Forsaken Foxy

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Il Pirate Cove era diventato un luogo molto triste. Nessuna risata di bambino lo animava da tempo, nessuno spettacolo divertente veniva più inscenato sul palco.

Foxy era lì, buttato in un angolo, senza che nessuno avesse avuto la decenza di smantellarlo e far cessare la sua sofferenza una volta per tutte.

Nessuno ormai apriva più le tende viola consunte del suo covo da anni, e lui si sentiva solo.


Tic.


Tac.


Il tempo per lui scorreva a velocità dimezzata. La lentezza infinita di ogni secondo lo lacerava.


Tic.


Tac.


Come un conto alla rovescia infinito.


Tic.


Tac.


Foxy cercava di non muoversi troppo. Ogni movimento gli causava dolore e scricchiolamenti pericolosi dell'endoscheletro. Muoversi troppo avrebbe risvegliato il sentimento di rabbia dell'anima del bambino, forse.

Comunque restava incapace di farlo.

Sospiro.


Tic.


Tac.


Le sue palpebre si abbassarono mestamente su quelle palle luminose che erano i suoi occhi, ormai privati di ogni gioia di vivere.

Un paio di minuti, e Foxy riaprì lentamente gli occhi. La tristezza del vuoto Pirate Cove lo abbatté.


Tic.


Tac.


Un senso di opprimenza lo colse. Fece tremolare leggermente il braccio con l'uncino. Fissò la stoffa di rivestimento strappata in più punti.

Ecco cosa aveva fatto il tempo di lui.

Un relitto.


Tic.


Tac.


Non era più il fiero pirata amato da tutti i bambini. Non dopo il morso dell'87.

Era diventato un mostro, un demone, e tutti l'avevano lasciato lì a marcire.


Tic.


Tac.


Com'era brutto essere consapevoli che non sarebbe arrivato nessuno a salvarti.

Nonostante gli anni, nonostante il tempo.

Tic.

Tac.

La rabbia repressa di decenni, sua e dell'anima del bambino, gli fece scattare il braccio contro il muro. Le giunture metalliche produssero un rumore agghiacciante, ma ressero.

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