Killer 3

Capitolo 25

Shoan leggeva con attenzione i fogli che aveva davanti a sé sulla
scrivania della sua camera d'albergo.

Quando era tornato nell'ufficio al distretto e aveva notato i fascicoli su chi aveva ricevuto l'affitto di quei locali aveva deciso di dargli un'occhiata, anche vista l'assenza di Lucy, uscita per un motivo non specificato. Prendendo l'evidenziatore rosso dall'astuccio messo accanto ai fogli, tracciò una linea rossa sopra il quarto che aveva controllato.

- E anche questo posso toglierlo. - Rifletté stizzito.

La famiglia che cercava era composta da un minimo di tre membri, tra cui un figlio maschio. Il loro killer era un uomo al cento percento e questo toglieva di mezzo qualsiasi famiglia con una figlia femmina, oppure con più d'un figlio. Quella era già la quarta che scartava, e ne aveva altre quattro da controllare. Tenne in conto la validità di quella teoria su cui non era sicuro al massimo, ma su cui ancora aveva dei seri dubbi. Era possibile che l'assassino avesse usato quel luogo per puro caso e non per un legame.

Stava per prendere un sorso dalla bottiglia d'acqua che aveva preso dal mini frigo della stanza quando sentì bussare forte all'ingresso. Quando aprì la porta si ritrovò la figura di Lucy un po' barcollante. I suoi vestiti emanava uno strano odore di alcool.

" Allora, come sta andando?" Biascicò la donna entrando nella stanza,
superandolo con impeto.
"Diciamo che ho fatto progressi." Le rispose lui, notando il modo
strano in cui si stava comportando.
"E' andato tutto bene? Con l'uscita, dico." Mormorò il giovane, mentre
lei si buttava a peso morto sul suo letto.
"E' andata semplicemente da schifo." Mormorò la donna, ridendo in un
modo che lo allarmò. La collega non era mai stata una gran bevitrice,
o almeno così gli era sembrato in quei due anni che l'aveva
conosciuta.

"Mi spiace molto." Disse con tono rammaricato il giovane, mentre si metteva seduto sulla sedia che girava verso il letto.
"Pensavo che, almeno stavolta, ci saremmo capiti e avremmo potuto
sistemare tutto..." Prese a dire con tono speranzoso. " E invece, come
al solito, ha voluto rovinare tutto facendomi ritornare in mente la
sola colpa che ho avuto in quella cazzo di storia." Aggiunse mettendosi una mano sul volto, come per nascondere delle lacrime che non voleva mostrare al giovane Profiler.

"Quale sarebbe questa colpa?" Chiese incuriosito lui.
"Sai che lavoro faceva mio padre?" Rispose Lucy con un'altra domanda a cui il giovane Profiler non seppe dare risposta. "Lui era un agente di polizia esattamente come lo eravamo prima io e Raider..." Continuò a dire. " Non lo vedevamo mai né io e né mia madre, era sempre occupato col suo lavoro e, quelle poche volte che rientrava, non parlava né con me né con lei, ma si chiudeva in camera assorto da qualche pensiero..." Rise in maniera quasi isterica. "Fu ucciso durante una rapina a mano armata in una banca, sembra quasi una cosa che succede in uno di quegli stupidi film e ovviamente, la figlia protagonista, decide di seguire le orme del padre per un senso di giustizia..." Dichiarò convinta, mentre il giovane la ascoltava in silenzio senza dire alcunché. " Ripromisi a me stessa che, se mai avessi avuto modo di trovare qualcuno da amare, non avrei mai tirato su figli. Non volevo regalargli il dolore che provai io." Disse ancora con un sorriso mesto.

"E ovviamente hai trovato Raider." Mormorò Shoan ricevendo un cenno con il pollice alzato dalla donna distesa.

"Nonostante si dimostrasse uno stronzo, sin dal primo momento ci siamo subito sentiti in sintonia, tanto da stare insieme da dopo l'accademia..." rispose. "Le cose andavano a gonfie vele per alcuni anni tra me e lui, ma successivamente ricevetti la possibilità di
andarmene dal distretto per una carriera migliore, e colsi l'occasione al volo." Aggiunse, euforica nel pensare a quel momento.
"Immagino che Raider non ne fosse contento." Dichiarò Shoan che, ormai, aveva intuito il carattere di Raider in quei pochi giorni di lavoro insieme.