𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟏- 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫 𝐢𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨

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𝐎

26 agosto 1996

Cara Margot,

Ho passato la maggior parte della mattinata ad aiutare la mamma al bar fino a quando non è arrivato Linus e mi sono potuta rifugiare nel mio angolino, mentre di tanto in tanto prendevo degli ordini e servivo del caffè.

Oggi è un'altra giornata nuvolosa al Leadenhall Market, le temperature stanno scendendo lentamente mentre l'estate volge al termine, il che rende solo gli studenti pigri e i pochi uomini d'affari, che trascorrono le vacanze a Londra, hanno voglia di passare da una bevanda fredda a una calda. Il nostro piccolo caffè nel mercato di Leadenhall non manca mai di accontentare i sienziosi topi di biblioteca.

Ricordo l'estate scorsa quando eravamo completamente paralizzate dalla noia e costringemmo Linus a insegnarci come preparare ogni bevanda calda e autunnale del menu. Ti è sempre piaciuto il latte alla mela e cannella e ti sei sempre preoccupata di quante calorie ci fossero. Lo bevo ancora ogni volta che mi sento sola, anche quando fuori fa troppo caldo. Mi manchi tanto Margot...

Ero piegata sul bancone, il taccuino spalancato davanti a me, quando ho visto una cannuccia di carta atterrare sulla pagina davanti a me, fermandomi a metà frase. Era per il meglio - il giorno era ancora giovane e non era successo molto di cui avrei voluto scrivere ancora - ma ero ancora infastidita.

"Ofelia! Sto iniziando a dubitare che tu sia davvero qui per aiutarmi! Mettiti al lavoro, pigrona."

Gli occhi scuri di Linus si strinsero mentre saltava dal porta bicchieri di carta alla macchina del caffè. Un po' di sudore gli luccicava sulla fronte mentre camminava freneticamente avanti e indietro, dando gli ordini.

"Sta zitto, Linus!" Lo schernii e lo guardai ridacchiare per la mia maleducazione.

"Cliente al tavolo 4", disse e diede una gomitata alla sua direzione generale.

Presi l'ordine, preparai il tè per l'anziana signora e tornai al mio stato precedente.

Ben presto, l'intenso lunedì si trasformò in un pomeriggio lento. Stavo aspettando alla cassa, persa in qualche pensiero quando ho sentito suonare il campanello alla porta. Avevo gli occhi fissi in un punto sul pavimento piastrellato bianco e nero e quando ho visto le tre paia di gambe che si manifestavano nella mia visione periferica, ho preso meccanicamente un taccuino e la mia penna.

"Benvenuti al Coffee Bean. Cosa posso portarvi?" dissi con un tono chiaratamente cupo.

"È così che saluti i clienti? Pensavo che questo posto fosse amichevole!" disse una voce familiare. Alzai gli occhi per incontrare un viso lentigginoso e un'ampio sorriso. Proprio accanto a lui, un'altra testa con dei riccioli fiammeggianti e poi dietro, occhi verdi dietro degli occhiali tondi.

"Ron! Sei diventato più alto? Sono passati solo due mesi! Come può essere?"

Ron è sempre stato il tipo che ti abbraccia, non importa quale sia l'occasione. Era la sua virtù e quella che aveva imparato a esercitare solo in rari casi quando si trattava di me, consapevole di non essere una persona affettuosa. Questa volta, però, era l'occasione giusta per abbracciarmi. Torreggiava così tanto su di me rispetto al nostro ultimo abbraccio, che dovetti alzarmi in punta di piedi prima che Ron inaspettatamente mi sollevasse per una piroetta.

"Ci sei mancata alla Tana!" ha detto.

Ginny, con la quale non ho passato molto tempo a Hogwarts, era molto amichevole e mi ha rivolto un sorriso ampio e caloroso.

𝑆𝐴𝐿𝑉𝐴𝑅𝐸 𝐷𝑅𝐴𝐶𝑂 𝑀𝐴𝐿𝐹𝑂𝑌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora