11.

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Mi sveglio che sono le tre e mezza del pomeriggio.
"Kostas.." lo cuoto piano. Mugugna qualcosa di incomprensibile. "dai andiamo al mare?"
"Che ore sono?" si strofina gli occhi.
"Le tre e mezza"
"Andiamo, fammi vestire. Sei pronta tu già?" mi chiede.
"Si" rispondo. Lui si alza e si prepara ad occhi chiusi. Prende gli occhiali da sole, le chiavi e scendiamo. Saliamo in macchina e parte.
"Hai sonno ancora?"
"No mi devo svegliare però"
"Vabbè ti svegli piano piano"
"Ma si poi con l'aria di mare mi fa prima. Hai dormito tu?" mi chiede.
"Un'oretta" rispondo.
Parcheggia sulla banchina e scendiamo, decidendo di fare una passeggiata. Si stira e camminiamo, togliendoci le scarpe e poggiando i piedi nudi sulla sabbia.
"È tanto che dovevo venire al mare" dice.
"Io pure"
"Io da quando siamo venuti a mangiare le zoccolette mi sa, proprio ere fa"
"Dici? Io da quando sono tornata non ci sono più andata. Giù in Sicilia ci vivevo" dico.
"Eh si. Come mai non ti ci ha portato quel pupazzetto?" mi dice un po' sulle sue.
"Lavorava poi vabbè qui fa cagare il mare, giù e stupendo"
"Non cisono mai stato, però mi ricordo quello di casa mia, lì avevo casa proprio sul mare, appena scendevi sentivi la sabbia"
"Bello" dico.
"Si ma non ho altri ricordi. Solo il mare come gli occhi tuoi" mi dice e va a bagnarsi i piedi. Sorrido.
"Fredda?"
"Mortacci sua, è congelata" torna da me.
"Ah si" rido.
"Si va a sentire va, ti ritrovi due polaretti"
Mi avvicino ed ha ragione, é freddissima.
"Vieni un attimo" gli dico.
"Che c'è? Stai male?" mi chiede avvicinandosi, lo schizzo col piede. "Oh ma che sei scema??"
"Sveglia!" rido di gusto.
"Mortacci" scappa "mi hai fatto prendere un colpo pensavo stessi male, disgraziata"
"Ma perché devo stare sempre male?" rido.
"Ma che ne so. La smetti cazzo? Sono sveglio mh" mi dice.
"Sicuro?" rido.
"Si sveglissimo, stai buona" mi dice, torno sulla sabbia e cammino vicino a lui.
"Come sei sudato" osservo.
"Ma dai" mi guarda un attimo "forse perché una disgraziata mi ha schizzato. Se non fossi stata incinta ti ci avrei buttata e lo sai che lo avrei fatto"
"Invece devi stare zitto e subire"
"No per niente, non sfidare la mia pazienza, lo sai che già ne ho poca, quasi per niente"
"Te la fai venire" dico.
"No non funziona così, dovresti pensare prima di parlare, perché non sempre dici cose carine" dice.
"Ma neanche tu eh"
"Si lo so, ma mi sto moderando una cifra" mi dice.
"Anche io"
"Ma non mi pare proprio, senti te lo devo chiedere di nuovo. Davvero ti sei pentita?" mi chiede. Non gli è andata giù quella risposta.
"A volte si, a volte no. A volte esageri"
"Ma pure tu non ti credere, mi hai ammazzato ieri" cammina con le mani in tasca.
"Mhmh.."
"Vabbè vuoi far merenda? C'è un bar laggiù. Ho voglia di frutta"
"Andiamo si, sei tu adesso quello gravido con le voglie?" chiedo.
"Tu non le hai quasi mai, sconto io per te" mi dice. Raggiungiamo il bar, lui si fa fare una coppa di macedonia ed io il gelato con Nutella e pistacchio. Ci dà le ordinazioni e ci sediamo fuori a mangiare.

~

La guardo mentre lecca, mi fa sempre effetto, quello lo devo dire. Mangio e la guardo, sono ere che ci dobbiamo toccare, sono umano ceh. Mi cade dalla bocca un pezzo di melone per guardarla e immaginare cose sporche, molto sporche.
"Ma che fai?" mi chiede.
"Ma che ne so" mi pulisco e mi allento il collo della maglietta. "ho caldo".
Uffa ma perché mi eccito sempre in situazioni così io, sempre in giro? Devo sempre andare con la mano davanti al pacco.
"Mettiti all'ombra"
"No vabbè è uguale" deglutisco. Non è il solo cretina, sei tu.
"Come vuoi" continua a leccare il gelato. Me la farei davanti a tutti. Mi mordo il labbra. Mi guarda e mi sistemo i capelli.
"Buono il gelato?" chiedo per togliermi dai pensieri sconci.
"Molto, vuoi assaggiare?" mi chiede.
Annuisco, me lo avvicina. Do una leccata al gelato ma poi mi stacco. Sono un fuoco che cammina.
"Dovremmo andare a comprare le cose per i bambini sennò poi chiudono" dico.
"Mhmh" dice.
"Meglio si" mi alzo e butto le cose senza farle vedere niente, non se lo merita per come mi tratta. Camminiamo verso la macchina e la apro a distanza.
"Vabbè aspetta che hai fretta?" mi chiede.
"Eh sennò poi chiudono"
"Ci possiamo andare anche domani no?" mi chiede.
"Si certo ma adesso che ti gira bene approfitterei. Domani non si sa" entro in macchina e mi sistemo il pacco che inizia a dare fastidio.
Sale anche lei e parto.
"Te sei eccitato mh" mi dice.
"Che ne sai?"
"Lo vedo" mi indica laggiù.
"Sono sempre uomo, è molto che ci dobbiamo toccare tra un cazzo e l'altro.." dico.
"Guarda che io sto come te" mi dice accarezzandomi la coscia.
"Sei eccitata anche tu?"
"Molto.."
"Se eviteresti di fare la stronzq sti problemi non ci stavano lo sai si" dico.
"Mhmh lo so, ma anche te"
"Non riesco a mandare in pace dopo dieci minuti, sarei falso" le accarezzo la mano, mi sta scoppiando.
"Lo so, ma ogni tanto si può fare" allunga la mano.
"Direi.. Ma ci chiude tutto.."
"Scegli" mi dice "o me o le cose per i bambini" mi guarda.
Sospiro e accellero verso casa.
"Andiamo a casa" annuncio e me la faccio di corsa la strada. Ho bisogno di lei ceh sto troppo nervoso. Parcheggio e la incito a scendere.
"Che hai fretta?" mi dice. Le apro lo sportello.
"Si cazzo" la prendo in braccio e salgo in camera a passo svelto. Lei ride e mi dice che sono uno scemo mentre mi bacia ovunque. La bacio la sdraio a letto. Mi spoglia e lo faccio anche io famelico. La tocco ovunque, sfogando tutto questo tempo senza nulla. Lei sente che sono proprio al limite.
"È una colonna d'Ercole?" mi chiede.
"Mhmh poi di che non ti voglio" le dico all'orecchio e le faccio sentire la prova che non sono stato con nessuna. Neanche da solo ho fatto.
"Beh allora sfogati con me.." mi dice, ci ha creduto. Non me lo faccio ripetere due volte che le sono già dentro. Mi inizio a muovere perché era tanto che aspettavo questo momento.
"Mi sei mancato da morire" mi dice ansimando.
"Pure tu" dico e continuo a spingere e farla mia. La bacio, la mordo finché non arrivo al culmine dentro di lei. Anche lei raggiunge l'apice liberandosi con un sospiro. Finalmente. Mi abbraccia e sento i miei nervi tornare allo stato naturale. Mi è mancata anche lei. Mi sposto e mi sdraio vicino a lei sennò con la banca schiaccio i gemelli. Le metto un braccio sotto il collo e lei si gira verso di me. Gli occhi si sono schiariti, sono blu mare. Chiedo che c'è per cena, se ne esce con i tortellini con la panna e tanto parmigiano ma ad una condizione, che dovrei cucinare io. Ma questa sta fuori come una biscia.
"Ma te la ricordi la carbonara no? Odio la cucina e i suoi derivati" sbuffo.
"Però come magni" ride.
"È cosa c'entra devo mangiare"
"Anche noi, siamo in tre"
"Dai non mi piace farlo" la guardo.
"Dai non rompere i coglioni, mi metto a piangere" mi dice. Sbuffo.
"Mi stai sul cazzo giuro" dico, mi alzo e vado a cucinare. Lei ride e dopo un po' mi raggiunge apparecchiando. Io cucino. Mi dice che se prima avessi scelto di comprare le cose per i bambini invece di tornare a casa era finita. Beh ovvio anche per me, visto che non avevo scelto un pomeriggio di sesso. Era finita da tempo direi. Scolo i tortellini e li metto a tavola. Assaggia e mi stupisco anche io di come dono buoni. Dopo un po' se ne esce con una voglia: lo strudel. Benone, avevo appena detto che non ne aveva mai. Però quelle poche volte cerco di soddisfarle. Ci vado al volo, non promettendo nulla perché non si sa mai. Lo trovo e lo porto a casa, lei mangia contenta e finalmente in questa casa si respira un po' di pace.

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