Remedy

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Le auto scorrevano una ad una, in fila, davanti ai suoi occhi. Il cuore batteva all'impazzata, frenetico, in un misto di emozioni ingarbugliate. Non sapeva come sentirsi Will, seduto sui sedili posteriori del minivan.

Era confuso, irritato, triste, ma allo stesso tempo l'idea di avere di nuovo tutti i suoi amici attorno e sua madre felice insieme a Hopper, lo rallegrava un po'. Quella, però, era una sensazione passeggera, quasi spicciola perché le nubi scure che sostavano sulle loro teste ormai da qualche giorno gli facevano quasi perdere il respiro.

Lui era tornato ancora una volta, e per Will fu come un costante tuffo nel passato. Il suo corpo raggelò al solo pensiero sotto gli occhi attenti di Mike, accanto a lui. Sussultò al ricordo del mostro ombra dentro di sé. A quello che aveva fatto. A come aveva ucciso delle persone sotto il suo controllo. E a Bob, soprattutto; a come quella perdita lo aveva in qualche modo devastato.

Tutti i suoi ricordi più brutti erano racchiusi in quel singolo frammento di città e lì ci aveva lasciato inevitabilmente una parte dì sé quasi del tutto sbiadita: quella del ragazzino fragile e ancora troppo bambino e quello divorato dai sensi di colpa perché non aveva mai fatto niente per rimediare.

Tutto ad un tratto qualcosa dentro di lui si accese e capì che era di quello che si trattava, la principale causa del suo malessere interiore: il non aver rimediato. Ma come? In che modo poteva farlo? Non aveva i poteri come El, non aveva niente di veramente speciale che potesse contribuire a porre fine a quella storia. Poteva percepirlo, sì, avvertire la sua presenza, ma qual era il vero significato dietro quella connessione particolare che si era creata tra lui e il Sottosopra? Che cosa voleva dire? Che una parte di lui sarebbe sempre stata sua? Che la ragione per cui continuava a tornare nel mondo di Sopra era perché lui gli permetteva di aggrapparsici come una sorta di garanzia? Se la sua intuizione fosse stata esatta questo avrebbe voluto dire una sola cosa... e l'avrebbe fatto, senza esitazione. Aveva paura, una fottuta paura, ma doveva rimediare a tutto quello che aveva causato solo perché aveva avuto la sfortuna di essere ancora la porta d'ingresso di un mostro che non conosceva limiti nel suo mondo contorto.

All'improvviso la mano di Mike toccò dolcemente la sua spalla, un gesto che gli aveva riservato davvero poche volte.

"Ti senti bene?" chiese.

Will scosse la testa dimenticando per un attimo tutti quei pensieri.

"S-sì..."

"Siamo quasi arrivati. È così strano tornare nella tua vecchia casa."

Il sorriso di Mike era genuino, sincero, calmo, ed era così strano per lui esserlo in un momento come quello. La sua ragazza era là fuori a potenziare ancora di più i suoi poteri con chi e chissà dove, ma come ci riusciva?

"Sì, è strano" gli rispose, ma forse lui non si riferiva alla stessa cosa.

"Ogni tanto, quando tornavo a casa da scuola, sbagliavo strada e dovevo tornare indietro. Sai... l'abitudine."

Will avrebbe voluto sorridergli ma non ci riuscì. Che senso aveva dirgli queste cose adesso dopo che per un anno intero aveva fatto finta che non esistesse?

"Ti conviene prendere l'autobus quando tutto sarà finito allora."

Leggermente irritato, William prese a guardare di nuovo le auto davanti a sé, mentre Michael abbassò lo sguardo, sorpreso di quella risposta, ma ciò non bastò a fargli chiudere la conversazione.

"Dai per scontato che vinceremo."

Will riprese a guardarlo, incatenando gli occhi verdi coi suoi, "Sarà così" rispose, "Dev'essere così."

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