Capitolo 8: Abbandono (parte 2 di 4)

225 14 4
                                    

--PRESENTE--

(Musica d'atmosfera: Reborn- Abel Korzeniowski)

Chat Noir saltò e scattò verso la villa in automatico; le pulsazioni elettrizzanti, le membra doloranti, eppure non sentiva niente di tutto ciò. L'unica cosa che poteva percepire era il costante crescente risentimento e indignazione mentre ripensava a ogni interazione, ogni offesa, tutte le ingiustizie, maltrattamenti e l'abbandono che aveva sofferto (sebbene ben represso) negli ultimi anni. 

Aveva visto i segni della spirale verso il basso di Gabriel. Erano sottili all'inizio, ma inconfondibili. Eppure aveva testardamente continuato ad ignorarli. Li aveva persino razionalizzati, arrivando sempre con scuse o spiegazioni così non avrebbe dovuto affrontare le conseguenze. Lo aveva capito adesso; la sua passività era stato il suo più grande errore.

Una volta raggiunto l'ultimo edificio del quartiere prima della sua destinazione, Chat fu costretto a fermarsi. In passato, quando tornava a casa, avrebbe preso una strada tortuosa così da seminare chiunque avesse provato a seguirlo, e una volta che era sicuro di essere solo, entrare attraverso la porta sul retro. Oggi, non si era preoccupato di chi l'avesse visto stare su un tetto di fronte a casa sua. Si accucciò in silenzio, fissando villa Agreste; appariva imponente, tetra e senza vita all'esterno, proprio come all'interno. 

Si ricompose, cercando di calmare i suoi nervi. Gabriel lo stava aspettando. Chat si morse il labbro, realizzando che ancora non aveva idea di cosa dirgli. Ma d'altra parte, non era il tipo per cui le cose andavano come programmato, in ogni caso; l'improvvisazione era più nel suo stile.

Infine,  si alzò e prese un profondo respiro. Il dado è tratto.

Adrien era a malapena atterrato nella sua camera e detrasformato quando fu bruscamente strattonato per un braccio verso il divano. C'era una sacca da viaggio e una pila di vestiti gettati dentro alla rinfusa, così come prodotti da bagno e altre necessità. Notò anche un grande rotolo di banconote e... quello era il suo passaporto?

Nathalie chiuse la cerniera e praticamente gli gettò la borsa tra le braccia. "Adrien, devi andartene" sibilò a voce bassa mentre bruscamente lo spingeva di nuovo verso le larghe finestre, l'inconfondibile terrore nei suoi occhi che tradiva l'apparente calma esteriore. "Ora" aggiunse enfaticamente, notando la sua assenza di movimento.

Preso in contropiede, Adrien balbettò: "Nathalie, cos...?"

Lei continuò, vaga: "Prenderai una metrò e un treno per fuori Parigi...qualunque destinazione, non importa. Lascia qui il tuo cellulare; potrebbe rintracciarti se lo porti con te. Quando arrivi, prenota un albergo, quindi..."

"Aspetta! Nathalie!" richiamò ad alta voce per catturare la sua attenzione. "Cosa sta succedendo?"  La fissò, incredulo, mentre Plagg faceva capolino dal taschino della camicia, mordendo lentamente un pezzo di Camembert. 

La donna corrugò la fronte e chiese retoricamente: "Non c'eri all'ultima battaglia con l'akuma?! Non c'é tempo per questo; devi lasciare la città."

"Aspetta un attimo, non posso lasciare Parigi!" protestò Adrien.

Lei lo fisso con uno sguardo intenso. "Non penso che tu capisca veramente la situazione, Adrien. Gabriel è tuo padre, ma è anche Papillon. E, da questa mattina, tuo nemico. Un nemico che sa chi tu sei, dove vici, dove dormi. Non solo sta progettando di prendere il tuo miraculous; ma sta pensando di metterti sotto arresti domiciliari permanenti. In effetti, il termine 'arresti domiciliari' è troppo blanda come descrizione, ma sono sicura che hai afferrato il concetto." Gli afferrò una spalla e riprese a sospingerlo verso la finestra. "Ora, va, prima che si accorga che tu sia qui."

Adrien aggrottò le sopracciglia e piantò i piedi. "Aspetta! Ma tu? E ladybug?"

Nathalie rispose sprezzante: "Starò bene; non saprà nemmeno che sono coinvolta nella tua partenza. E Ladybug, lei continuerà a cavarsela da sola come ha sempre fatto. Ma con te che te ne sarai andato, potremmo almeno garantire che Papillon non potrà ottenere entrambi i miraculous, nel caso lei venisse sconfitta."

Gli occhi di Adrien si spalancarono a questa affermazione. "No. No! Questo è esattamente il motivo per cui non posso andarmene. Non posso lasciarla da solo contro mio Padre." Si passò una mano tra i capelli nervosamente. "Non lascerò che ciò che è successo oggi accada di nuovo. Lei ha bisogno di me. Non può continuare a sconfiggere le akuma ancora e ancora; mio padre dev'essere effettivamente fermato. Dobbiamo sottratti il suo miraculous. E toccherà a noi due farlo."

Nathalie scattò. "Non puoi batterlo! Ha sviluppato capacità dal suo miracolo ben oltre quello che avresti mai pensato fosse capace e racchiuso nel suo potenziale; ben più di quanto tu abbia fatto con il tuo."

Adrien poteva solo stare a fissarla scioccato mentre lei continuava a parlare. 

Lei sospirò, lasciando andare la sua spalla. "Ladybug può affrontare Papillon. Potrebbe persino sconfiggerlo, o no. Ma la tua priorità dev'essere di stare il più lontano possibile e al sicuro. Devi pensare a te stesso, Adrien."

Lui scosse la testa. "Ho smesso di pensare solo a me stesso. é quello che ho fatto per anni, solo a seguire ordini ciecamente. Ho bisogno di iniziare faccenda la cosa giusta invece di rimanere su cos'è sicuro."

Nathalie assottigliò gli occhi divisi equamente tra costernazione e confusione. "Allora cosa faresti invece?"

Adrien mise giù la sacca da viaggio e fece un passo lontano da lei, verso la porta della camera, facendo un cenno con la mano. "Parlerò con lui. Posso farlo ragionare, so che posso. Dev'esserci qualche parte di lui che voglia ancora ascoltare."

Nathalie andò su e giù, passandosi entrambi le mani sul volto, quasi come se stesse cercando di trattenere il suo corpo dall'esplodere. Con un accenno di disperazione, implorò: "Adrien...per favore, ripensaci."

"Nathalie ...so che sei preoccupata, ma non posso..." la sua voce s'incrinò, e fece una pausa per alcuni secondi. "Non posso lasciare mamma qua con lui." dichiarò con un tono risoluto, pesante e pieno di tristezza. 

Nathalie si sgonfiò e abbassò la testa, strizzando gli occhi. Aveva giocato la carta Emilie. Sapeva immediatamente che non avrebbe vinto questa discussione. 

Da qualche parte nel profondo, Nathalie aveva sempre sperato vivamente che Emilie avrebbe potuto risvegliarsi. Era una delle maggiori motivazioni per cui lei era rimasta con gli Agreste tutti quegli anni. 

Anche a lei mancava; Emilie era la sua migliore amica. La sua colonna portante. La luce del suo cuore. La donna che aveva sempre amato da lontano sin dalla sua infanzia, mai dando retta ai suoi sentimenti fintanto che non era stato troppo tardi. Eppure, lei non poteva ancora lasciare il suo fianco. Doveva rimanere parte della sua vita, anche se il suo segreto sarebbe morto con lei. Con Emilie "scomparsa", Nathalie aveva preso a suo carico proteggere tutto ciò che c'era di più importante per la sua amata. Aveva già fallito con il marito di Emile. Ma non avrebbe permesso che ciò accadesse anche con suo figlio. 

Sospirò pesantemente. "Solo...fa attenzione, Adrien. Non sai di cosa sia davvero capace Ho giurato a Emilie di fare il mio meglio nel prendermi cura di voi. Prima che lei...prima..."

Adrien le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle con fare rassicurante. "Lo so" disse a bassa voce, sorridendo, anche se il sorriso non gli arrivò agli occhi. "Andrà tutto bene." Plagg guardò verso di lui, preoccupazione intrisa in ogni sua sembianza. 

Nathalie era una donna alta, ma ora che Adrien era cresciuto e solo a poche settimane dall'essere ufficialmente un adulto, l'aveva già superata. Nonostante questo, anche ora, lei continuava a lottare per ricordare che non era più un bambino. Gli occhi stanchi di Nathalie incontrarono quelli di Adrien, e lei tremante raggiunse una delle sue mani per stringerla, un po' già forte di quanto intendesse fare ma lui non sembrò notarlo. 

Con nient'altro da aggiungere, Adrien si trascinò fuori dalla stanza come se le sue gambe fossero di piombo, e Nathalie fu lasciata da sola con un opprimente senso di inquietudine infuriarle nel petto. 

----------------------

(CONTINUA NELLA TERZA PARTE)


Discordant Sonata (Italian)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora