un incontro infausto

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<<Charlotte! Ciao!>> sentire la voce di
Victoria non è di certo uno dei modi migliori in cui iniziare una giornata.
La sua voce, per quanto dolce che sia, ha una tonalità sempre troppo alta, risultando anche molto fastidiosa, specialmente alle sette meno dieci di mattina.

Mi giro verso di lei e la vedo.
Victoria De Angelis.
Ci siamo conosciute all'università, quando abbiamo scoperto di essere coinquiline; abitiamo in una casa poco lontano dalla città universitaria.
Non ci eravamo mai viste prima, ma essendo la casa molto grande, la nostra affittuaria aveva deciso di utilizzare le tre stanze disponibili e di affittarle a tre persone diverse.
Per adesso ci siamo solo noi, la terza persona ancora non è stata trovata.
Tanto meglio così, visto che Erica non è quella che si considera una persona...gestibile.
In realtà passiamo molto tempo assieme e a volte sono io stessa a chiederle di vederci per pranzare tra una lezione e l'altra, ma la sua esuberanza e quel certo senso di libertà appena acquisita sembra che le diano alla testa.

<<Buongiorno Vic>> metto sul fuoco la caffettiera e apparecchio la tavola.

<< Sei sempre così carina a preparmi la colazione >> dice sbadigliando e sedendo al tavolo in legno scuro, consunto e vecchio, decisamente troppo vecchio.

<< Lo faccio con piacere, tanto la preparo per me, non mi costa niente farne un po' di più!>> le sorrido e finalmente noto come cavolo si è presentata in cucina.

<<Vic! Potresti metterti qualcosa addosso?!>>

<< Perché?! Ormai siamo coinquiline da tre mesi! Eddai non hai mai visto una ragazza poco vestita?>> la guardo scocciata e lei di tutta risposta sbuffa e si dirige verso la sua camera.

<< Grazie!>> grido alla sua schiena.
L'unica cosa che sopporto ben volentieri è che almeno fa sempre quello che le dico.
E questo è un grosso passo avanti per una pacifica convivenza con me.

<< Va bene? O sono ancora troppo nuda?!>> mi giro verso di lei e la vedo con indosso una tuta di almeno cinque taglie più grossa di lei e una sciarpa attorcigliata al collo.

<< Così è perfetto!>> le sorrido e lei si siede dove era prima.

<< Sei così puritana>> sospira lei.
Le verso il caffè in una tazza e il tè verde in un'altra porgendole il suo cartone di latte di soia vanigliato e il vassoio con i cupcake che ho fatto ieri sera.

<< Li hai fatti senza di me i cupcake?!>>
mi guarda e vedo che ci è rimasta male.

<< Beh, ecco.. tu stavi con il tuo ragazzo e non mi sembrava il caso di entrare in camera e chiederti se volevi fare i cupcake con me. Anche perché credo che non mi sarei più ripresa dalla scena che mi si sarebbe parata davanti >> lei scoppia a ridere e annuisce.

<< Beh, se proprio vuoi saperlo, ieri è stato un vulcano! Sai quella posizione.. oddio come si chiama..?>> strabuzzo gli occhi e per poco non mi macchio la camicia con il caffè che sto mezzo sputacchiando.

<< Victoria non mi interessano i particolari della vostra vita sessuale!>>

<< Ci credo, sennò poi ti si blocca la crescita.>> ed eccolo lì: Damiano David.
Il Dio greco che ancheggia verso di noi, dal fondo del corridoio, indossando solo un paio di boxer e tutto il suo sex appeal. E da come lo guarda la mia coinquilina capisco che se non ci fossi io, il bancone della cucina vedrebbe cose mostruose.
Meno male che ci sono.

<< Divertente.>> gli faccio una smorfia e mi siedo di fronte a Vic, mentre lui le si siede accanto e la bacia come se le dovesse rimuovere le tonsille con la lingua.

Zitti e Buoni - Thomas Raggi Where stories live. Discover now