Feriscimi ancora

1.3K 94 34
                                    



- E hai pensato bene di non dirmelo! - urlò Simone.
- Dopo tutto quello che ho fatto per starti vicino! Ti ho aiutato quando stavi nei guai fino al collo, ti ho visto rovinarti la vita stando appresso ad Alice e Chicca e tutte le altre che ti sei andato a cercare pur di... non accettare che mi amavi... ti ho sempre aspettato e adesso mi hai totalmente escluso - continuò ancora, facendo fatica a portare a termine il suo discorso.
Gli si spezzò la voce, gli occhi iniziarono a bruciare. Il suo sguardo vagava alla ricerca di un qualcosa negli occhi di Manuel, sperando che all'improvviso gli dicesse che era tutto uno scherzo.

- Che ti amo, Simó. Non parlare al passato.
- No, tu non mi ami. Non è amore, questo.

Simone fece per andarsene raccogliendo il casco da terra.
Nel garage di Manuel erano rimasti fermi per tutto il tempo, immobili, praticamente uno di fronte all'altro ma a distanza di sicurezza, per non ferirsi più del dovuto a guardarsi da troppo vicino.

- Amare qualcuno significa includerlo nelle tue scelte di vita - disse, prima di posare una mano sulla maniglia di quella porta un po' decadente.
- Simo, dove vai? Vieni qua, non ho finito.
- Perché, devi colpire ancora? Non ti basta quanto male mi hai fatto?
- Ne stai facendo una tragedia, tu mi puoi raggiungere tutte le volte che vuoi - fece Manuel, mantenendo la calma rispetto al tono decisamente alto dell'altro.
Simone si avvicinò a lui, si fermò a due soli passi, per incenerirlo con gli occhi e lasciare il segno.

- Mi avevi promesso che saremmo partiti insieme, che avremmo trovato il lavoro dei sogni. Mi avevi promesso una casa piccola, accogliente, con noi due dentro a rincorrerci come due adolescenti per sempre. Mi avevi promesso di includermi nelle tue scelte, di non mentirmi mai. E adesso guardati...

Simone puntò il dito contro il petto di Manuel, per poi ritrarlo immediatamente come se si fosse appena preso la scossa.
Lo sguardo del più basso vacillò, stava per crollare e non sapeva come rimediare al danno compiuto.
Era vero, gli aveva fatto tutte quelle promesse per poi buttarle al vento. Perché una casa l'aveva trovata, ma solo per lui e a Verona, dove aveva appena trovato lavoro presso una grande officina che gli aveva proposto un contratto eccellente.
Non se l'era sentita di rinunciare, voleva aiutare la madre e aveva sperato che Simone avesse potuto capire, o meglio, lo avesse seguito dopo poco.
E invece non era andata proprio così, quando una ventina di minuti prima gli aveva dato la notizia.

- Ehi - aveva detto Simone in un sussurro, avvicinandosi al volto di Manuel per posarci un bacio a stampo sulle labbra.
Non vedeva l'ora di dirgli che aveva prenotato una vacanza solo per loro due, nel weekend, in Valle D'Aosta. Una piccola baita in montagna, lontani da tutti e dal frastuono di Roma.
- Te devo dì una cosa, Simo - aveva subito attaccato Manuel, gettando per terra lo straccio appena utilizzato per pulirsi le mani dallo sporco di olio motore.
- Che è successo?
Simone si era fatto subito scuro in volto, notando come l'altro avesse dipinta in faccia una pennellata di agitazione mista a timore.
- Domani parto.
- Ah, dove vai? Quanto mancherai?
Ma quando Simone aveva visto le labbra serrate di Manuel senza alcuna intenzione di schiudersi, si era allontanato sempre più velocemente, fino a toccare il muro dall'altra parte della stanza con le spalle.
- Perché torni, vero?
- No, Simo. O almeno, tornerò ogni tanto.
- Stai scherzando?

Manuel afferrò Simone per i polsi, lo costrinse a guardare i suoi occhi ludici.
- Guardami, per favore - lo pregò.
- Io voglio stare con te. Vado per lavorare, te l'ho detto. Tu puoi venire da me quando vuoi, potremmo andare a vivere insieme proprio come ti avevo promesso - aggiunse.
Simone si divincolò da quella presa, si strinse nelle spalle e incrociò le braccia.

- Tu non capisci. Sei stato con me, questi giorni, senza mai accennarmi nulla. Mi hai guardato negli occhi, siamo stati nudi nelle stesse lenzuola e tu non hai mai pensato di dirmi che te ne saresti andato. È una cosa tua. L'hai decisa da solo, lasciandomi fuori.
- Non sapevo come dirtelo, okay? Temevo esattamente 'sta reazione, lo capisci?
- E cos'altro potevi aspettarti? Hai trovato il lavoro della vita? Beh, sono contento per te. Ma hai perso me, che della tua vita potevo essere l'amore.

Si incamminò verso la porta, stavolta aprendola per davvero per portarsi via da quel posto pieno di ricordi, che adesso sarebbe diventato solo un garage vuoto.
Avrebbe evitato anche di prendere quella strada, si sarebbe dimenticato dei loro pomeriggi a riparare le moto, finiti poi a baciarsi sul pavimento e sporcarsi i vestiti di nero.
Avrebbe nascosto o bruciato tutte le polaroid che aveva appeso in camera, scattate con la macchina che gli aveva regalato proprio Manuel, nel Natale di due anni prima.
Avrebbe cercato di sopravvivere, senza dare troppa voce a quella perdita.
Sapeva che non ce l'avrebbe fatta, che non sarebbe stato facile.

Fuori diluviava.
Simone aveva la macchina parcheggiata nel vialetto di quella casa che sembrava cadere a pezzi.
E forse lo capiva anche, Manuel. Capiva perché lo stesse facendo, perché non ci avesse pensato più di due minuti.
Ma non gli avrebbe mai perdonato quel silenzio, quel suo agire alle spalle senza avvertirlo che lo stava per lasciare da solo. Quel non informarlo perché tanto aveva già deciso senza di lui.

Infilò la chiave nel quadro, aveva i vestiti bagnati e i capelli grondanti.
Prima di partire, sentì un tonfo contro il finestrino.
Erano le mani di Manuel, avevano picchiato contro il vetro per attirare la sua attenzione.
- Apri questa portiera - gli chiese, continuando a sbattere contro la superficie trasparente.
Se ne stava sotto la pioggia, senza alcuna intenzione di rientrare, i capelli fradici sulla fronte e gli indumenti zuppi.
Il volto sofferente.
- Vieni con me - lo implorò.

Simone aprì lo sportello, scese di nuovo ad accogliere la pioggia, e ad accogliere quel ragazzo che tanto amava ma a cui adesso doveva rinunciare.
Non seppero mai se l'altro stesse piangendo, perché le gocce che si posavano sui loro volti a quella velocità si confondevano facilmente con le lacrime.
- Non posso venire con te - fece Simone.
- Dimmi perché! - urlò Manuel.
- Perché non l'abbiamo scelto insieme, Manu.

Manuel, capendo come stava andando a finire, si gettò contro il petto di Simone, ci piantò il viso, si strinse alla sua giacca come se bastasse per trattenerlo.
- Non mi lasciare - singhiozzò.
Simone si aggrappò ai suoi capelli, voleva imprimersi tutto di lui addosso, per poterlo ricordare nei momenti più difficili.
Gli posò un bacio sui capelli, tremarono insieme, poi si scostò.
- Sei tu che mi stai lasciando, buona fortuna, amore mio.

Feriscimi ancora Donde viven las historias. Descúbrelo ahora