𝗌𝗈𝗅𝗈 𝗉𝖾𝗋 𝗎𝗇𝖺 𝗇𝗈𝗍𝗍𝖾

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Che giornata estremamente calda, quella. Il sole splendeva cocente alto in cielo, mentre tutti ricercavano l'ombra, nonostante il caldo si percepisse anche lì.
Piacevole ma al contempo straziante quella camminata sotto al sole.
Vagavano per quelle strade apparentemente lunghissime a causa del caldo che gli aveva sfiniti ore prima, il loro cammino non era cessato per un solo istante, e il ristorante che li attendeva si trovava a diversi metri di distanza.

Izuku era in fondo alla massa di compagni, da solo, affiancato da studenti mai visti prima, ma sicuramente di classi che erano in gita con loro.
L'aria calda non lo toccava particolarmente e muoveva tranquillo i suoi passi senza mai superare quelli degli altri. Non voleva farsi vedere dai suoi compagni che, da anni, non facevano che perseguitarlo da quando metteva piede in classe a quando ne usciva.
Dall'inizio di quell'anno, tuttavia, tutto il malessere provato a scuola stava cominciando a viverlo anche al di fuori di essa: quando usciva di casa e andava al supermercato a fare la spesa, puntualmente incontrava qualche suo temibile compagno; se aveva voglia di passeggiare da solo e portava con sé le cuffiette, incontrato un suo compagno, queste finivano a terra accanto al suo corpo, che si arricchiva ogni giorno di una nuova cicatrice; e se, per caso, aggiornava il suo profilo di instagram con un post o una storia, subito era costretto a cancellare a causa degli insulti ricevuti.

L'ultimo evento risaliva al giorno precedente, riguardante la disposizione delle camere d'hotel, e, come si aspettava, nessuno voleva stare con lui.
«Professore, va bene anche una stanza singola», aveva detto al docente, accendendo una speranza nei confronti di quegli esseri tanto crudeli, la cui cattiveria era infondata e insensata. Ma questo, ignaro delle sue sofferenze, si era rifiutato. «Non voglio che tu stia solo», dichiaró apertamente.
Gesto nobile il suo, pensó Izuku, ma cosa avrebbe fatto, allora?
«Puoi stare con Ren, ti va?», domandó gentilmente subito dopo l'adulto, al che il verde sbiancó.
Nessuno gli sarebbe mai andato bene ma, tra tutti, perché proprio il peggiore?
«Si», sospiró, consapevole di ciò che lo aspettava.

«Che palle, io con te non ci sto», sputó acido quel ragazzo tanto insolente ma, agli occhi dei docenti, un angelo dalle ali bianche e dall'infinita purezza. «Stiamo in camera insieme solo formalmente, quindi me ne vado», continuó dopo aver raccolto parte le sue robe, per poi abbandonare la stanza, lasciandoci Izuku.
«Finalmente», disse in un sussurro una volta chiusa la porta, temendo di poter ancora essere ascoltato.
Sentì bussare e si irrigì ancora per la medesima paura; poi corse ad aprire, evitando per poco di inciampare sulle sue stesse scarpe. Temeva, infatti, che il suo terrore fosse divenuto realtà quando, davanti a sé, ritrovo ancora la figura di Ren.
«Se busso, apri. Se non ci sarai, scappa», concluse, definitivamente per quel momento, e corse via, verso la stanza dei suoi "amici".

Il verde chiuse la porta e un rumoroso sospiro fuoriuscì dalle sue sottili labbra. Nella stanza erano percepibili soltanto i suoi passi diretti verso il letto, nell'angolo della stanza, il più “appartato”.
Afferró il suo zaino, aprì la cerniera maggiore e successivamente ne aprì una seconda, interna, dalla quale fuoriuscì un sottile filo bianco, diviso in due differenti strade, unite fino a un certo punto e poi costrette a separarsi, e terminanti con due palline appena bucherellate.
Le infiló alle orecchie e le sistemó, scelse una playlist da riprodurre e concesse alla voce soave del suo cantante preferito di disperdersi tra le mura di quella stanza, piccola ma accogliente, anche se questa non poteva sentirlo.
Che voce angelica la sua, si ritrovó a pensare, mentre nella sua mente fu proiettata l'immagine di Todoroki Shoto, un ragazzo della sua età che aveva partecipato ad un famoso programma televisivo, “choose your favorite”, e aveva riscattato un notevole successo nonostante la sua giovane età.
Era stato per Izuku amore a prima vista, ma soprattutto a primo ascolto. Era un ragazzo splendido, dalla bellezza particolarmente rara che il verde si soffermava sempre ad osservare; sembrava conoscer perfettamente i lineamenti del suo volto, viste le numerose foto che conservava in galleria e il tempo passato ad ammirarle. Molti di questi lo incuriosivano parecchio, anche perché neanche i social e i giornali riportavano tante informazioni sulla sua vita privata.
Desiderava ardentemente incontrarlo, abbracciarlo e dirgli ciò che sentiva dentro di sé ogni volta che lo ascoltava; voleva parlare dei brividi che lo percorrevano e delle canzoni che più preferiva. Ma sopratutto, avrebbe voluto essere guardato come un amico e un coetaneo, e non con quella superiorità che artisti di un certo calibro possono permettersi, ma che difficilmente è tollerata. Questo, però, sarebbe stato impossibile, e lui ne era più che consapevole.

𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧𝐚 𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 | 𝗍𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Donde viven las historias. Descúbrelo ahora