capitolo 1

9 2 0
                                    

era un freddo lunedì, non avevo nulla da mangiare. La mia residenza era attualmente situata su una panchina del Central Park, era un posto abbastanza affollato ma allo stesso tempo vantaggioso per me; riuscivo a cavarmela rubando qualche portafogli e se mi andava bene ci trovavo anche centoni.. tuttavia come lavoro era rischioso e a volte mi limitavo a chiedere dei soldi a qualche signora lì di passaggio per comprarmi pane e acqua.

mi chiamo Katsuki, sono piccolo, precisamente ho 19 anni e sono stato abbandonato dai miei genitori circa due anni fa, non mi ricordo bene il motivo. loro sono partiti per la Russia, poi morti in un'incidente proprio quando dovevo trasferirmi assieme a loro. Ovviamente lo stato dopo questo avvenimento non ha voluto aiutarmi ed ora vivo per strada.

vedevo tante persone quotidianamente al parco, e io con stracci addosso per loro ero un fantasma. avrei voluto una casa, mi sarei fatto rapire anche da un malintenzionato pur di stare sotto un tetto. Onestamente ero stanco di questa vita, pensavo di porre fine alle mie sofferenze togliendomela, ma volevo viverla a tutti i costi. Stavo pensando infatti di fare un lavoro come tanti ragazzi poveri qui nella grande mela: vendere il mio corpo anche se l'idea mi sembrava stupida e mi spaventava molto.

La sera stessa andai sotto un hotel; dai pettegolezzi che giravano, lì passavano uomini e donne in cerca di ragazzini.. era talmente disgustoso che mi veniva da vomitare ma era l'unico modo per sopravvivere in quel momento. 

Passò per lo più una mezz'ora ed un signore con una grande macchina si fermò proprio davanti a me facendomi cenno di avvicinarmi.

''sei nuovo qui?''

avrei voluto sputargli in faccia per quanto fosse disgustoso.

''si. sono nuovo.''

risposi con totale indifferenza e lui fece un sorrisetto malizioso. entrai dunque nella sua macchina mettendomi nei larghi sedili posteriori e mi portò sotto un ponte, non so precisamente quali dei tanti ma probabilmente nel Bronx.

lui aprì lo sportello posteriore e si mise vicino a me iniziandomi a toccare con quelle sue mani viscide e disgustose, iniziò a spogliarmi. non dovevo fare la parte del classico ragazzo che aveva paura o non mi avrebbe pagato a dovere. 

iniziò a baciarmi e io lì ebbi un conato di vomito. stavo per vomitare e stavo tremando, la sua lingua umida e disgustosa sul mio collo mi fece ribollire dalla rabbia e lo spinsi via da me, facendolo cadere giù dalla macchina; pioveva forte e questo era un vantaggio per me. rimisi addosso la mia maglietta stropicciata e con fretta iniziai a correre il più velocemente possibile e mi infiltrai in un vialetto abitato, affannando mi poggiai a terra vedendo una figura che correva avvicinarsi sempre di più, chiunque fosse stato, non avevo speranza di scappare.

era una persona, che dalla voce sembrava gentile e pacata, sentivo scuotermi e aprii gli occhi. era un ragazzo con una cicatrice sull'occhio destro e i capelli sembravano essere rossicci, avevo la vista offuscata dalla pioggia. continuava a ripetermi qualcosa come ''ehi? tutto bene? non preoccuparti ci sono io con te'' e mi sembrava un miracolo, come un'angelo venuto a salvarmi.


apocalypse - kiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora