Capitolo 10

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Lucius stava seduta vicino alla ragazza. Narcissa entrò nella stanza. I due rimasero seduti a lungo in silenzio. Speravano tanto di vederla rialzarsi. Era in coma da ormai quattro mesi. "L'ultima volta mi ha chiesto aiuto disperatamente... se le fossi stato vicino e non la avessi lasciata con Cathy e Draco, probabilmente non sarebbe scappata e non sarebbe stata nemmeno attaccata da quell'animale maledetto e la avremo ancora tra noi." Disse. Narcissa gli prese la mano. "Lucius, non è colpa tua. L'hai trovata e salvata per tempo. Presto si riprenderà. William ha detto che sta migliorando. Dobbiamo avere pazienza, caro."

Due mesi dopo
Catherine e Draco stavano con Elisabeth. Si sentivano entrambi in colpa, in particolare Draco. "Mi manchi, Eli. Scusami per averti trattato così male." Disse, prendendole una mano. Rimasero con la ragazza per qualche ora.

Un giorno all'improvviso Elisabeth si riprese. Sembrava si fosse svegliata dal sonno. Cathy, che le stava vicino, corse a chiamare la madre che avvertì il guaritore, poi seguì Catherine nella stanza di Elisabeth.
"Eli!" Draco la abbracciò. "Mi dispiace per ciò che ti ho detto. Ti voglio bene."
"Draco... che hai?" Chiese la ragazza confusa. Catherine e Narcissa la abbracciarono. Poco dopo arrivò anche Lucius con il guaritore. La ragazza si alzò, cercò la bacchetta con gli occhi, la trovò sul comodino, la prese ed uscì.
"Eli, tesoro. Torniamo di là, William ti deve visitare..." la ragazza lo interruppe. "Sto bene! Perché siete tanto preoccupati? Fino a poco fa stavate sparlando di me. A partire da questo idiota che è convinto che io sia una capricciosa piagnucolona." Esclamò arrabbiata. "Eli... tesoro, ti spiego tutto, vieni." Le disse Lucius. "Torna a consolare Cathy. Io sto benissimo da sola. E me ne vado. Torno in Italia."
"Tesoro, mi dispiace che tu ti sia sentita fuori dalla famiglia. Ti spiego cosa è successo, vieni." Le disse.
Lei lo seguì e tornò nella sua stanza. Lucius le spiegò cosa fosse successo.
"Sei scappata dopo aver origliato una conversazione tra noi. Ce ne siamo resi conto quasi subito. Ti abbiamo cercato nella foresta, sono stato io a trovarti. Stavi a terra, con un Erkling quasi sopra di te. Avevo il cuore in gola. L'ho schiantato e ti ho riportata a casa. Sei stata in coma per più di sei mesi. Credimi, tesoro, non ho passato un giorno senza pensare a te. A quanto fosse colpa mia."
"Sei mesi!?" Chiese.
"Sì, tesoro. Ora lascia che William controlli che sia tutto apposto."
Lucius fece entrare William e rimase con la ragazza.

"Ora sta bene. Deve prendere delle pozioni e presto si riprenderà del tutto."
Il guaritore li salutò ed uscì. Rimasero tutti con la ragazza.

La ragazza si alzò. "Grazie per asservi presi cura di me, ora vado." Disse.
"Dove vuoi andare?" Chiese Narcissa, quasi alterata. "Vorrei tanto poter dire casa, ma non ne ho una. Mi troverò un posto." Disse.
"Elisabeth, basta con queste stronzate! Ci siamo presi cura di te perché ti vogliamo bene, siamo la tua famiglia... smettila di essere così scontrosa." Le disse Draco serio. "Non mi importa. Voglio stare ovunque ma non qui."
"E dove vuoi andare a quindici anni?" Le chiese Catherine.
"Lontana da te, infame traditrice." Le rispose.
"Elisabeth! È tua sorella." Disse Narcissa. "Guarda, signora Malfoy, mi avessi dimostrato metà dell'amore che dai ai tuoi figli, ti amerei come fossi mia madre."
"Io sono tua madre e ti amo quanto amo Draco e Cathy." Le disse.
"Vuoi davvero andartene, Elisabeth?" Chiese Lucius. "Sì."
"E dove?"
"Dove troverò qualcuno disposto ad accettarmi per come sono."
"Elisabeth, io voglio che tua sia felice. Ci siamo presi cura di te, sai quanto eravamo preoccupati? Voglio che tu sia felice, anche se significherà averti lontana. Dimmi dove vuoi andare, ti troverò una casa e non dovrai preoccuparti di nulla. Billy potrà seguirti e si prenderà cura di te." Disse serio Lucius.
"Lucius, no!" Disse Narcissa.
"Narcissa, cara, qui non stava bene né prima né potrà starci se non ci accetta come famiglia. A sto punto meglio vederla sorridere lontano che piangere davanti agli occhi." Le si avvicinò. "Lo so, non sarà semplice per noi, ma non voglio che possa rischiare di nuovo di morire cercando di andare via. E se ci riuscisse, non vivrebbe bene, sarebbe sola e senza soldi. Non voglio che ciò accada."
La ragazza rimase in silenzio per qualche istante. L'idea di restare da sola non le piaceva molto. Si erano presi cura di lei. Poteva pure essere arrabbiata con Catherine, ma non voleva allontanarsi davvero da lei.
"Ci devo pensare." Disse. Rimase nella sua stanza a riflettere. La sera Billy le portò la cena nella sua stanza. Lei non aveva la minima intenzione di scendere. Poco a poco le tornò in mente ciò che aveva sognato quando stava in coma: stava a Roma e si era fatta una vita da sola. Nella realtà le sembrava difficile che lei potesse fare qualcosa del genere. Si sentiva una fallita. Magari fosse bastato stare due mesi da sola per superare la depressione e ciò che la consumava dall'interno. Capì presto che non ci sarebbe stato posto dove poteva stare meglio. Lei non cercava un luogo, ma l'amore che non aveva mai avuto.
Lucius e Narcissa la vennero a trovare dopocena. "Eli, come stai?" Chiese la madre. La ragazza stava seduta sul davanzale e guardava fuori. "Bene." Disse senza voltarsi. "Tesoro, tua madre ed stavamo pensando di farti fare giro del mondo magico. Ti va?" Chiesero.
"Adesso?"
"Domani mattina. Ti vorremo portare a Diagon Alley."
"Siete davvero gentili, ma sinceramente non mi va. Non so cosa voglio fare, se restare o tornare all'orfanotrofio. Sento di non appartenere a nessun luogo. Sono senza una casa." Disse.
Lucius le si sedette davanti. "Elisabeth, non voglio forzare la tua permanenza qui, ma proviamoci. Capisco quanto sia difficile per te, lo è anche per noi. Domani andiamo a Diangon Alley, ti va? Se proprio non vorrai restare troverò una domestica che stia con te. Potrai andare ovunque."
"Va bene. A domani mattina." Rispose.
La mattina si preparò per andare a Diagon Alley. Decise che si sarebbe comportata bene. Parlò con la sua famiglia come non aveva fatto prima. Un passo da parte sua comportò molti passi avanti da parte dei suoi familiari. Si divertì. Le piaceva quel mondo.

Ma quando tornò a casa, si sentì vuota. Sì sentiva sempre vuota. Non vi era posto al mondo per lei. "Perché prima stavo bene ed ora mi sento a pezzi?" Pensò. Rimase tutta la notte a disegnare. Non riuscì a darsi una risposta. Lucius e Narcissa la convinsero a frequentare uno psicologo. Le dedicavano molto del loro tempo. Quell'anno la ragazza non tornò né a Boscobolla né frequentò Hogwarts. Rimase a casa. I suoi volevano che prima si riprendesse del tutto, lo studio poteva aspettare.

"Come stai, tesoro?" Lucius venne nella sua stanza e le si sedette davanti. "Meglio, papà. Mi dispiace che perdiate così tanto tempo per me. Ci sto provando, ti giuro. Ti sono grata per quello che hai fatto per me, anche se avrei preferito morire e porre fine alle mie sofferenze quel giorno."
"Eli, ne usciremo, te lo prometto. Ci sono strade ben migliori per uscirne. Cosa vuoi fare domani?" Le chiese. Era sempre molto cauto con le parole, aveva capito che ogni minima cosa poteva allontanarla molto.

Passarono circa sei mesi. Con l'aiuto dei suoi genitori e dello psicologo, Elisabeth riuscì a stare meglio. Non poteva certo cambiare del tutto, la sua ansia e le sue paure rimasero, ma ora la ferivano meno. Ora aveva qualche sicurezza.

Le Gemelle MalfoyWhere stories live. Discover now