Pan di spagna e cioccolata calda

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Ciao! Questa storia è la terza parte di una serie scritta a due mani da me e muffin12. Le ho dato il permesso di pubblicarle nel suo profilo in quanto fino a pochissimo tempo fa non avevo un account wattpad, ora potete trovarmi con il nome @LW_Deh

Le storie, tuttavia, possono essere lette singolarmente visto che ognuna racconta di una coppia differente, l'unica cosa è che sono ambientate tutte nello stesso bar.
La serie si chiama Coffee Break ed è una caféAU che comprende:

OsaSuna – muffin12 : "Mocaccino bollente e caramello salato"
KuroKen – LorasWeasley : "Torta di mele e cocktail speciale"
BokuAka – LorasWeasley "Pan di Spagna e Cioccolata Calda"
SakuAtsu – muffin12  (in arrivo entro la fine dell'anno sul suo profilo)


Pan di Spagna e Cioccolata Calda

Akaashi doveva saperlo che sarebbe stata una truffa, che c'era qualcosa sotto. Poiché era troppo bello per essere vero.
Quel "CERCASI CAMERIERE/BANCONISTA" in uno dei bar a due passi dall'università che frequentava era strano. Perché nessuno, tra tutti gli studenti fuorisede che frequentavano i suoi stessi corsi, l'aveva ancora reclamato?
Durante il colloquio aveva capito facilmente che non erano gli orari il problema né lo stipendio, il proprietario capiva le loro esigenze da universitari e non li sottopagava nonostante fossero ancora dei ragazzi.
Era l'ambiente di lavoro perfetto, quello che chiunque studente fuorisede della sua età avrebbe voluto, quindi Akaashi si chiese ancora di più: perché nessuno aveva preso quel lavoro prima di lui?
L'uomo che gli aveva fatto il colloquio era il proprietario del bar, si chiamava Takeda ed era molto gentile e disponibile. Gli aveva detto che lui non stava quasi mai lì dentro ma che se avevano bisogno di qualsiasi cosa o se ci fossero stati problemi gli bastava chiamare che sarebbe arrivato di corsa. Infine, gli presentò il resto dei suoi colleghi.
-Noi qui siamo come una famiglia!- aveva affermato tutto felice mentre ognuno degli altri ragazzi guardava Akaashi con sguardo annoiato, famelico o schifato per la frase che aveva appena sentito.
Aveva poi presentato Keiji a tutti loro e, prima di andarsene, aveva dato diverse indicazioni.
-Ragazzi mi raccomando a quello che vi avevo detto, dovete sorridere di più!
Un tipo biondo, alto e con gli occhiali sbuffò e rispose -Non ne vedo il bisogno, non c'è mica una parata di idioti che mi sfila davan...
La sua frase fu troncata a metà dall'arrivo di altri due ragazzi che lavoravano lì dentro, evidentemente in ritardo, avevano il fiatone di chi aveva corso fino a lì. Scoprì solo successivamente che si chiamavano Hinata e Kageyama e che le loro gare erano all'ordine del giorno.
-Oh ecco, come non detto- concluse il biondo.
Takeda fece finta di non sentirlo (o forse non si accorse davvero dell'insulto) e questa volta si rivolse ad Akaashi -ti daranno loro un grembiule e la targhetta con il tuo nome, vorrei spiegarti di più su come si lavora qui dentro ma come ti ho già detto non sono molto presente, preferisco che lo facciano direttamente loro.
Altri dieci minuti dopo era andato via e Akaashi rimase solo con i propri colleghi.
-Tieni, questo è il tuo grembiule- gli passò il tessuto ben pulito e piegato quello che, se aveva capito bene, doveva chiamarsi Sakusa.
Akaashi lo accetto con un inchino -Grazie. E la targhetta?
-Non le usiamo- rispose in fretta Suna, annoiato, mentre leggeva un messaggio dal suo cellulare.
-Perché? Non è illegale?
-Non vogliamo che i clienti sappiano i nostri nomi per potersi lamentare direttamente- rispose Kuro Tetsuro. Il sorriso divertito che non aveva mai lasciato il suo volto.
Akaashi corrugò la fronte -Fate cose per le quali i clienti dovrebbero lamentarsi?
Nessuno rispose e fu proprio in quel momento che Keiji capì: non è che la gente non chiedeva il lavoro in quel bar, lo faceva... ma scappava sempre prima della conclusione della settimana di prova, quindi il cartello non veniva mai tolto.
Gli era bastata meno di una settimana di lavoro per capirlo appieno: il suo compito principale non era quello del cameriere o del banconista, bensì quello di fare da babysitter ai suoi colleghi di lavoro.
Non che gli fosse stato espressamente richiesto, ma Akaashi era fatto così, era una persona che pensava e rimuginava troppo spesso alle cose e che non riusciva a lasciare nulla incompleto o svolto superficialmente, a vedere cose fuori posto o a chiudere gli occhi durante i problemi. Akaashi era una persona tendenzialmente silenziosa, ma che doveva intromettersi e sistemare i problemi che aveva intorno, soprattutto quando si parlava del luogo del suo lavoro, luogo in cui passava metà delle sue giornate.
In conclusione, la lista delle mansioni di Akaashi si era allungata di giorno in giorno:

Pan di spagna e cioccolata caldaWhere stories live. Discover now