Prologo - La Fine

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     Gli alberi erano fitti ed oscuravano il cielo e, tuttavia, i lampi delle esplosioni non potevano essere mascherati dalla cortina verde e marrone, esattamente nello stesso modo in cui il battito furioso del mio cuore non poteva cancellare il rombo delle esplosioni.

     Non mi importava più dei tagli, dei lividi, delle caviglie doloranti: dovevo muovermi, avanzare. Non potevo rischiare di fermarmi, di guardarmi alle spalle. Non mi importava più neanche di sapere se le grida che sentivo fossero reali o solo frutto della mia immaginazione. Del resto, avevo visto i Magi combattere con i soldati al limitare del bosco, sapevo che la battaglia sarebbe finita presto e potevo immaginare chi avrebbe vinto. L'Esercito della Capitale aveva le armi migliori, cose che facevano paura anche ai cittadini, spaventati di finire sotto il fuoco amico. Ma i Magi... li avevo visti quando erano entrati in città. Non gli servivano i numeri di un esercito normale per portare il caos. Avevano i loro abiti scuri, inquietanti e ricamati d'oro, maschere inespressive con grandi occhi e bocche piatte e larghe.

     Tre Magi potevano distruggere un quartiere in una manciata di secondi, semplicemente usando i loro incantesimi, muovendosi all'unisono, descrivendo con le mani figure misteriose in aria, in una strana danza che ti ipnotizzava e ti lasciava tremante.

     Era per questo che l'Esercito era disperato. Era per questo che la gente scappava dove poteva, perché sapeva che la disperazione avrebbe partorito orrori. E sapeva che i Magi avrebbero risposto, perché per loro era finito il tempo di nascondersi.

     Con le gambe a pezzi ed il fiato corto, alla fine, scivolai e caddi. Sprofondai tra le foglie marce, nel sottobosco umido che sarebbe stato di sicuro la mia tomba. Ed in qualche strana, bizzarra maniera quel pensiero quasi mi consolò quando la luce esplose, e poi il rombo mi fece scoppiare i timpani.

     I tronchi tutto intorno tremarono, la terra si sollevò ed io venni scaraventata contro una roccia, con il viso rivolto verso l'alto. Adesso le cime degli alberi non potevano più nulla contro la luce che mi bruciava gli occhi. Con la mente annebbiata ed il corpo a pezzi, non riuscivo a pensare ad altro che al bagliore innaturale che, ne ero sicura, avrebbe vaporizzato i miei occhi ed al rombo che annunciava, come uno squillo di tromba, la fine del mondo.

     Per un attimo ebbi l'impressione che gli alberi fossero sul punto di piegarsi, i grossi tronchi resi malleabili come argilla. Per un istante mi domandai se fossi ancora a terra, o se non fossi stata invece sospinta verso l'alto. La luce continuava ad aumentare, cancellando le sagome delle cose tutto intorno, inghiottendo gli alberi in un'agonia di fuoco.

     Bruciavo, e non sapevo dire se era la mia pelle ad andare a fuoco o se fossero le mie ossa, gli organi, le vene. Persino i miei pensieri si erano fatti di fuoco, mentre sprofondavo o, forse, ascendevo, e gli alberi si piegavano e le rocce si scioglievano.

     Morii in questo modo, nel tormento. Senza la preghiera di un amico, accompagnata dal lento ruggito dell'apocalisse. 

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⏰ Last updated: Jul 30, 2022 ⏰

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Signora di Cenere e DistruzioneWhere stories live. Discover now