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IN VIAGGIO CON I MORTI

Il ragazzino corse attraverso le gallerie, tenendosi contro il muro e facendo attenzione a non scivolare; ogni tanto si voltava per controllare che nessuno lo seguisse e fu proprio quel gesto a farlo finire in trappola. Un muro di teschi gli bloccò il passaggio e lo fece raggelare. Stava per tornare sui suoi passi quando una pesante mano lo afferrò per la spalla e gli tappò la bocca. I suoi occhi si riempirono di lacrime.

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Caleb si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli; si tolse gli occhiali e si massaggiò la base del naso. Fissò con distrazione l'oggetto incriminato, ricordando il giorno in cui fu costretto ad andare dall'oculista per via di un fastidioso bruciore, risultato: "Signor Moon, ha sforzato troppo i suoi occhi in questo periodo. Le consiglio di ricominciare a mettere gli occhiali, almeno mentre legge o scrive".

Tese l'orecchio ed emise un profondo respiro, quando si rese conto del completo silenzio. In quei giorni i suoi vicini erano più rumorosi del solito: i preparativi per il viaggio a New York li avevano tenuti occupati per gran parte della mattinata, insieme alle loro solite discussioni sull'ammiraglio a cui si era aggiunto il nuovo ragazzo della figlia, che a quanto pare non aveva ancora ottenuto l'approvazione del signor Carpenter. Erano partiti quel pomeriggio con la promessa di portare al loro adorato vicino scrittore un bel souvenir per farsi perdonare della confusione.

Picchiettò il dito sulla scrivania e fissò assorto il foglio bianco, che sarebbe dovuto essere pieno di idee per il nuovo libro. La sua mente era come quel foglio: completamente vuota.

Andò in cucina per prendersi qualcosa da bere "Ci vuole un po' di svago. Ho decisamente bisogno di una vacanza", aprì il frigo e afferrò una lattina di soda, poi prese il portatile e iniziò a cercare uno di quei voli dell'ultimo minuto - ne trovò uno diretto a Parigi, che decollava quella notte alle 2.00. Prenotò il biglietto e subito dopo andò a preparare la valigia e ad avvisare la sua agente che non sarebbe stato a casa per qualche giorno.

Come al solito, prendere l'aereo fu particolarmente traumatico, specialmente se il volo previsto per le 2.00 di notte tardava di un'ora, se poi si aggiungevano un vecchietto brontolone e consorte con quattro enormi valigie al seguito lo stress era assicurato. Il viaggio fu lungo e Caleb si complimentò con se stesso per essersi portato dietro una guida sulle attrazioni più famose di Parigi "Il Louvre sarà la mia prima tappa, subito dopo l'albergo"; cercò di dormire almeno qualche ora, anche se fu piuttosto complicato avendo una mamma con il bambino piccolo, che non smetteva di piangere, a fianco.

Una volta sceso dall'aereo tirò un sospiro di sollievo e, dopo aver recuperato il bagaglio, andò a cercare un taxi; mezz'ora e molte spiegazioni dopo, riuscì a trovare un tassista che lo portasse al suo albergo senza lamentarsi del suo accento.

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Quand'era piccolo si era preso una cotta per una bambina che si era trasferita con i suoi genitori nella casa di fianco alla sua, aveva corti capelli castani e occhi verdi con pagliuzze dorate ai bordi, la pelle pallida faceva risaltare le numerose lentiggini sul piccolo naso. La sua aria angelica incantava tutti quelli che la vedevano e lui era stato uno di quei poveri sempliciotti – il suo carattere si era rivelato essere quello del demonio incarnato, finendo col diventare uno dei suoi primi traumi infantili.

Ritrovare quella stessa bambina, ormai donna, di fronte a sé fu uno shock, il suo cuore batteva talmente forte che per un attimo temette di avere un infarto.

In viaggio con i morti - Avventure di uno scrittore 10Where stories live. Discover now