𝟎𝟑: 𝑼𝒏𝒂 𝒗𝒊𝒔𝒊𝒕𝒂 𝒊𝒏𝒂𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒂𝒕𝒂

247 12 5
                                        

Quella sera Diego decise di riaccompagnarmi a casa, mi raccontò qualcosa riguardo la sua infanzia. Mi parlò del rapporto con Reginald, lui si è sempre sentito un eroe ma il comportamento di Reginald nei suoi confronti lo ha reso insicuro. Mi chiese del mio passato, come è stato avere un padre che ti voleva bene... non lo so neanche io, o meglio posso saperlo grazie a David, ma Reginald mi ha trattato come ha trattato gli altri. Essendo il numero sei ero tra le persone meno amate da lui. Non che lui riuscisse ad amare altro oltre lui e Luther eh.. Se solo penso a cosa ha fatto a Vanya, mi vengono i brividi addosso.

Ricordo che Reginald chiese a me di manipolare Vanya, ma io non ne ebbi il coraggio, allora mi rinchiuse in una stanza isolata nel seminterrato dove tutto ciò che riuscivo a sentire erano voci su voci. La mia mente scoppiò lì dentro. Poi andò da Allison e lei accettò subito la richiesta.

Io comunque non raccontai di tutto questo a Diego, gli dissi che non ricordavo la prima parte della mia vita, tutto ha iniziato a prendere forma e ad avere un senso quando i Duckermann mi hanno presa in affidamento. Mi ha detto che lui era molto legato a Grace, sua madre e che quando ha scoperto che era solo un robot...

"Cosa?!" esclamai spalancando gli occhi. La mamma non era vera? Erano tutti solo dei comandi? Era una macchina, quella di Reginald.. I miei occhi si riempirono di lacrime e distolsi subito lo sguardo. "Qualcosa non va?" mi chiese Diego confuso dalla mia reazione.

Mi voltai per asciugarmi le lacrime in fretta e feci per aprire la porta di casa. "Scusami, sono stanca," furono le mie ultime parole, poi scappai in casa chiudendo la porta a chiave. Poggiai la schiena contro la porta strisciandomi a terra mentre diedi sfogo alle mie lacrime. Mi portai le mani ai capelli stringendoli, non potevo crederci. La mamma era la persona più buona e genuina in quell'accademia, ma anche lei era finta.

Sbirciai fuori dalla finestra e guardai Diego andare via. Quanto mi è mancato, chissà se ti sono mai mancata in qualche anno passato.. Averti avuto cosi vicino mi è sembrato vivere in un sogno, invece era la realtà e potevo toccarlo e parlargli.. Appena la forma del suo corpo sparì dal mio campo visivo, mi tolsi il giubbotto da dosso gettandolo sulla poltrona in salotto. Quella giornata doveva finire e al più presto anche se la notte sembrava essere così lunga.

Il giorno seguente mentre ero in cammino verso il lavoro sentii che qualcuno mi stava seguendo. Decisi di non voltarmi, ma mi inchinai dinnanzi ad uno specchietto laterale di una ford blu notte fingendo di aggiustarmi i capelli però non riuscii a vedere nessuno. Non era possibile, io sentivo che qualcuno era lì. Mi voltai iniziando a guardarmi intorno, dopo poco però lasciai perdere sbuffando. "Ora stai diventando anche paranoica, Zoe?" pensai ad alta voce, dandomi un colpo sulla testa e poi tornai a camminare, quando qualcuno mi afferrò per i fianchi ed un vortice blu mi alzò da terra.

Dopo pochi secondi mi ritrovai in una casa non molto illuminata, con le finestre sigillate da blocchi di legna. "Che cazzo.. Cinque?!" urlai infastidita dopo aver emesso un piccolo gemito per via della caduta sul pavimento freddo. "Come diavolo sai il mio nome?" mi rispose con tono arrogante. Io mi alzai pulendomi i vestiti e mi voltai verso di lui. Che stupida, non dovevo urlare il suo nome. "Non sei l'unico che stalkera persone!" inventai, ma fortunatamente ci credette. Forse per un momento era un po' incerto, di fatti mi guardò con gli occhi socchiusi di poco e le sopracciglia inarcate, ma dopo un poco annuì sospirando. "Diego mi ha parlato di te..." già, lui.. dove si trovava in quel momento? Eravamo solo io e lui in quel posto macabro.

