giorno in cui lui non pensasse a lei. Harry si sentiva un vero coglione. Venus non se ne era andata solo dalla sua vita sentimentale, se ne era andata anche dalla sua vita lavorativa e cazzo, a lui mancava. Gli mancava sentirla ridere, vedere il suo sorriso, gli mancava vedere il suo corpo, gli mancavano le risposte piccate che aveva imparato a dargli. Gli mancava tutto di lei. Dannatamente tanto.
«Mr. Thompson il suo appuntamento delle cinque è qui.» La voce proveniente dal corridoio, fuori dal suo ufficio della sua nuova segretaria, riportò Harry alla realtà. Era solo come un cane nella sua vita amorosa, grazie anche a sua madre, le cui aspettative non sarebbero mai state soddisfatte, non da lui almeno e non di sua spontanea volontà. Avrebbe voluto urlare, distruggere qualcosa, tirare dei pugni, ma non poteva. Lui era Harry Thompson.
«Grazie Sally.» Rispose invece, alzandosi con stanchezza dalla sedia della sua scrivania. Si infilò la giacca del completo e prese i documenti per il cliente che lo stava aspettando in sala riunioni. Sally era brava, ma... non era Venus. Semplice e odioso.

«Salve Mr Ostin. Grazie per avermi aspettato.» Quella mattina aveva ricevuto una strana telefonata da parte del signor Ostin. Chiedeva un incontro urgente per discutere di alcune faccende personali che rientravano nel campo di competenza di Mr Thompson, così Harry aveva fissato un appuntamento per il pomeriggio stesso. Non aveva impegni in programma, quindi era ben lieto di accontentare un nuovo possibile cliente. Come sempre, aveva preparato la solita documentazione illustrativa dell'azienda, ma quando se lo era ritrovato davanti, qualcosa diceva Harry che il signor Ostin non era lì per parlare di affari, quanto più per ascoltare qualcosa.
«Non si preoccupi Mr Thompson.» Il signor Ostin sorrise cordiale ad Harry, prima di stringerli la mano e riaccomodarsi sulla sedia. C'era qualcosa di decisamente strano in quell'uomo.
«Solitamente illustro il nostro modus operandi e poi il cliente mi chiede ciò che gli interessa nello specifico. Preferisce far partire l'incontro in altro modo?» Il tono di voce professionale e l'assenza di qualsivoglia inflessione nella voce di Harry, fecero capire a Mr Ostin che l'uomo di fronte a lui era un mastino. Sapeva quello che stava facendo.
«Sono qui per una persona e non per l'attività specifica della sua azienda.» Harry sgranò gli occhi, preso in contro piede. Mr Ostin era uno stronzo, ecco perché c'era qualcosa che non gli quadrava. Ripassò nella sua mente le varianti del caso, ma nessuno dei suoi dipendenti poteva essere coinvolto in qualcosa di discutibile. A meno che...
«Che cosa vuole sapere?» Harry era parzialmente disponibile al dialogo, più per curiosità che gentilezza, tuttavia quella conversazione lo stava decisamente alterando. Era stato preso in giro fin dal principio, con la scusa di un appuntamento d'affari da parte di un uomo che a prima impressione gli era sembrato decisamente un verme.
«Mi parli un po' di Venus Perry.» Gelo. La sala riunioni piombò in un gelo artico. Lo sguardo divenuto tagliente di Harry Thompson fu abbastanza esplicito per Mr Ostin da fargli capire di avere appena fatto una stronzata colossale. Aveva toccato un tasto dolente.
«Vede io cercavo so-» Il signor Ostin cercò subito di giustificarsi, ma senza successo. Harry era stato più veloce di lui. Mr Harry Thompson i piedi in testa non se li faceva mettere da nessuno.
«Oh mi creda, so molto bene cosa stava cercando di fare lei. Siete tutti degli sporchi giornalisti in cerca di qualche scoop da copertina.» Urlò alzandosi dalla sedia e lanciando per aria i documenti che si era premurato di preparare per quel cretino che stava nella sua stessa stanza. Ci mancava solo un articolo che lo riguardasse, sulla prima pagina di un giornale scandalistico.
