1.

284 11 4
                                    

L'eco del colpo di pistola tuona fatale nelle orecchie.

Il sangue singhiozza in una bolla d'aria tetra dal foro sulla mia spalla sinistra.

Una quiete funerea digrada inesorabile su di me, dopo un tumulto di orrore cremisi e morte raccapricciante. Le gambe tremolanti sorreggono a stenti il peso, è l'adrenalina a tenermi in piedi, il terrore di abbassare la guardia; il cuore pompa frenetico nella gabbia toracica.

Non patisco dolore, all'inizio è come se qualcuno mi avesse picchiato troppo forte sulla spalla lesa, tengo gli occhi fissi sul cadavere con la maschera da cavallo a pochi metri da me, riverso su una pozza scura che si allarga celere e sporca il bianco del pavimento. Il contrasto mi fa venire voglia di rigettare.

Deglutisco più volte, il nodo in gola non vuole saperne di sciogliersi, è un covo di lacrime che non riesco a piangere, si allignano prepotenti lì e si accumulano per tutte le volte che avrei voluto sfogarle e mi sono dovuta trattenere.

Batto le palpebre e mi riprendo dallo shock dettato dal frangente traumatico, non ho il coraggio di guardare il nucleo pulsante del dolore, percepisco del liquido caldo inzuppare allarmante la stoffa dei vestiti, il capogiro mi fa perdere inevitabile l'equilibrio.

Un formicolio inquietante intorpidisce gli arti superiori e la pistola che mi ha dato Aguni ruzzola giù dalle mani.

<< Merda! >>, impreco, ricadendo sulle ginocchia. Perdo il controllo sul corpo, il dolore è intenso, il proiettile deve aver colpito i nervi, se ha centrato un'arteria o è esploso all'interno sono fottuta.

<< Yuna! >>, strepita Chishiya, c'è urgenza nella voce, preoccupazione e cos'altro? Panico? È la prima volta che lo sento agitarsi, lui che è padrone di ogni situazione, niente lo coglie alla sprovvista, conosce troppo bene gli esseri umani per farsi sorprendere. Tranne stavolta.

Mai si sarebbe aspettato che un'altra persona potesse beccarsi di proposito un proiettile al posto suo.

Mi prende immantinente tra la braccia, permette di trovare un riparo sicuro in esse, adagia con cura il corpo sul pavimento gelido.

<< Perché lo hai fatto? >>, chiede convulso a mo' di rimprovero. Non concepisce il sacrificio, è troppo concentrato su se stesso e la sua sopravvivenza per immolarsi a favore di qualcuno che non sia lui. Toglie con gesti veloci la felpa chiara per premerla deciso sulla ferita fresca e bloccare l'emorragia, resta a torso nudo. << Sei una sciocca! Tu e la tua insensata infatuazione per me. >>. In poche semplici parole è racchiusa tutta la commiserazione per il gesto avventato. Ha in viso la spigolosa maschera impassibile -la stessa che usa durante i giochi- come se la realtà circostante non lo tangesse affatto, è lo studente di medicina freddo e calcolatore che sta parlando, non può permettersi il lusso di provare emozioni, soprattutto adesso, deve prima assicurarsi che non morirò dissanguata.

Sfila via il cordoncino che tiene stretti i pantaloncini e lo usa come laccio emostatico improvvisato a monte della lesione.

Negli occhi d'onice, di solito annoiati, una scintilla di angoscia tradisce la freddezza delle azioni calcolate nel dettaglio. Perle di sudore imbandiscono la fronte d'alabastro.

<< Dopotutto sei umano. >>, mormoro rabbrividendo davanti al lampo di défaillance, ma la battuta non esce come l'avevo pensata per allentare la tensione, suona come una constatazione malinconica volta a giudicarlo come persona. Il freddo si propaga in fretta, penetra nelle ossa e mi fa tremare visibilmente.

Preme l'indice ed il medio nell'incavo del polso destro.

<< Il proiettile è fuori. >>, appura zelante, esaminando di sottecchi un punto sulla pavimentazione poco distante da noi. << Sei stata fortunata, poteva colpirti al cuore o in altri punti vitali. Dobbiamo tornare a La Spiaggia, stai andando in shock ipovolemico. >>. Di nuovo la scintilla tormentata, mentre tutto in lui è calmo, disinteressato, oserei dire quasi tediato.

I won't hesitate // Shuntaro Chishiya [Alice in Borderland]Where stories live. Discover now