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"Ivan..?"

James si fermò.
Il suo sguardo era perso, i suoi occhi spalancati ad osservare quella misteriosa figura del suo passato.
La musica che prima gli rimbombava nelle orecchie era come un silenzio.
Un brivido percorse la sua schiena, la pelle d'oca invase il suo corpo.

Non capiva.
Ivan era morto.
Doveva essere morto.
Che avesse bevuto qualche bicchiere di troppo?
Che l'alcol gli avesse dato alla testa?

Sentiva una fitta al cuore, come quella di cinque anni fa.
La sua testa bruciava esattamente come quella volta di cinque anni fa.
Il suo corpo tremava, sentiva come se dovesse vomitare.
Presto i suoi occhi si fecero lucidi, per poi far cadere sul suo volto innumerevoli gocce d'acqua salata, che piano piano scendevano sul collo, per poi bagnare la camicia costosa che si era messo per la grande serata.

Esattamente come cinque anni fa pian piano si mise in ginocchio sul pavimento, più precisamente sulla pista da ballo, incominciando a piangere disperatamente, urlando le stesse esatte parole di quel giorno.

Tutti si fermarono, lo guardarono.
Alcuni con disgusto.
Altri con preoccupazione.
Altri ancora con indifferenza.
Alcuni riprendevano tutto con i loro cellulari.

Ma nessuno ebbe il coraggio di andare da lui e consolarlo, quel ragazzo per quanto avesse un orribile carattere, si sentiva solamente in colpa. Non sapeva come andare avanti con la sua vita dopo quell'accaduto.

La musica si era fermata, e la pressione che gli veniva messa addosso dai giovani in discoteca si faceva sempre più pesante.
Ma a James non importava.

"IVAN, IVAN...! Ivan ti prego...Mi dispiace..."
Continuava ad urlare.

Si guardò attorno dopo quell'ennesimo sfogo, eppure quella persona non era più presente.

Il suo volto era scomparso, e adesso attorno a lui c'erano solo visi di persone sconosciute.

James corse fuori, più forte che poteva, per trovare il possibile "Ivan";
Eppure anche al di fuori dell'edificio non vi si trovata nessuna, non c'era anima viva.
La strada era deserta, il freddo si faceva sentire, così come il vento che scompigliava la sua folta chioma.

Guardò il Rolex che aveva sul polso destro, vide che erano ormai le 3, per quanto fosse un orario presto considerando gli orari in cui era solito tornare a casa, decise di non andare nuovamente in discoteca.
Non solo aveva fatto una figuraccia, ma non era  in un buono stato mentale in quel momento,
era instabile.

Faceva sempre più freddo, e la strada era silenziosa, tranne per qualche sgualdrina che passava di lì in cerca di qualche cliente.
James non era solito andare con queste donne, preferiva delle conquiste difficili, che danno una soddisfazione;
ma a volte non nega di aver speso qualche notte con una di queste, in particolare con Katrin.

Una ragazza dai capelli marroni, lunghi e mossi. I suoi occhi erano quasi neri, anche se in verità erano di un marrone molto scuro.
La sua pelle era bianca come la neve.
Era una ragazza molto prosperosa di seno, possedeva un vitino da vespa e dei fianchi che bilanciavano la sua figura a clessidra.
Una donna ambita da tanti ragazzi.

Nel mentre che camminava sentì una voce familiare che lo chiamava.

"James~
Come va tesoruccio?"
Era lei.

Ella si avvicinò, stringendogli il braccio, facendo schiacciare il suo seno su di esso.
James la guardò infastidito.

La spinse via.

Katrin lo guardò scioccata, non era mai stato così maleducato nei suoi confronti.

"Ehi ma che ti prende James?!"

"Non rompermi il cazzo. Vattene."
Rispose con freddezza, per poi continuare la strada verso casa.

Tanto sapeva che quella ragazza gli correva dietro solo per il suo portafogli.

James dopo dieci minuti arrivò e chiuse la porta a chiave.
Andò in cucina e bevve un bicchiere di Whisky, prima di dirigersi a letto.

Ancora mille pensieri avvolgevano la sua mente.



Che fosse stato davvero solo qualche bicchiere di troppo?

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