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=> Storm

Non ero d'accordo, ma a quanto pareva a nessuno importava troppo. Ero la minoranza e la minoranza perde.
Mi scocciava terribilmente che Kaito si fosse unito a noi, non sapeva nulla, non era la sua battaglia.
Eppure, per quanto provassi a negarlo, un mago in più era proprio quello che ci serviva.
Eravamo partiti presto, inizialmente c'era un'aria tesa tra di noi, avevamo tutti paura di spezzare il silenzio o meglio, nessuno sapeva come farlo, cosa dire.
Poi, finalmente, Nashi aveva detto qualcosa, anche se incredibilmente stupida: se n'era uscita con un discorso a cui faticavo a credere, era una cosa ridicola.
Aveva paura di averci persi, di aver fatto un casino al quale non si poteva riparare.
E sentire Nashi Dragneel dire una cosa del genere non è cosa da tutti i giorni.
Era una situazione nuova per tutti, non eravamo preparati a passare dal tutto al niente in un secondo. Dall'essere maghi che eseguivano missioni di bassa difficoltà per una ricompensa all'essere in una condizione di vita o di morte, contro una gilda molto più potente e organizzata.
Eravamo pesci fuor d'acqua, ma dovevamo riuscire a uscirne vincitori in ogni caso.
Nessuno la incolpava, tutti ci eravamo abbattuti e rialzati, eravamo pronti a suonarle a quei bastardi. Eravamo Fairy Tail, finché restavamo tutti insieme non c'era pericolo di perdere, finché la nostra volontà fosse stata più forte della paura avremmo vinto, in un modo o nell'altro.
Eravamo Fairy Tail e appunto per questo tutti avevano accolto a braccia aperte il biondo che mi stizziva così tanto.
Non sapevo bene perché, ma avevo questo strano formicolio alle mani ogni qual volta lui aprisse bocca, principalmente diretto alla rosata che gli dava anche troppa corda.
Nashi non era persona da fare la gentile con la gente, non troppo almeno, proprio allora aveva deciso di esercitare tutta la sua pazienza? O forse quel biondino maniaco della frutta non le dava davvero alcun fastidio? Impossibile, era noioso e a lei le cose noiose non piacevano.
"Che nervi..." borbottai, quando per l'ennesima volta Kaito prese sotto braccio la rosata, indicandole un qualsiasi frutto raro presente nella foresta che precedeva la città portuale dalla quale avremmo dovuto prendere una barca per raggiungere l'isola. Per quanto riguardava Nashi, l'unica cosa che le interessava di questi frutti era se fossero o meno commestibili.
C'era un aria piuttosto leggera tra di noi, pur sapendo verso cosa ci stessimo dirigendo. Cercavamo di distrarci. Ma l'espressione di Happy non mi sfuggì e nemmeno l'assenza della sua compagna.
Solo in quel momento lo notai, preso come ero dai miei stupidi fastidi.
"Happy" lo richiamai, fermandomi all'uscita del bosco. La città si stendeva di fronte a noi e oltre i tetti rossi delle case si poteva scorgere il mare blu. E poi un isola nera, una montagna nel nulla come uno strappo nel mare. Ma in quel momento la mia concentrazione era sul gatto il cui sguardo era tremendamente tormentato.
I miei compagni si voltarono verso di noi, Gale e Reiki smisero di discutere le strategie d'attacco elaborate grazie alle informazioni che Nashi ci aveva portato. Nova smise si fissare intensamente il suolo e Kaito smise di ammirare quegli strani frutti da cui era ossessionato.
"Dov'è Charle?" domandai, facendo calare il silenzio sul gruppo. Eravamo tutti così presi dall'orrenda situazione in cui ci trovavamo da non pensare nemmeno per un momento che qualcos'altro potesse essere andato sorto. Il gatto rivolse uno sguardo al figlio che svolazzava accanto a lui.
"Eravamo venuti a cercarvi per questo. Abbiamo saputo di cosa era successo alla gilda e mentre tornavamo a Magnolia siamo stati attaccati. Hanno preso Charle ed io non sono stato in grado di proteggerla"
"Hai fatto quello che potevi, papà"

Se avessi stretto ancora un po' i denti probabilmente sarebbero andati in frantumi. Era davvero troppo, davvero, davvero troppo. Sentivo a malapena le mani tremare o il respiro accelerare, l'unica cosa che percepivo era la furia che continuava a crescere e a divorarmi. Non controllavo la mia magia, un' aria gelida proveniva dal mio corpo e si espandeva scontrandosi con onde di energia, provenienti dai miei compagni. Ognuno di noi possedeva un aurea terrificante, ognuno di noi era carico di ansia, tristezza e rabbia, tanta rabbia. Avevano distrutto la nostra gilda, preso i nostri genitori e i nostri amici, ci avevano attaccato. Era tempo del contrattacco. Tutte le nostre forze in campo, li avremmo distrutti.
"Li facciamo fuori" per una volta, eravamo tutti d'accordo con Gale.

Nashi era talmente determinata che a malapena soffrì il viaggio in nave.
Sfruttammo ogni secondo per elaborare una strategia almeno di base, anche se nessuno stava seguendo troppo la cosa ad eccezione di Reiki e Gale, non aveva senso soffermarsi troppo sui dettagli quando non avevamo nemmeno idea di che cosa dovessimo realmente aspettarci: non sapevamo precisamente quali erano le loro forze, dove fossero gli abitanti né dove fosse la sede della gilda. Nashi ci era già stata e avrebbe provato a seguirne l'odore, la cosa più importante era liberare eventuali prigionieri, solo dopo avremmo potuto effettivamente iniziare lo scontro. Avevamo tutti lo stomaco chiuso, tutto dipendeva dalle nostre capacità. Sapevamo che sconfiggendo, forse uccidendo, i nostri genitori avevano ottenuto del potere, tanto, troppo potere, ma non sapevamo a cosa gli servisse. Se avessimo perso probabilmente tutta la nazione sarebbe stata in pericolo. Non potevamo nemmeno sperare in un aiuto dalla gilda, tutti quelli rimasti a casa non erano in condizioni di combattere o non potevano lasciare soli le donne incinte e i bambini. Potevamo sognare un ritorno miracoloso di nonno Gildarts o di chiunque altro fosse in missione, ma sarebbe stato molto difficile.
Dovevamo contare sulle nostre forze, credere in noi stessi e smetterla di sperare di essere salvati.
Eravamo determinati, arrabbiati e impazienti di suonarle a Hell's Hunter. Questa però non era una cosa solo positiva. Ognuno era concentrato sulla sua rabbia e sul come sfogarla, ognuno era impaziente di affrontare il nemico e nessuno pensava lucidamente, nessuno aveva preso troppo in considerazione il lavoro di gruppo, la sottospecie di piano e l'agire con sangue freddo.

Avrei però dovuto rendermi prima conto che, infondo, non avremmo seguito un piano anche se ne avessimo avuto uno vero e proprio.
E che se anche uno di noi si fosse lanciato giù da un ponte noi ci saremmo buttati con lui. Quindi, che c'era di male nell'improvvisare, se lo si faceva tutti insieme?
Infondo siamo Fairy Tail, distruggere tutto é la nostra specialità.

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