Stained hearts

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Stained hearts trying to find a home
Looking for something real
I said meet me downtown at the dive bar
You're the only one that makes me feel alive

5 Seconds of Summer - Kill my time

Le porte della metropolitana londinese si aprono, mentre il solito "Mind the gap" è riprodotto dagli altoparlanti.

Due ragazzi corrono disperatamente tentando di non perdere la linea che li riporterà a casa, dopo aver passato troppo tempo nel solito bar a bere e scherzare.

Ce la fanno, riescono a prendere la loro metropolitana, anche se un po' affannati, mentre la signora che siede al loro fianco li guarda di sbiego, con gli occhialoni che le pendono sul naso, sia per la corsa dell'ultimo minuto, sia per le grosse risate che deformano i loro volti. Nonostante questo li guarda e in loro rivede le grosse pazzie che fecero lei e il marito anni fa, come quella volta dove passarono la notte a ballare fino all'alba. In loro ci vede l'amore puro, quell'amore non immune alle litigate, ma quello che ritorna più forte di prima quando sembra di star toccando il fondo e si riesce a risalire.

Il viaggio scorre abbastanza velocemente: grazie, soprattutto, alle cuffiette divise tra i due inglesi, mentre la playlist dal telefono della ragazza viene riprodotta e i brani che si susseguono variano dai Rolling Stones ad Harry Styles (dove si può udire uno sbuffo dal ragazzo ogni qual volta inizia la riproduzione della discografia del cantante britannico, che causa un'occhiataccia della fidanzata).

Usciti dalla The Tube  e aver rivisto la luce diurna, i due ragazzi iniziano a correre verso la loro casa.

''Meg, sta per piovere! Rischiamo di farci il bagno".
"Oh, andiamo Lando. Ti spaventa un po' d'acqua?" risponde con un sorrisetto Meghan alla domanda posta dal ragazzo.

I loro occhi si incontrano.

Ci sono solo loro e i loro pensieri.

Continuano a correre, mentre la pioggia si insinua perfida sotto i vari strati di tessuto dei loro vestiti, creando la pelle d'oca e arrossando la pelle.

Sotto il portone di casa, Meghan cerca frettolosamente le chiavi nello zainetto che aveva sulle spalle, perché ormai iniziava a far freddo, mentre il ragazzo dietro di lei sbuffava, creando delle piccole nuvolette di vapore, che la facevano ridacchiare per la buffa espressione che si impadroniva del volto dell'altro.

"Lando, dipingiamo?" propose Meg.
"Dipingiamo. Però cambiamoci, altrimenti rischiamo di rovinarci i vestiti ed ammalarci" rispose il ragazzo e così fecero.

Ritornati in salotto, Lando sistemava il tutto portando tele, cavalletto e colori acrilici (rischiando anche di cadere); Meghan sostituiva la puntina al giradischi e cambiava il vinile che avevano ascoltato quella mattina prima di uscire con un altro, scelto casualmente dalla marea di dischi che si ritrovano a collezionare, molti che risalivano ai suoi nonni (che ormai avevano solo una funzione puramente decorativa) o acquistati recentemente.

Una volta partito il giradischi, dal fascino totalmente diverso da quello di Spotify o Apple Music, la tavolozza era già piena di colori e iniziarono a decidere cosa e come fare: se fare uno schizzo, se utilizzare colori in palette o lasciarsi andare, seguendo la musica o se i loro ricordi e pensieri. Bisticciarono per un po' visto l'essere caotico di lui e l'indole precisina di lei, ma di "comune" accordo -Meg ancora un po' restia- decisero di lasciarsi andare.

Iniziarono quindi a dipingere.

Mentre Meg è immersa nei suoi pensieri, avventurata nei meandri della sua mente e respira piano, il ragazzo dagli occhi verdi la guarda completamente perso.

E la sua mente non fa che correre a quel giorno di ormai cinque anni fa.

Era la prima gara in F3, dopo una strabiliante conquista dell'Eurocup Formula Renault 2.0 solamente l'anno prima. Poco dopo la Sprint Race, si scontra abbastanza violentemente con una ragazzina, probabilmente una semplice fan che cercava qualche pilota.

