Capitolo 35: Nuovo inizio

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Rimasi basita. Potevo dire di conoscere Edwin un po' meglio ora ed in realtà leggevo tra queste sue parole un'autentica richiesta di pace.

"Ma è ciò che voglio?"

« Non vi obbligherò a vivere nel Berdyshire. Potremmo rimanere qui a Londra e andare lì, di tanto in tanto per poter gestire quella proprietà».

«Non mi state costringendo a seguirvi?»

Ero allibita. La proposta sarebbe stata allettante se non fosse che la mia idea di matrimonio era talmente diversa da quella di Edwin che non potevo prenderla seriamente.

« Non ho mai voluto farlo, Amelie. Ci siamo trovati in disaccordo su molte cose e sicuramente molte incomprensioni sono dovute per causa mia».

« O di miss Harty. La vostra amante se ricordate bene» lo rimbeccai.

« Non vi chiederò scusa per questo ma per essere stato molte volte indisposto verso di voi. Sarete libera di coltivare ciò che più vi aggrada: che siano piante o gentiluomini» rivelò.

«Milord!»
Non mi piaceva né il suo tono né la sua insinuazione.

«Ricordo bene il nostro incontro in biblioteca dove mi avete gentilmente rivelato che aiutavate vostro padre nell'amministrare la sua proprietà. Potreste aiutarmi quando dovrò recarmi a Londra o in viaggio per i miei affari».

Sgranai gli occhi. Avevo dimenticato questo Edwin così gentile e affabile che potuto vedere solo un'altra volta e dalle cui parole non appariva alcun secondo fine.

«Milady, avete inoltre poche altre possibilità per proteggere voi stessa e la vostra famiglia» incalzò «I McGregor torneranno alla carica senza il nostro aiuto e, se ben ricordate, non furono così disponibili l'ultima volta che li avete incontrati».

Ricordavo fin troppo bene. Avevano rapito me e mia sorella mentre tornavamo a casa e ci avevano tenuto prigioniere per alcuni giorni, vivendo nel buio e nella paura e soprattutto nella solitudine temendo l'una per l'altra.

«Sono disponibile per salvarvi. Lo sono ora come allora» confessò, afferrandomi la mano calda.

I suoi occhi chiari brillavano, illuminati dalle fiamme del caminetto e le gote erano incredibilmente rosee e quasi perfette,  i segni delle cicatrici si notavano appena dando al suo volto un aspetto vissuto e selvaggio.

«I soldati erano di vostro padre» mormorai, ancora catturata da quell'atmosfera così elettrica.

«Obbedivano ad un mio ordine».

Edwin cadde in ginocchio, letteralmente ai miei piedi, e posò le sue labbra sul mio palmo. Quel tocco freddo mi fece tremare. «Sono stanco di combattere. Voglio vivere serenamente e in pace con voi perché è solo voi che voglio. Voi e nessun'altra. Ora l'ho capito».

«Cosa vi ha fatto cambiare idea?» domandai, sottraendo la mano. Era improbabile che la sua confessione fosse vera, non dopo tutto ciò che sapevo di lui, ma quegli occhi erano così animati e diversi dalla solita indifferenza che mi sembra comunicassero la realtà delle sue parole.

«La vostra tenacia e il vostro coraggio. Nessun altro sarebbe scappato nel cuore della notte il giorno prima delle sue nozze. Voi avete fegato e quel coraggio a me manca».

«Non posso tradire me stessa. Se lo facessi, lo rimpiangerei per sempre».

«Farò in modo che vi innamoriate di me. Lo posso fare e giuro che lo farò».

«No, non lo fate. Queste parole non...»

«...portano mai bene. Ricordo anche questa frase di voi. Me lo diceste mesi» sorrise lui, addolcendo ulteriormente la sua espressione. «Sarò un marito perfetto, come lo desiderate voi».

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now