Capitolo 34- l'ultimo sussurro (2 parte)

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«Mon amour...» sussurrò Thomas, uscendo dal paravento dorato.

«Da quanto siete nascosto lì dietro?» chiesi sbalordita.

«Da un po' in effetti. Vi ho visto tornare a cavallo e sono corso qui».

Mi tirai a sedere veloce come una volpe che fugge dai cacciatori. «Perché invece non siete corso al convento?»

«Mi avrebbero scoperto. Ci avrebbero scoperto entrambi».

«E ora che intendete fare? Sono qui a casa vostra e sto per sposare vostro fratello» chiesi, tra i denti.

"Possibile che non sia chiaro quanto questa situazione sia folle?"

«Volete mantenere la vostra promessa? Oppure mi consegnerete ad Edwin?»

Ma sapevo la risposta. Gliela leggevo in viso. Mi avrebbe lasciata e questa volta per sempre.

«Vado a Londra. La mia famiglia ha bisogno di un membro nel Consiglio Reale» m'informò.

«Siete un ciarlatano! Un egoista smidollato. Prima professate l'amore per me, arrivate persino a proporre una fuga e poi...vi rimangiate tutto. Ne ho abbastanza di voi! Addio milord» lo congedai pronunciando queste parole tutte in un sol respiro.

Aprii la porta bruscamente con la chiara intenzione di cacciarlo fuori. Thomas mosse un passo verso di me, ma non avrei accettato che mi toccasse. Mai più. Avevo raccolto talmente tanta rabbia che riuscii a spingerlo fuori e a chiudergli la porta in faccia senza alcun rimpianto.

Poco dopo giunse Anne, la mia fidata Anne, che mi osservò qualche minuto in silenzio, limitandosi a supervisionare due camerieri che portavano la vasca da bagno e la riempirono poi di acqua calda. La domestica versò della lavanda e mi offrì aiuto per entrarvi. Solo allora chiese informazioni. «Che cosa vi prende?»

«Thomas» risposi mentre la donna m'insaponava i capelli, le spalle e la schiena con movimenti rotatori e delicati.

Chiusi gli occhi e mi rilassai sotto le delicate dita della donna che, ad ogni tocco, faceva sciogliere ogni muscolo teso. Mi resi conto che il mio cuore non era stretto in una morsa, né aveva perso battiti. Stava bene proprio come me.

Avevo respinto quell'uomo, gettandolo ai confini della mia vita, e potevo considerarmi più che soddisfatta. Ora rimaneva solo una cosa da risolvere, che avevo quasi scordato con la mia sciocca fuga.

«Milady, ieri sera siete fuggita senza darmi il tempo di aggiornarvi» mi rimproverò Anne. «Vostra sorella ha consegnato le lettere di miss Harty al Primo Ministro che ha firmato la sua incarcerazione».

«Dove la porteranno?» chiesi, sollevata. Finalmente quella donna era lontano da tutti e soprattutto da me. Avrei avuto salva la vita.

«In Scozia da quanto ho capito».

Convenni che quello era il suo posto. "Lontano, proprio come vorrei Edwin".

«e...ha spiegato la motivazione di quel folle gesto?»

«Sì milady. La signora si è lamentata di esser stata tradita da lord Berdyshire che le aveva promesso di sposarla non appena fosse tornato in possesso della Contea e del documento regio che certificasse il suo ritorno nella Paria. Non le bastava più il denaro e il potere che il lord già le dava profumatamente ma desiderava il titolo di Contessa. Quando ha saputo che eravate incinta non ha saputo trattenersi, vedendo tutti i suoi desideri sparire e la vita tanto desiderata sfuggirle di mano. Inoltre...» ma fummo interrotte da alcune cameriere che reggevano due secchi di acqua calda per risciacquarmi il corpo e i capelli. Una volta sciacquata, mi asciugarono e poi mi fecero uscire dalla vasca.

Indossai una vestaglia rosa pastello e mi avvicinai al caminetto acceso per l'occasione: dovevo asciugarmi velocemente prima di prendere un raffreddore. Quando fummo di nuovo sole, Anne continuò il suo racconto.

«... Lord Dowen ha sempre avuto il coltello dalla parte del manico. Ha minacciato lord Berdyshire che se non vi avesse sposata sarebbe divenuto Thomas il nuovo Conte».

Strabuzzai gli occhi. «Impossibile. La legge parla chiaro. Solo l'erede evidente può avere il titolo».

Anne alzò le spalle. «Forse la parentela con re Giorgio avrebbe offerto loro la soluzione».

"Certamente essere imparentati con il Re, nonché capo della Chiesa, ha i suoi vantaggi"

«Vado a prendervi l'abito di nozze» disse Anne uscendo dalla stanza.

Chiusi gli occhi, godendomi il calore del caminetto sul viso, e distesi le gambe nude.

Fu un momento, un fruscio, che però mi mise in allerta e mi rimisi a sedere composta.

«Avete avuto il coraggio di scappare, dunque» disse Edwin, con i suoi occhi di ghiaccio.

«Che cosa fate qui!?» chiesi, incrociando le braccia al petto per proteggermi dal suo sguardo. Ero solo in vestaglia e talmente leggera che sarei stata additata come svergognata da chiunque entrasse nella stanza.

«Oh suvvia, questa veste è solo uno degli indumenti con cui vi vedrò più spesso» scoppiò a ridere lui.

«Milord!» lo rimproverai, «Non osate! Anne sarà di ritorno entro breve».

«Non ci disturberà».

«Oh non la conoscete milord e me neppure» risposi, sibillina.

«Amelie sono in qui in pace. Non voglio litigare».

«Cosa volete dunque?»

«Che deponiamo l'ascia di guerra. Accettate il vostro destino. Sposatemi e non ve ne pentirete».

Angolo autrice
Carissimi lettori, come promesso ecco il capitolo :) l'ho postato subito prima di andare a lavoro (metti mai che poi vengo sobbissata dalle cose  da fare e me ne dimentichi).
Aspetto i vostri commenti e le vostre stelline :)
Ps. Vorrei iscrivere la mia storia ai Wattys: 

1- che ne pensate?
2- devo sbrigarmi a pubblicare gli ultimi capitoli così rispetterei tutti i criteri di accesso

Un bacio grosso grosso, Irene 

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now