You are not allowed to cry.

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La città era silenziosa. Stranamente silenziosa. Il sole non era ancora sorto e con lui gli abitanti, che dormivano nelle loro case vuote e buie. La luna si specchiava sovrana tra le gocce di pioggia che cadevano. Pioggia senza nuvole. Se fosse stato giorno si sarebbe pensato in una maleficio deciso dagli dei. Curiosa la mentalità del luogo, le antiche usanze e pensieri ambigui e poco aperti. 
Un ragazzo camminava sotto la pioggia ignaro. I capelli lunghi e biondi si bagnarono completamente. Corse via, o almeno per il momento, corse via desideroso di scappare da quella triste e ingiusta realtà. Non gli era stato concesso piangere. 'Piangere non è cosa da uomini'  Gli era stato ripetuto da piccolo. La prima volta aveva 8 anni. Era caduto mentre cercava di parare la palla che gli aveva lanciato il padre. Era stato rimproverato. 
'A noi amore, non è concesso piangere. Ma quando lo perderai tu l'amore piangi, piangi per la  tua persona perché solo allora ti sarà concesso.' . 
E così il ragazzo pensò sempre alle parole del padre, e decise di doversi impegnare per mantenere le parole e allora non pianse. Non lo fece per i successivi 12 anni della sua vita. E poi semplicemente smise di aspettare la persona amata. 
Doveva sbrigarsi prima che sorga il sole o lo avrebbero riconosciuto in molti in quella piccola cittadina. Corse sorpassando il mercato e diede un occhiata al bancone del suo caro amico. Sorrise e si fermò per un attimo guardando il cielo. 
20 Minuti. 
Aveva 20 minuti per arrivare a palazzo prima che se ne accorgessero. Riprese a correre imboccando una stradina poco conosciuta. Rischiò di perdere il bracciale di sua madre mentre evitava i sacchi di grano e le assi. Lo strinse forte nelle sue mani. 
Percorse la stradina a ritroso come prima e arrivò sul retro del palazzo imperiale. 
"O miei dei, entrate veloce!" esclamò la sua levatrice mentre aspettava il ragazzo sulla porta della cucina che dava sul fuori. 
"Scusi, sono in ritardo lo so. Ma non puoi capire cosa ho visto stavolta! Palle di vetro di ogni colore, fuoco azzurro che fluttuava. I bambini ridevano e giocavano con delle ballerine. Era tutto stupendo!" Esclamò il ragazzo entrando. Si tolse le scarpe gocciolanti e il cappotto scuro che nascondeva la bellissima toga dorata dove si ripeteva il simbolo reale su tutta la superficie.
"Ok ci credo ma la prossima volta potrebbero scoprirti! O dei vi prego proteggete vostra maestà" Si mise a pregare mentre si apprestava a raccogliere i vestiti abbandonati a terra. 
Il principe si legò i capelli bagnati in una coda bassa tralasciando qualche ciuffetto che cadeva dalla fronte e da sopra le orecchie. Si tamponò con un asciugamano la pelle diafana del volto, sfiorando le labbra sensibili e rosee lasciando che i pensieri si sciogliessero e si annullino al rilassante ticchettio della pioggia. 
"Questi giovani di oggi..." borbottò mentre scortava il ragazzo nelle sue stanze. Non c'erano guardie a quell'ora ed entrarono senza problemi. 
"Ti ringrazio Geum ti sono debitore come sempre" Si inchinò il biondo con fare regale degno della sua persona. La donna gli pizzicò la guancia amorevolmente. "Signorino Yoongi non dovresti inchinarti così davanti ad ogni gentilezza. Aish. Riposa a lungo. Questa mattina si presenterà suo fratello e dovrà essere riposato e abbellito." 
Yoongi entrò nella consapevolezza che il giorno seguente avrebbe conosciuto il suo fratellastro. Per lui era già stato troppo quando l'uomo di cui più si fidava, suo padre, aveva annunciato il matrimonio tra lui e una donna del villaggio. Una bella donna s'intende, ma Yoongi non riusciva ad accettare che suo padre avesse dimenticato sua madre così in fretta. Eppure lo aveva fatto e non lo accettava. Per il ragazzo 12 anni era pochi per dimenticarsi dell'amore della tua vita. Lo aveva sempre pensato. Eppure. lui sapeva cosa era l'amore? No, non lo sapeva. 
"Non me lo ricordare... già lo odio..." venì rimproverato da Geum a lungo e poi lo lasciò da solo nelle sue stanze. Si spogliò degli abiti lucenti e entrò nel suo letto senza alcun vestito. Lasciò che gli dei lo cullassero nella valle dorata dei sogni e si addormentò. 
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La cerimonia di benvenuto era stata pensante. I parenti del principe si complimentavano con il ragazzo per quanto fosse diventato bello e forte. Già...bello. Come se ci fosse solo la bellezza. Nessuno si complimentava mai delle sue capacità oratorie o del suo grande amore per la poesia e le arti, per la sua indole gentile e dolce. Conobbe suo fratello verso la fine e lo salutò con indifferenza e freddezza mentre l'altro con i capelli rossi come il fuoco in una fredda giornata d'inverno lo salutò con calore e gioia. 
"Piacere di conoscerti. Sono Hoseok Jung e sono lieto di fare la sua conoscenza" La madre del ragazzo ci raggiunse spensierata e felice e abbracciò il figlio. 
"O suvvia datevi del tu. Tra poco saremo tutti una grande famiglia." Il principe fece una smorfia contrariata e disgustata. 
"Voi non sarete mai la mia famiglia." disse guardando entrambi che lo guardavano mortificati e feriti. 
"Yoongi, non rispondere così a tua madre." Fece per andarsene ma la voce di suo padre lo richiamò. Lo guardò con uno sguardo ferito e con disappunto. 
"Come osi solo pensarlo. Lei...-disse indicando la donna-non sarà mai mia madre!" Corse via guardato da tutti i presenti in sala. Arrivò nella sua camera e chiuse la porta con un tonfo poggiandoci le spalle subito dopo.

  'Non ti è permesso di piangere'

𝔻𝕒𝕖𝕔𝕙𝕨𝕚𝕥𝕒-Yoonmin-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora