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La bancarella, quel dannato intruglio di magie, pozioni, stupefacenti e sostanze introvabili; quella maledetta bancarella da cui tutto era divenuto caos nell'ultimo paio di giorni. Un tavolo malandato e qualche tessuto di lino ai lati per dare enfasi, centrini e scaccia-sogni lavorati a mano, tutto di quel negozietto era unico. Le candele sparse in qua e in là illuminavano appena una testolina grigia intenta a rivolgere qualche sorriso al ragazzo davanti a lui. Il mendicante si aggiustò le maniche della casacca e spazzò via un po' di polvere dal naso dell'altro prima di posargli un bacio affettuoso. Si abbracciarono stretti con un'espressione grata a modificare i lineamenti del volto di entrambi.

La comitiva dei quattro ragazzi, con a capo Hoseok, li osservavano da lontano – Okay, lasciamoli finire poi andrò a chiedere spiegazioni con Taehyung. - il rosso mattone si alzò il cappuccio delicatamente, facendo si che avvolgesse per intero il suo capo. Il nominato ripropose gli stessi gesti, rivolgendo poi un'occhiata a Jungkook che gli teneva stretto il polso – Vengo con voi. - asserì infatti, ricevendo solo una scossa del capo dal più grande del gruppo – Non ti conoscono. Lasciali andare grande alpha cattivo, - gli posò giocosamente un palmo sulla spalla – vedrai che se la caveranno. - e così fecero.

Il platino strinse tra i polpastrelli il gioiello al collo, allungando ad una lentezza straziante due dita verso la spalla del mendicante, impegnato nel sistemare sugli scaffali delle essenze profumate. Il grigio sobbalzò, alzando immediatamente i lati delle labbra nel rivedere qualche volto conosciuto fargli visita in una serata così tranquilla.

- Posso fare qualcosa per voi?

- Si tratta della collana Jimin, - ed ecco svelato il nome del piccoletto – il mio amico, da quando la possiede ha grossi problemi.

Il mendicante afferrò il concetto, facendo strada all'omega che lo seguì senza fiatare; scavalcarono qualche sacco a terra mentre, il capo, veniva continuamente accarezzato dai tessuti soffici delle plurici tende cucite con stoffe pregiate ed introvabili. Il grigio rivolse un sorriso cordiale al ragazzo, osservando furtivamente come la collana si illuminasse: lo stesso azzurro di quei diamanti incastonati negli occhi di Taehyung. Propose quindi un gioco d'astuzia: la sua mente aveva sempre ragionato in quell'antro del subconscio umano.

- Sorreggimi questo, per favore.

E quello che vide fu la conferma delle sue idee sconnesse. Il biondo luna scostò un cumulo di polvere dal piccolo specchio, sfiorandolo e riflettendocisi curioso. In quell'esatto istante il mendicante gli rifilò uno schiaffo sulle nocche, talmente inaspettato da far cadere l'oggetto a terra. - Magia, - furono le prime sillabe che pronunciò come scusa per quel gesto – la magia nel tuo sangue scorre più veloce dei secondi in un orologio antico.

Jimin lo stava squadrando a pochi centimetri dalle sue pupille spaesate e spaventate; gli sosteneva con mano ferma l'Olivina fin quando, quegli strascichi di cielo che l'omega possedeva, non si illuminarono di viola. L'accumulo di timore, soggezione e potenza, riuscì a scaraventare il mendicante sulla parete del negozio, il quale incassò il colpo con un piccolo sorriso e la schiena dolorante. Se lo aspettava.

Mentre Jimin serrava le sue palpebre stanche, – ancora chinato a terra – Taehyung sollevò tremante le mani, studiando la forma delle sue falangi affusolate e riflettendo su come potesse essere accaduto. Aveva ferito il grigio? L'aveva fatto svenire? O peggio, magari l'aveva ucciso. Indietreggiò in panico, urtando una credenza malandata che, sbilanciandosi, lasciò cadere una pioggia di boccette e contagocce sul suolo. Al tintinnio stridulo strinse gli spigoli smussati dell'asse talmente forte da farsi venire le nocche bianche. Ci volle una frazione di secondo per prendere la sua solita decisione: scappare. Era l'ultimo appiglio per ogni situazione che a lui pareva catastrofe.

- Non può essere.. - l'alpha color cielo tastò il marchio sul collo con gli occhi sgranati. Deglutì avvertendo un fastidioso dolore alla schiena – Jimin! - esclamò, lasciando a bocca asciutta Hoseok, davanti a lui, immerso ancora nei suoi racconti sulle rane. Yoongi con pochi balzi raggiunse il compagno, sentendo rabbia mischiata ad incredulità ribollire in lui – non capiva se contro sé stesso, il grigio o il misterioso omega, fuggito pochi secondi prima dalla porta sul retro.

Si accucciò di fronte al più piccolo, accarezzandogli premuroso una guancia – Quante volte ti ho detto di non fare esperimenti con gli sconosciuti? - bisbigliò intrufolando un braccio dietro alla schiena dell'omega come per prenderlo in braccio. Jimin, al contrario, sembrava non aver udito una sola parola. Si mosse con difficoltà, aggrappandosi al colletto della sua casacca – Yoongi-ah.. questo simbolo, - indicò un particolare punto sulla clavicola del ragazzo – appartiene alla tua famiglia giusto?

L'azzurro annuì, intento a far sedere il compagno in un luogo più comodo – Perchè me lo chiedi? - e in risposta ottenne solo lo sguardo serio sulla stradina. La stessa che si intravedeva dalla porta aperta; l'esatta via che aveva percorso la testardaggine di Taehyung.

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- cit allo "spazio autore" che avevo scritto il capitolo scorso. Imma be clowns guys. Comunque eccomi tornata uwu (vi sono mancata un pochino? :( ) 

𝗛𝗶𝗺 & 𝗜 ; 𝗄𝗈𝗈𝗄𝗍𝖺𝖾 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora