Sfogo 1

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Vi siete mai chieste cosa vorreste fare in futuro?
Beh, io si.
Fin da piccola ho sempre saputo cosa volessi diventare ma ad oggi mi chiedo se questa mia idea sia razionale e realizzabile.

Sono molte le domande che mi attanagliano in questo ultimo periodo: che università fare? è giusto continuare a studiare?
potrei prendermi un anno sabbatico e girare l'Est del mondo come da qualche tempo sogno di fare. Un viaggio di qualche mese tutto in solitudine. Poi però penso che è pericoloso perché una ragazzina di poco più di 19 anni non può mettersi a girare posti sconosciuti da sola. Allora penso che forse lo farò più in là nel tempo, magari con una dolce metà.
Chissà, forse non lo farò mai.

Penso che sono stanca della mia vita, delle persone che ho attorno, delle cose che faccio ogni giorno e non vedo la luce nel mio futuro.
Forse sono solo stufa di stare con me stessa.

Mi rendo conto che se c'è qualcosa che non va nella mia esistenza, posso modificarla perché sono l'unica artefice di me stessa, almeno da quando mamma e papà non mi stanno più dietro al culo.
Ma è così difficile prepararsi al salto nel vuoto.
Kierkeegard: viviamo nella possibilità e ogni giorno facciamo delle scelte di cui non sapremo il risultato. Un salto nel buio che, inevitabilmente, ci dà un senso di angoscia generale perché non sappiamo cosa ci aspetta.
Le scelte sono un salto nel buio, ma ce una fune:la religione.

In quest'ultimo periodo ho pensato più volte ad affidarmi alla fede. Non sapevo in realtà se la fede più corretta fosse quella cristiana, che non ho mai sentito mia.

Mi affascina terribilmente il buddismo ma non so come approfondirlo. Comprare del libri in merito? Nah, non voglio spendere soldi.
Su internet non trovo le risposte che cerco, forse semplicemente perché non so neanche che domande pormi.

Cerco libri per farmi da luce nelle scelte futuro. Cerco qualcuno che mi possa dire come migliorare la vita.

Ma in realtà penso che sia il posto che le domande non siano corrette quindi lascio perdere.

Poi il grande punto interrogativo: UNIVERSITÀ?

Ci voglio andare. È tutta la vita che mi preparo per questo e non voglio cambiare idea e lasciare che il pensiero orientale mi rovini i programmi.

Però il bello è che non so cosa fare. Ho optato per psicologia anche se non ne sono convinta al 100%. Si sta facendo spazio in me la voglia di andare a fare filosofia.
Ma penso sia solo colpa di Kierkeegard. In fondo la filosofia non mi ha mai entusiasmata particolarmente, almeno non più della psicologia.

Comunque sono cullata dal fatto che se andrò a fare psicologia, avrò anche alcuni esami di filosofia per poter insegnare entrambe le materie. Quindi almeno il mio amato Kierkeegard non sarà abbandonato.

Che forse penso che questo filosofo non mi sia piaciuto tanto in sè, almeno non più degli altri. Ma semplicemente mi ha dato man forte facendomi capire che tutti hanno angoscia per le loro scelte future quindi non sono l'unica scema che non dorme la notte per la paura del domani.

Mi sento meno sola.

Poi sorge un altro problema.
La figura del filosofo in sè.
Questo personaggio mi affascina terribilmente perché ritengo che sia uno scrigno di sapere inellutabile, e vorrei anche io esserlo. Possedere apmeno in parte un pezzetto di quello scibile che mi possa permettere di farmi strada nel mondo sociale.

Forse è più una ricerca di identità la mia. Ma sono così stanca della mia maschera, così conferme a tutto il resto.
Amici con cui si hanno conversazioni noiose e futili, uscite altrettanto inutili che servono solo per ostentare la nostra necessità di essere accettati dagli altri. Vita monotona, conforme. Che non sfiora neanche per un secondo l'unicità e la rarità.

Voglio essere diversa. Ma non quel diverso ritenuto strano.
Respingo e ripudio con orrore questa società che pensa solo a fare i fuochetti su snapchat, al filtro da mettere nelle storie su instagram, allo stato da postare su Whatsapp.
CHE NOIA!

Mai stata come tutti questi o almeno in parte lo ero.
Troppo impaurita da agire per non specchiarmi con il resto delle persone, in questo oceano di monotonia.

Voglio essere un'esteta, una superdonna. Abbandonare il mio fanciullino o la mia figura da inetto e agire.

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