"A proposito, dov'è Diego ora?" chiesi andando verso il divanetto marrone, buttandomici sopra per poi poggiare i piedi sul tavolino basso. "Quest'informazione non rientra nei tuoi interessi" mi rispose sorridendomi minacciosamente. Alzai un sopracciglio per poi scoppiare a ridere, certo che gli anni passano ma Cinque resta il solito stronzo. "È stato lui a parlarti di me, quindi si, rientra nel mio interesse" risposi a tono, mettendo nuovamente i piedi sul pavimento e staccando la schiena dallo schienale del divano.

"Mh," accennò, per poi camminare verso la macchinetta del caffè posata sul tavolo in cucina. Allungai il collo per non perderlo di vista. "Parliamoci chiaro... Zoe?" disse il mio nome incerto, io rimasi in silenzio ad aspettare che continuasse. Sentii il suono del caffè che veniva versato in una tazza. "Non mi fido affatto di te, non so chi sei, ma non credo ad una singola cosa che mi ha riferito Diego," tornò in salotto, fermandosi davanti a me per poi fare un sorso del suo caffè. "Ah giusto, caffè?" mi chiese poi fingendomi un dolce sorriso. Ruotai gli occhi sbuffando, "L'ospitalità non è cosa tua," dissi per poi alzarmi e mettermi davanti a lui. "Cosa vuoi sapere? Della mia famiglia adottiva? Del mio lavoro? Il mio segno zodiacale?" iniziai a contare le domande sulle dita della mano destra mentre camminavo attorno a lui.

"Ecco, hai parlato di una famiglia adottiva, ma se possiedi davvero dei poteri come mi diceva Diego allora perché Reginald non è mai venuto a cercarti?" mi bloccai. Ora come glielo spiegavo? Avrei urlato perché non è stato lui a venire a cercarmi invece! Mi voltai verso di lui sospirando, "Reginald ha ucciso mio padre, io riuscii a scappare con mia madre quindi per un po' non mi trovò. Poi ha mandato qualcuno ad uccidere mia madre, ma non mi trovarono quindi ha semplicemente lasciato perdere, formando la Sparrow Academy nel frattempo," mentii, ma non poteva sapere se la storia fosse vera o falsa. Lui si sedette sul divano fissandomi, mordendosi continuamente il labbro inferiore. Era ovvio che non sapeva se credermi o meno, ma era la sua unica scelta. O questo o addio.

"Senti, stavo andando a lavoro ed io non sono mai in ritardo, quindi se non ti dispiace.." dissi andandomene verso la porta. "Zoe!" mi fermò Cinque, mi voltai prima di poggiare la mano sulla maniglia. "Non sai nemmeno dove ti trovi," mi sorrise alzando le sopracciglia. Guardai la maniglia, cedendo alla scelta fatta in precedenza, così mi ritirai la mano e andai verso di lui. "Beh, portamici allora!" dissi aspettando che mi teletrasportasse da qualche parte, "Beh, cosa avrò in caaa-" non gli diedi il tempo di finire di parlare che lo presi per il collo stringendo di poco. "Ho detto teletrasportami fuori la mia azienda di lavoro" e in un battibaleno ci ritrovammo lì fuori. Quando toccai terra lasciai la presa del suo collo e Cinque se lo toccò gemendo appena, "Bastava chiedere per favore.." disse infastidito, io sorrisi facendo spallucce. "Ci vediamo!" dissi infine per poi entrare nell'azienda.

"Aspetta, Zoe!!" lo sentii urlare come per avvertirmi di qualcosa, in un secondo sentii uno sparo di pistola e io caddi in terra.

 ———————

𝐒𝐏𝐀𝐙𝐈𝐎 𝐀𝐔𝐓𝐑𝐈𝐂𝐄

Cosa sarà successo a Zoe? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti! ❤️

instagram: @ barbsilvestriyoutube: @ babibooweheartit: @ concinnity

❝ THE ALTERED YEAR ❞ ━ TUA.Where stories live. Discover now