Dopo il briefing post gara, in giro per i box, rivede la stessa ragazza.

"Hey! Sai che non puoi stare qui? Solo il personale addetto può!" inveì contro la ragazzina.
"Mio padre è un ingegnere. Sto recuperando dei documenti importanti che gli servono" rispose aspramente la brunetta.
"Come so che non stai mentendo?"
"Ti vedo mostrare un documento?"

"Meg, ma quanto ci metti per prendere dei documenti? A saperlo venivo io" disse un vocione alle spalle di Lando, che apparteneva al suo ingegnere di pista, borbottando l'ultima parte.

"Lando ancora qui in giro? Dovresti andare" disse l'uomo una volta arrivato al suo fianco e averlo riconosciuto.
"Sì, sì. Infatti sto andando, mi stavo assicurando solamente che questa ragazza non rubasse nulla" disse indicando con un cenno del capo quella che oramai aveva capito essere la figlia dell'uomo.
"Non ti preoccupare assolutamente. Questa ragazzina la conosco molto bene, è la mia Meghan e di certo non stava rubando nulla, se non delle caramelle dal centro tavola" ridacchiò l'uomo, mentre un "Papà" veniva sibilato con imbarazzo e le guance le si coloravano di rosso.

Da quel momento in poi, saltuariamente alle gare assisteva anche Meghan, tanto che si scambiarono i numeri e si tennero in contatto anche quando non erano vicini.

Nonostante il primo incontro fugace, dalla durata di pochi secondi, il pilota sentì un qualcosa trafiggergli un punto della cassa toracica, messo poi subito da parte.

Tempo dopo essersi fidanzati, raccontò quella sensazione alla ragazza che gli rispose: "Esiste una parola spagnola che indica questa sensazione: flechazo. Non è traducibile perfettamente con una singola parola, ma indica comunque il colpo di fulmine, una freccia scoccata da Cupido" disse sottolineando le ultime parole, facendo imporporare le guance dell'altro.
"E tu come sai l'esistenza di questa parola?"
"Internet mio caro"

Ritornato al presente, osservava Meg che destreggiava tutto con sicurezza: il pennello scorreva liscio come l'olio sulla tela, lasciando scie di colori.

Il ragazzo decise, quindi, di scegliere anche lui tra gli infiniti pennelli che avevano a disposizione per iniziare -finalmente- a dipingere.

Intanto l'altra lo esaminava di sottecchi mentre svolgeva piccole cose, come aprire i tubetti di colore o soffiare verso l'alto ogni qual volta i ricci gli cadevano davanti agli occhi per spostarli, e si ritrova a sorridere totalmente incantata dai quei piccoli particolari.

Lo osserva completamente rapita, mentre le pennellate di colore che sfiorano la tela non fanno altro che ricordarle le infinite carezze che hanno accarezzato la sua pelle, sia intrise d'amore e dolcezza quando erano semplici dimostrazioni d'affetto, sia quando erano intrise di "Sono qui, non ti lascio" durante gli attacchi di panico che l'hanno assalita: il respiro che le mancava, il non riuscire né a piangere né a smettere di tremare, la testa che girava e le palpebre che diventavano pesanti, insomma, quando era tutto troppo.

Perché in fondo erano due cuori macchiati che si sono trovati, che si sono mischiati, fino a creare una sfumatura perfetta.

Ormai il sole stava tramontando, e complici le nuvole non completamente sparite del pomeriggio, il cielo aveva assunto una colorazione violacea che si rifletteva sulle pozzanghere che si intravedevano dall'enorme porta-finestra, dando a tutto il paesaggio una sfumatura eterea.

Entrambi si guardavano, più si guardavano e più desideravano di disegnarsi a vicenda con tempere e acrilici, per lasciare una prova della loro presenza, perché si sa: se sei protagonista di un dipinto, di una poesia o di una canzone, non potrai mai morire, vivrai nei secoli, ricordato come il grande amore di un'artista.

Stained hearts||Lando Norris Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum