To myself

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𝐴dulto. Quanto patetico è questo termine?
Questa vita è una discesa, ma sembra più una salita in fin dei conti.
La pioggia picchiava violentemente quel giorno, come uno schiaffo in faccia a tutti quegli individui che non sapevano godersela e che la disprezzavano, poiché rovinava le accurate figure che avevano creato attentamente e per parecchi minuti davanti allo specchio, in modo da affrontare la società. Un pugno nello stomaco, perché rammentava loro le ombre di un passato sofferto e, in certi casi, imbarazzante, tanto da volerlo cancellare sotto strati di trucco e vestiti di marca, indossando poi una maschera da sovrapporre ad altre miliardi di personalità interpretate per terminare in bellezza. È possibile rimandare il momento in cui un uomo deve confrontarsi con se stesso, ma l'avvento della pioggia no, con essa si deve combattere e, forse per questo motivo, molti la odiano. Addirittura "deprimente" fu giunto a Kai per descriverla, ma la verità è che questa è puro dolore. Ci si approfitta delle varie mansioni quotidiane affinché venga alleggerita la sofferenza, pur di non cadere in ginocchio e rinunciare al nostro orgoglio. Sfruttare gli impegni per non ritornare allo stato di pena che ci fa apparire deboli, non si può evitare la pioggia però, mette a disagio doversi scontrare con un mostro più grande di noi stessi. È brutto immergersi nel dolore, soprattutto se non accettiamo che non siamo i soli a soffrire in questo mondo. Come si poteva essere tanto egoisti per qualche goccia scesa dal cielo, se il viso di numerosa gente era costantemente rigato da lacrime, che vorrebbero cessassero e che, eppure, aumentano a dismisura?

A detta di Kai erano belli i giorni nuvolosi, quelli in cui il grigio si impossessava della volta celeste, sostituendo il firmamento, non promettendo nulla di buono. Quei giorni dove si preferiva trovare rifugio nella propria dimora, al caldo e sotto le coperte, ad approfittare di un tempaccio freddo e distante per trovare tutto il contrario nel fuoco casalingo. Adorava ammirare quel cielo dalla finestra del suo moderno e costoso appartamento, si sposava perfettamente con i colori scuri delle pareti e dell'arredamento da lui curato nei minimi dettagli. I soldi facevano miracoli, ma lui non aveva nulla se non quelli; gli unici miracoli su cui contare erano i beni di tipo materiale che poteva acquistare senza dover badare a preoccuparsi di fare qualche risparmio.
Lo voleva e lo otteneva, ciononostante, se davvero poteva aver tutto, si sentiva così vuoto, vuoto più del frigorifero che era obbligato a non riempire con grassi saturi.
L'essere umano, definì Aristotele, è un animale sociale, allora perché Kai aveva passato la gran parte della sua vita in solitudine, sdraiato su quel suo divano di lusso ad aspettare uno stimolo? Laddove il suo lavoro non lo impegnava, si dilettava a provare ogni vestito della sua cabina armadio, inventando nuovi abbinamenti pur di non uscirne pazzo.

Jouska ≈ Kai (ONE SHOT)Where stories live. Discover now