Capitolo 45

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Quando Theodore Nott riprese conoscienza, la prima cosa che percepì fu un lancinante dolore a una tempia, poi delle zone della pelle del proprio viso come fossero incrostate e, infine, si accorse che i suoi polsi erano dolorosamente stretti in qualcosa di freddo e sgradevolmente viscido.
A fatica, riuscì a sollevare il capo, che tuttavia dovette far ricadere all'indietro, dove fu sorretto dalla ruvida superificie del tronco di un albero.

Ansimò leggermente, mentre iniziava a percepire l'aria che circolava nel suo corpo, era tuttavia molto diversa dall'aria fresca di una notte al campo, anzi, era secca e bollente.
Theodore aprì gli occhi e ciò che vide fu l'accampamento che era stato la sua casa negli ultimi nove mesi, messo a ferro e fuoco, le fiamme stavano divorando il tessuto delle tende e c'erano mobili e supellettili sparsi ovunque, ma il tutto si consumava nel più cupo silenzio.
Quindi dov'erano tutti?

Girò debolmente la testa verso destra per guardarsi intorno, ma gli si annebbiò immediatamente la vista e una voce apprensiva gli intimò di fare attenzione ai movimenti bruschi.
Con gli occhi ancora velati e il cervello rallentato dalla sua recente ripresa di coscienza, Nott riuscì lo stesso a sorridere nel riconoscere la voce di Blaise Zabini, proveniente da un punto molto vicino alla sua sinistra.

"Avresti dovuto arrenderti, ti saresti risparmiato quel capitombolo."

Di nuovo il ragazzo sorrise alle parole  dell'altro e lasciò che la sua testa cadesse di lato questa volta, dove arrivò ad appoggiarsi sulla spalla del mulatto.
Lo trovò un po' rigido, forse a causa del suo gesto o forse solo degli effetti residui della fattura che gli era stata lanciata in precedenza.

"Tentar non nuoce, poi poteva andarmi molto peggio."

"Parli come un Grifonidiota"

Stavolta fu Zabini a sorridere, incurante del disastro che stava avendo luogo davanti ai loro occhi, piuttosto troppo distratto dal folle ritmo con cui il cuore gli batteva nel petto.

"Non è una cosa carina da dire"

Mugolò Nott, ancora troppo debolmente, mentre sfregava la guancia contro la spalla dell'altro come cercando l'angolazione che fosse più comoda.
Il ragazzo si era irrigidito di nuovo, stavolta chiaramente non a causa del Pietrificus subito.

"Non la penso davvero"

Rispose pacatamente e a questo scambio di battute seguì un lungo silenzio da parte di entrambi, silenzio durante il quale, Theodore ebbe modo di riprendersi e notare come tutti i supersiti, loro due compresi, fossero stati raggruppati al limitare della foresta e legati con le mani dietro la schiena a degli alberi.
Il freddo e viscido impedimento era dato da lacci magici, di una sostanza traslucida e luminescente.

"Blaise, ti prego dimmi che hai un qualche piano geniale."

Il mulatto, fino a quel momento perso con gli occhi nella vista del disastro che stava loro di fronte e tingeva di rosso il cielo stellato con i bagliori delle sue fiamme magiche, si morse un labbro e le sue sopracciglia scattarono verso l'alto in un tic che non lasciava intendere nulla di buono.

"No, e Draco e Potter sono ancora là in mezzo."

"Eh, Potter?"

Blaise non rispose e Theo sospirò, riappoggiando la testa contro il tronco dell'albero che condivideva con il mulatto.

All'improvviso, con un suono secco e in un'esplosione di lapilli, i sostegni di una delle poche tende ancora in piedi si spezzarono, cadendo a terra per un effetto a catena.
Una volta che le fiamme si furono abbassate e il fumo acceso di scintille roventi si fu diradato, si aprì la scena sullo scontro agguerrito che stava avendo luogo al centro dell'accampamento.
I due ragazzi aguzzarono gli occhi per riuscire ad aggirare i lampi di luce che scaturivano da tre punti diversi, tre bacchette diverse, e distinguere coloro che le impugnavano.

Nightfall Whisper //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora