Capitolo 9: Agitato (parte 2 di 2)

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(musica d'atmosfera: Broken - Helen Jane Long)


Ladybug atterrò discretamente dall'entrata sul retro della panetteria, portando un Chat Noir privo di sensi tra le braccia. Facendo capolino con la testa in casa e trovando via libera, scivolò dentro e cautamente appoggiò Chat contro il muro, attenta a non scivolare sul infido pavimento bagnato. Liberandosi dalla sua trasformazione, immediatamente le mancò la forza aumentata e l'energia di cui la forma da supereroina la investiva, lasciandole al suo posto stanchezza e affaticamento.

Tikki volò nel retro della sua maglietta per nascondersi. Tirando la testolina fuori, sussurrò: "Sei pronta, Marinette?"

Quest'ultima rispose sarcasticamente mentre strizzava l'acqua in eccesso dai capelli: "Oh sicuro, nessun problema! Appaio giusto dentro e dico 'Ehi, mamma e papà, ho trovato un randagio! Posso tenerlo? é abituato alla lettiera! Vi prego?' Sìììì, funzionerà di sicuro." disse in una smorfia, storcendo il naso.

Tikki ridacchiò, picchiettando la spalla della portatrice. "Fidati del tuo istinto, Marinette. I tuoi genitori capiranno."

Marinette espirò, piegando la testa di lato stancamente. "Non che abbiamo altra scelta." Drizzò le spalle, prendendo un profondo respiro. "Ci siamo."

La porta del salotto dei Dupain-Cheng si aprì con un piccolo scricchiolio. Il sottile odore di dolci e tè oolong si diffondeva nell'aria, familiare e dolce, avvolgendo la stanza in un'atmosfera confortevole. C'era un amichevole chiacchiericcio in mezzo all'indistinto tintinnio di piatti e acqua corrente, mentre un'allegra canzone dei Queen suonava alla radio.

Il padre di Marinette chiamò dalla cucina: "Ciao, tesoro! Farò un po' di cioccolata calda appena io e tua madre finiamo di lavare i piani. Ne vuoi un po'?"

Non ci fu risposta; solo alcuni rumori di passi strascicati e di affaticamento. L'assenza di risposta attirò l'attenzione della coppia. Alzando gli occhi dal loro lavoro, li notarono immediatamente.

Là sulla soglia, in netto contrasto con l'accogliente, piacevole ambiente, stava una Marinette bagnata fradicia, che teneva faticosamente un ragazzo molto più alto e altrettanto zuppo; uno scuro cappuccio gli nascondeva la faccia e i capelli. Era malridotto e zoppicante. I vestiti color pastello di Marinette erano macchiati di un vivido rosso, e, nonostante fosse nero, lo stesso rosso tingeva dov'era visibile l'abbigliamento del ragazzo.

Sabine la fissò impaurita e scioccata, rompendo il silenzio mentre la tazza che stava asciugando le cadde di mano sul pavimento, infrangendosi all'impatto.

"Tom..." gracchiò, scuotendo il marito dal suo stesso stupore, senza togliere gli occhi dalla figlia. Corse verso di lei con le braccia aperte, passando oltre i cocci infranti.

L'omone scombussolato, si diresse verso la coppia e prese tra le braccia il giovane svenuto. "Marinette, sei ferita?! Sei coperta di...di...!"

"Papà, sto bene" lo rassicurò Marinette. "il sangue non è mio, è suo" Indicò la persona tra le braccia di Tom. "E lui è gravemente ferito!"

Tom annuì e si diresse verso il salotto, deponendo i ragazzo dinoccolato sul lato lungo del divano a due sezioni. Sabine riapparve con una bacinella piena di acqua calda e delle pezze per pulire le ferite.

Inginocchiandosi al suo fianco immerse una pezza nella bacinella per pulire la faccia dell' uomo misterioso. Marinette corrugò le sopracciglia in un espressione di disagio, mentre sua madre si avvicinava al cappuccio.

trattenne il respiro, reprimendo un sussulto. Ci siamo. Il momento della verità.

Sabine tirò indietro la stoffa, rivendano un volto splendido dai tratti marcati e un groviglio di capelli biondo oro. La sua pelle era pallida dalla perdita di sangue, le sue labbra incolori, i malaticci occhi infossati si notavano nonostante la maschera nera che gli incorniciava il viso.

Discordant Sonata (Italian)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora