24. Sant'Elena (P)

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Poco dopo il tunnel cominciò a surriscaldarsi

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Poco dopo il tunnel cominciò a surriscaldarsi.

Le pareti di pietra erano incandescenti, e l'aria era talmente calda che sembrava quasi di camminare in un forno. Il passaggio era in discesa, e si sentiva un forte boato, come di un fiume di metallo. Il ragno continuava ad avanzare, braccato da Annabeth. «Ehi, aspetta» chiamai.

Lei si voltò a guardarmi. «Sì?»

«Efesto ha detto una cosa, prima... a proposito di Atena»

«Ha giurato di non sposarsi mai» ricordò Annabeth «come Estia e Artemide. È una delle dee vergini»

Strizzai gli occhi. Era la prima volta che lo sentivo. «Ma allora come fa ad avere dei figli?»

«Percy, Atena è saltata fuori dalla testa di Zeus già con l'armatura» mi spiegò Alex «è nata da un pensiero. Tutti i suoi figli nascono in quel modo»

«Esatto» confermò Annabeth «quando Atena si innamora di un mortale, la loro è una relazione puramente intellettuale, come è successo con Ulisse nelle storie antiche. È un incontro di menti. Lei ti direbbe che è il genere d'amore più puro»

«Così tuo padre e Atena... e tu non sei...»

«Sono una cervellona, diciamo... letteralmente» confermò Annabeth. Alex soffocò una risata. «Noi figli di Atena nasciamo dai pensieri divini di nostra madre e dall'ingegno mortale di nostro padre. Siamo un dono, una benedizione che Atena elargisce agli uomini che incontrano il suo favore»

«Ma-»

«Percy, il ragno sta scappando. Vuoi davvero che ti spieghi nei minimi particolari come sono nata?»

«Ehm... no. Non fa niente»

Lei fece un sorrisetto di scherno. «Come pensavo». E corse via, seguita subito dopo da Alex.

Il boato si intensificò. Dopo altri cinquecento metri o giù di lì, sbucammo in una caverna delle dimensioni di uno stadio del Super Bowl. Il nostro insetto guida si fermò e si chiuse in una palla.

Eravamo arrivati alla fucina di Efesto.

Sotto di noi, a un centinaio di metri di distanza, la lava ribolliva. Non c'era pavimento. Eravamo su una sporgenza di roccia che circondava la caverna, le cui estremità erano collegate da una rete di ponti metallici. Al centro c'era un'enorme piattaforma con ogni genere immaginabile di macchinari, calderoni e forge, oltre all'incudine più grande che avessi mai visto: un blocco di ferro delle dimensioni di una casa. Sulla piattaforma si muovevano delle creature: erano delle sagome nere e bizzarre, troppo lontane per distinguerne i particolari. «Non riusciremo mai a non farci beccare» mormorai.

Alex raccolse il ragno metallico e lo porse ad Annabeth, che se lo infilò in tasca. «Io posso farcela. Voi due restate qui» disse la figlia di Atena.

[4] 𝙏𝙧𝙖𝙥𝙥𝙚𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora