Capitolo 12

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Edward avvertiva la voce altisonante del professor Elbert, un uomo sulla cinquantina dai corti capelli corvini; era lontana e quasi inesistente per lui, in quel preciso istante.
Nonostante si trovasse seduto a metà aula come sempre, con il quaderno aperto e la penna in mano, era distratto più di quanto fosse mai stato. Osservò il foglio che, a parte qualche raro appunto scialbo e fatto in fretta, mancava completamente di contenuto.


- A quanto pare la conferenza di ieri sera mi dà più da pensare di quanto credessi. - rifletté fra sé e sé, con un sorriso stanco sul viso di chi aveva dormito fin troppo poco, e chinando la testa sul foglio cercò di tornare in sé. Non poteva farsi vedere distratto oppure confuso, non in quel periodo d'esami. Non aveva timore di quel Profiler o dell'indagine in sé, in fondo si era preparato a quell'evenienza, bastava solo stare più attento, specie in vista di quello che avrebbe dovuto fare quella stessa sera. Doveva vedere la routine di quel tipo e capire quando agire per trovare informazioni, se fosse giusto o no. Solitamente aspettava e si dava tempo ma, in quel momento, la voglia di darsi una mossa l'aveva preso in pieno. - Devo darmi un freno o rischio davvero. - Pensò preoccupato di come, ultimamente, i pensieri omicidi lo stessero sempre più tartassando nella mente. Quando aveva iniziato non si sentiva così e, fino al terzo si sentiva normale anche se non commetteva omicidi, ma, da dopo l'ultima vittima, qualcosa era scattato e ora voleva qualcosa di più, qualcosa che lo esaltasse come se dovesse bere oppure fumare; inoltre, ogni tanto, fissava le tazze come se gli mancasse un pezzo di sé, come se volesse aggiungere un tassello a qualcosa che trovava incompiuto e impreciso.

"La lezione è finita... " annunciò il professore, scuotendolo dai suoi propositi e dubbi e facendogli alzare la testa per osservare Elbert. "Proseguite lo studio fino al paragrafo dieci e, mi raccomando: per quelli che dovranno sostenere l'esame sappiate che pure questo è incluso." Aggiunse, mentre le sedie si spostavano e alcuni borbottii di risentimento iniziavano a serpeggiare per l'aula a quella notizia. Edward stava per alzarsi e seguire gli altri riflettendo sulla prossima ora.

"I miei complimenti, Edward..." Mormorò una voce dietro di lui, inconfondibile; lo fece voltare di scatto, trovando la figura poco più bassa e massiccia dell'insegnante.

"Professor Elbert, per cosa?" Chiese, stranito da quell'affermazione, fissando gli occhi scuri del suo professore che, nonostante la certa età, parevano ancora vispi.

" Beh, gli esami di questo semestre sono più che soddisfacenti, molto più degli altri anni. Non che tu andassi male, eh." Rispose ridacchiando e facendo accennare un sorriso finto sul viso del più giovane che, in quel momento, avrebbe voluto andarsene. "E, inoltre, parlando con gli altri docenti, ho scoperto una cosa interessante..." Disse ancora, facendo il vago.

"Cioè che cosa?" Domandò ancora lui, con la testa che andava a mille possibili scenari.

"So che ultimamente stai chiedendo varie ore di permesso per andare a vedere processi in tribunale e questa cosa la trovo davvero interessante, oltre che un'ottima cosa per te..." Disse con un tono non solo compiaciuto ma quasi orgoglioso. Elbert aveva visto molti studenti passare per quei corridoi, ma nessuno aveva la diligenza di quel giovane, che già dalla prima volta che aveva visto a lezione aveva sempre notato uno scintillio strano, come se volesse imparare al meglio la sua materia.

"Penso che, andando direttamente sul posto, posso imparare a muovermi meglio." Rispose, dicendo una mezza bugia e ricevendo in risposta un cenno d'assenso. "Sentendo tutto questo e anche i miei colleghi l'altro giorno, volevo proporti una cosa, sempre che tu voglia ovviamente..." Mormorò mettendo le mani avanti. "Un mio ex compagno di studi starebbe cercando un nuovo associato giovane giù nel sud e pensavo che, visto il tuo rendimento, potresti benissimo ambire a far parte del suo studio." Dichiarò apertamente, lasciando il giovane di sasso.

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