Capitolo 40

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28 Febbraio

Caro Potter,

Sei proprio ridicolo, come puoi prendertela con me per l'orario in cui ti arrivano le mie lettere quando ti basterebbe aspettare di tornare a casa per leggerle senza farti rimproverare come al solito?
È chiaro che sei tu il problema, sei di nuovo ossessionato da me, credevo che la dipendenza del sesto anno l'avessi superata ormai.
Indubbiamente mi sbagliavo.

Ora, prima che tu possa venire a saperlo da altre fonti a me ancora del tutto sconosciute, fraintendere e fare uno dei soliti casini, Ursula Carrow è morta due giorni fa.
Fermo, metti giù i tuoi attrezzi d'investigazione babbani, non c'è niente su cui indagare: era vecchia e malata, come sai, da settimane le portavo pozioni curative di continuo per aiutarla con la digestione, le ossa e chissà cos'altro non le funzionasse.
Giustamente, in mancanza di Medimaghi nessuno è stato sorpreso di trovarla annegata nel suo vomito una mattina.

Tranquillo, non spendere tempo per le condoglianze, non mancherà nemmeno ai suoi nipoti, figuriamoci a me, dopo che mi ha costretto per mesi a sgobbare come un Elfo Domestico per prepararle tutti i suoi rimedi.
E intanto tu festeggi e dai a me dell'aristocratico scansafatiche, con quale faccia tosta Potter?

E che diamine è una Barbie?
Non parlare babbano con me, Potter e sappi che se vengo a scoprire che metti in dubbio la mia mascolinità arrivo a strozzarti.
Basta sono stufo di parlarti, mi fa venire i nervi anche solo immaginare la tua brutta faccia sfregiata.
A presto Potter,

D.M.

Se da quando era dovuto partire raramente Draco si trovava ad essere di buon umore, quel giorno lo era meno del solito.
Era strano a dirsi dal momento che, per la prima volta dopo mesi, non aveva pozioni da preparare o vecchie bavose da accudire.

Eppure chiuse la busta con un gesto stizzito, lasciandola sulla scrivania senza spedirla prima di uscire dalla tenda, seguendo l'istinto che lo spingeva alla ricerca di aria fresca.
Infilò le mani in tasca e si strinse nelle spalle mentre l'aria ancora gelida di fine Febbraio gli si insinuava sotto le pieghe del mantello e fin dentro le ossa, facendolo rabbrividire sul posto.

Quel giorno si sentiva particolarmente pessimista.
Era uno di quei giorni in cui arrivava a convincersi che non avrebbe mai più visto le cime fumose del grigi palazzi della sua amata Londra, i vicoli scuri e caratteristici di Nocturne Alley e nemmeno le stradicciole rumorose di Diagon Alley.
Sarebbe stato un esule per il resto della sua vita, era anche quasi certo di meritarselo e di poterlo accettare.
Credeva di essere pronto a dire addio alla sua città e sostituirla con un susseguirsi infinito di villaggi, boschi e brughiera, se non fosse stato per Potter.

Era così fastidioso pensare a come, sapendolo a Londra a battersi per lui, non fosse capace di arrendersi e continuare a scappare per sempre, perchè troppo speranzoso di tornare tra le sue forti braccia da Cercatore.

Già, per l'ennesima volta nella sua ripetitiva vita, Harry era la scomoda clausola che lo teneva lontano dalla confortevole strada della fuga e davvero il biondo non se ne capacitava certe volte.
Insomma, aveva vissuto anni amandolo in silenzio e per la maggior parte del tempo non era stato stato un problema, credette di doversi rimproverare nel momento in cui si accorse di come non riuscisse a concepire di tornare a quella situazione ora che aveva conosciuto un'alternativa migliore, tanto migliore da non sembrare possibile.

Invece fu costretto a scendere a patti con il fatto che, se avesse scelto di arrendersi, avrebbe dovuto rinunciare a Harry.
Era così ingiusto, perchè stare con quel disgraziato doveva necessariamente significare lottare per la giustizia? Perchè quel Potter doveva fare sempre l'eroe di tutti.
E perchè, per impressionarlo forse?
Come se ce ne fosse bisogno.

Nightfall Whisper //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora