Tenerezza

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L'ultima volta che aveva visto Akutagawa era stato a un passo dalla morte.

Un istante fugace, che era parso lungo un'eternità, da quanto nitido era rimasto nei suoi ricordi. Un attimo prima vedeva l'abisso nero che era certo l'avrebbe inghiottito per sempre senza speranza, e un attimo dopo stava guardando gli occhi di Akutagawa, mai stati così grandi, mai così pieni di emozioni.

Paura, rimorso, sollievo, senso di colpa. Ma non un accenno di disprezzo o di odio.

Atsushi lo sapeva: quello era un punto di non ritorno. Ma quel che era peggio, ciò che gli faceva stringere il cuore così tanto, era la consapevolezza di non voler tornare indietro in ogni caso.

Dal suo rifugio di membra avvolte su se stesse, Atsushi sollevò lo sguardo quando udì il rumore della porta che si apriva e si sorprese a non sussultare a incrociare gli occhi dell'altro. Il suo corpo aveva già accettato così facilmente la sua indomabile presenza, mentre il suo cuore continuava a venirne agitato.

Tenne gli occhi bassi e non si mosse, mentre Akutagawa si avvicinava piano. Non indossava il suo cappotto nero, lo scheletro abituale di Rashoumon, perciò la sua immagine era molto simile alla propria; persino nei pantaloni sporchi e nella camicia solo vagamente bianca, rimasta strappata in più punti a causa dell'ultima battaglia. Sentì il leggero peso delle sue ginocchia e delle sue braccia sul letto, man mano che Akutagawa si avvicinava fino a fronteggiarlo per l'ennesima volta.

Avere davanti Akutagawa era sempre spaventoso, perché era come guardarsi allo specchio e vedere tutte le cicatrici della sua vita. I due avevano fatto scelte differenti su cosa farsene, ma era proprio a causa di quei marchi di dolore sulla pelle che potevano comprendersi così profondamente. Ciò che era incerto era determinare chi dei due trovasse più difficile ammetterlo, e su questo Atsushi iniziò a sentirsi colpevole.

Con quel timore che ormai si era cucito addosso, Atsushi cercò i suoi occhi e rimase incantato dall'assenza di ogni turbamento. Akutagawa lo guardava con sincero rispetto e una buona dose di curiosità, come se avesse una chiara intenzione che però Atsushi non avrebbe saputo descrivere a parole.

- Grazie.- riuscì a mormorare con un accenno di voce, distogliendo ancora lo sguardo. Glielo doveva, finalmente, per ciò che era accaduto quel giorno e per tantissimi altri nodi del loro legame.

- Non dirlo nemmeno.-

Gli sembrava ancora così strana la sua gentilezza, quel suo modo umano di trattarlo che era completamente diverso da com'era stato all'inizio del loro rapporto.

O meglio, da come Atsushi si ostinava ancora a immaginargli addosso.

- Sono io a ringraziare te.-

Il tono con cui Akutagawa pronunciò quelle parole lo sorprese forse più del loro significato. Era stata quasi come una carezza sul cuore con una mano infuocata che lo stava ustionando dolcemente.

Ma appena la sua espressione si fece ancora più combattuta, perché non aveva idea di come reagire, Akutagawa la dissolse con un leggerissimo bacio all'angolo della bocca.

In quel punto, Atsushi percepì il bruciore di un graffio che non avrebbe saputo dire come si fosse procurato. Al contatto con le labbra fredde di Akutagawa, esso divenne quasi piacevole, terapeutico. La persona che per tanto tempo aveva considerato come una minaccia, la causa dei suoi mali, stava ora diventando la sua cura.

O forse Akutagawa era sempre stato la sua cura e non era mai riuscito ad accettarlo, come invece l'altro aveva fatto prima di lui.

La testa gli girava e le tempie gli pulsavano, a sentire il suo respiro così vicino al proprio. La sua mente non aveva mai conosciuto una tale confusione, eppure in fondo al suo cuore distingueva un desiderio, un unico e semplice pensiero.

Tenerezza [SHIN SOUKOKU]Where stories live. Discover now