Incubi - Loius e... Harry

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Louis apre gli occhi stanchi, crogiolandosi nel calore delle coperte, sicuro che quel viaggio nel suo passato sia finalmente finito, come se quello prima dell’arrivo dei suoi amici non fosse bastato, ma quando non è la sua stanza quella che vede, capisce che non è così. Qualcosa però è diverso dalle scene precedenti, perché ora il sogno è in prima persona; non solo si trova in un letto non suo, ma è solo e nudo, vede i suoi vestiti sparsi per terra e sente il rumore di una doccia poco distante.

Si alza un poco in difficoltà e quel qualcosa che gli scorre tra le cosce gli fa capire quale giorno sta ricordando: il giorno che ha dato inizio alla fine. Quel giorno, uno dei primi di agosto, era da poco arrivato a casa del riccio e aveva capito subito che qualcosa di abbastanza grave aveva sconvolto l’alfa a tal punto da spingerlo a prenderlo rudemente contro la porta della sua camera.

Trattenendo le lacrime, l’omega raccoglie le sue cose come quel giorno per potersene andare e come quel giorno gli capitano sotto gli occhi i due preservativi usati e come se fosse sveglio, come se fosse ancora quell’adolescente, il sangue gli si gela nelle vene vedendo che uno dei due è completamente rotto; al quella vista, la certezza che quello che gli è colato dalle gambe poco prima non fosse solo lubrificante lo colpisce nuovamente, con la consapevolezza che la sua vita non è stata distrutta come aveva pensato quella volta.

Louis lascia cadere i vestiti a terra, tanto è solo un sogno, e si dirige verso il bagno, dove l’acqua della doccia ha appena smesso di scorrere. Davanti a lui, Harry si sta strofinando i capelli con un asciugamano, mentre ne ha uno più grande legato in vita.

«Ora mi pento di essersene andato» afferma, attirando l’attenzione del riccio.

«Ma tu sei qui, non te ne sei andato questa volta» mormora dubbioso il più alto, avvicinandosi a lui con sguardo confuso.

«Non importa, è un sogno, non importa se questa volta sono rimasto - lo rimprovera l’omega - quel giorno, nella realtà, me ne sono andato, poi ho scoperto che ero incinto e me ne sono andato nuovamente, ma da questa città, dai miei amici, da te perché non avrei sopportato il tuo rifiuto» più a se stesso che all’altro.

«Ma io non ti avrei mai rifiutato» esclama l’alfa.

«Tu sei sbagliato, non sei come gli altri Harry che ho sempre sognato in questo incubo, addio».

Louis non credeva di riuscirci, ma aprendo gli occhi, si trova finalmente nella sua camera, i suoi amici che giocano silenziosamente alla play e l’amore della sua vita addormentato tra le sue braccia.

«Si sistemerà tutto» sussurra tra i suoi ricci castani, l'unica cosa che apparentemente ha preso da lui, per poi chiudere nuovamente gli occhi.

Harry osserva il punto dove un attimo prima c’era Louis e sospira affranto. Non si stupisce più di tanto della sua improvvisa scomparsa; prima di allora, ogni volta che tornava in camera, l’omega se ne era già andato.

La scena cambia e si ritrova sulla fredda panchina fuori dal centro sportivo.

«Devo dirti una cosa importante» è quello che gli dice Louis guardandolo negli occhi e lui può solo che annuire.

«Ho acconsentito alle tue richieste perché mi è sembrato giusto aiutarti a venire a capo dei tuoi dubbi, ma ora mi sono reso conto che non posso continuare così...tu stai con la Swift e non potrei sopportare un giorno di entrare in classe mentre state pomiciando, quando magari hai passato il pomeriggio precedente a letto con me… io voglio una relazione mia, dovere potere amare liberamente la persona a cui tengo senza doverla condividere in questo modo con altri» parla sempre velocemente, per non dargli il tempo di interromperlo.

«Capisco le tue motivazioni - comincia con tono irrequieto - e tu sei stato dolcissimo ad appoggiarmi in questi mesi! - continuo ironico - È giunto il momento che ognuno continui la propria vita…infondo io non ho nessun diritto di tenerti legato a me, quando puoi avere una relazione migliore di questa» concludo con tono aspro, pi del solito, scrollando le spalle e alzandomi, per poi allontanarmi.

Louis mi sta chiamando, ma non mi fermo, continuando a commettere lo stesso errore di quel giorno, di quel giorno e di altri prima e dopo quello, come quel giorno che me ne sono stato zitto mentre Taylor lo insultava, ribadendo che non fosse una zitella come lui. Ricorda come l’omega si fosse alzato di scatto rosso di rabbia, attraversato la classe in due falcate e fermato davanti al banco della beta.

«Non faccio tanto schifo se ragazzi che stanno con vacche della tua specie preferiscono venire a letto con me piuttosto che stare con la propria ragazza» aveva affermato,  dimostrando tutto l'odio che aveva in corpo.

Nessuno aveva fiatato o si era mosso, mentre io ero caduto dalla sedia, scioccato per quelle parole. Avrei dovuto dire che stava parlando di me.

L'errore che veramente ha messo fine a tutto è stato quel giorno in piscina un meso dopo lo scontro in classe tra Louis e la mia ex. Quel giorno, lui non si era cambiato con noi e per questo non mi resi subito conto che la persona contro il quale Taylor stava urlando fosse lui. Inizialmente l’avevo sentita parlare di dieta, domandandomi solo perché doveva stare così vicino all’uscita del nostro spogliatoio, poi aveva cominciato a dare della troia a qualcuno, accusandolo che avesse provato a portarmi via da lei.

Avevo capito che stava urlando contro Louis, ma avevo preferito fare il codardo, lasciando che accadesse quello: l’omega era letteralmente scappato via e solo dopo scoprii con orrore che per la fretta di allontanarsi non si era allacciato bene le scarpe ed era caduto dalle scale; un’ambulanza l’aveva portato via e io non l’ho mai più rivisto. Solo una settimana dopo, Niall e Zayn mi hanno aggredito appena entrati in classe e mi hanno riferito, non so più se più arrabbiati con me o disperati per quelli che mi stavano dicendo, che cadendo dalle scale, Louis aveva perso i bambini che portava in grembo, i nostri bambini, e che si era trasferito per sempre.

Harry apre gli occhi di scatto, svegliato dall’ennesimo incubo che ha avuto, ricordi che lo perseguitano da quel maledetto giorno di cinque anni prima. Un suono metallico attira la sua attenzione e sposta lo sguardo verso il poliziotto dietro la porta aperta della guardina in cui si trova.

«Puoi uscire -sospira quello - comincio a pensare che tu ti faccia arrestare di proposito perché qui riesci a dormire» lo prende in giro, chiudendo alle sue spalle la porta della cella.

«Non lo sapremo mai Mike» ride lui, ancora vivido l’ennesimo incubo che l’ha svegliato, precedendolo verso l’uscita, dove trova Liam che lo aspetta coma sempre, ma la sua faccia è diversa dal solito.

«È tornato Louis» è il pungo nello stomaco che gli tira appena lo raggiunge.

L'estate mai dimenticataWhere stories live. Discover now