«Non sono un giornalista!» Si affrettò subito a specificare Mr Ostin, alzando anche le mani in segno di resa, rimanendo comunque poco credibile. Quella che a tutti gli effetti era una mezza verità, non sarebbe bastata.
«Ma davvero?» Lo fissò infatti incredulo Harry, aspettando di sentire uscire altro dalla bocca viscida e falsa dell'uomo che, suo malgrado, stava respirando la sua stessa aria.
«Davvero. Non sono un giornalista, ma possiedo un giornale molto in voga negli ultimi anni. Il Business Owner, sicuramente ne avrà sentito parlare.» L'ara compiaciuta con cui Mr Ostin credeva di aver abbagliato Harry, fece storcere il naso al diretto interessato. Non gli importava un bel niente ne di lui, ne del suo giornale per uomini in carriera.
«Certo, ne ho sentito parlare una volta. Continui.» Sminuì subito la faccenda Harry. Era incazzato nero e non sarebbe stato di certo un amministratore delegato di un giornale, non così famoso, a fargli passare l'incazzatura in mezzo secondo. Doveva scegliere accuratamente le sue parole.
«Venus Perry è venuta a lavorare per me. Sono solito chiedere informazioni ai datori di lavoro precedenti per capire che persona ho di fronte. Quindi sono venuto anche da lei» Harry si passò una mano tra i capelli, frustrato. Ci mancava solo questa, pensò Harry.
«Scusi cosa?» La mente di Harry si era bloccata nel momento in cui Mr Ostin aveva detto che la sua Venus era andata a lavorare come giornalista. Era sempre stato il suo sogno, lei gliene aveva parlato una volta, ma poi l'argomento era caduto nel dimenticatoio. Lei era andata avanti o almeno stava cercando di farlo, mentre Harry era ancora bloccato a quel giorno in ufficio, quando lei gli aveva detto di non toccarla mai più. Lui era ancora bloccato al giorno in cui lei aveva deciso di uscire definitivamente dalla sua vita.
«Sono il nuovo datore di lavoro di Venus. Sono qui per sapere che tipo di persona è, ovviamente oltre l'aspetto grassoccio, ma seducente. Quello l'ho notato anche io, infatti volevo chiederle anche se in quel frangete la ragazza è permissiva oppure no.» Se possibile, il viso di Harry divenne ancora più livido di rabbia. Non solo era stato preso in giro, no no certo che no. Quell'uomo voleva anche sapere che tipo di persona era Venus, perché l'aspetto esteriore per lui lasciava a desiderare. Gli stava chiedendo in poche parole se Venus andava a letto con i superiori per mantenersi il posto di lavoro, perché, nella sua ottica ottusa, lei non era in grado di mantenersi senza favoritismi di alcun tipo. Gli veniva da vomitare. Che razza di uomo era mai quello? Non era un uomo. Era un rifiuto della società moderna.
«Se ne vada.» Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Harry, anche se avrebbe volentieri voluto dire altro. Magari anche fare altro. Dio, gli avrebbe volentieri spaccato quella faccia da viscido verme che si ritrovava attaccata al collo.
«Come prego?» Il signor Ostin era visibilmente stupito. Non si era aspettato una risposta di quel tipo. Era risaputo che Mr Thompson fosse un uomo affabile, ma lui decisamente non poteva dire lo stesso. Si era dimostrato contrariato nei suoi confronti, fin dall'inizio.
«Ho detto che se ne deve andare, prima che la prenda a pugni.» Harry alzò lo sguardo verso il signor Ostin. Probabilmente il suo viso doveva essere una maschera di ira, perché il diretto interessato si alzò di fretta dalla sedia su cui era seduto e si catapultò fuori dalla porta senza aggiungere altro. Quella reazione era una risposta più che sufficiente per lui.

Mai nulla in piùWhere stories live. Discover now