Words are futile devices

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Harry si sveglia la mattina di Natale.

È così presto che il sole è solo una leggera foschia di luce ma non ha voglia di scoprire che ore sono, perché tanto la giornata comincerà solo quando le bambine si sveglieranno e scalpiteranno per aprire i regali. In quel tempo sospeso tra la notte e il giorno, quando non è ancora l'alba ma gli uccellini si stanno preparando a cantare, tutto è così dolce e silenzioso che potrebbe anche essere ancora un bambino.

Lui e Louis si sono mossi nel sonno e si sono allontanati, ma le loro gambe sono ancora in contatto tra loro, i piedi si toccano da sotto le coperte calde e il pesante piumone.

Si stiracchia, sbadiglia e si da un'occhiata intorno. Fuori la finestra c'è uno splendido e piccolo luccichio, la brina che ricopre il vetro brilla e in controluce può vedere quello che hanno scritto con le dita. L+H. Qualcosa di piccolo e infantile, che rimarrà per sempre sul vetro, inciso dalle loro impronte.

Sorride, e da un'occhiata a Louis ancora addormentato. I suoi capelli d'oro sono sparsi sul cuscino, la sua guancia magra conduce alle sue labbra perfette, schiuse nel sonno, e Harry si domanda cosa stia sognando.

Prende una difficile decisione e si alza, strisciando via dalle coperte e scivolando verso il bagno, strofinandosi acqua calda sul viso per svegliarsi. Sticazzi se in teoria dovrebbe usare quella fredda; si gela troppo.

Fissa il contenitore degli spazzolini mentre si lava i denti, grato al tappetino senza il quale si sarebbe gelato i piedi nudi sul pavimento freddo. Tra tutti gli spazzolini dei Tomlinson, cinque in totale, se n'è aggiunto un altro, il suo, perché sia sempre il benvenuto. Quello era stato il significato che gli aveva attribuito Jay, quando gliel'aveva regalato.

«Ormai questa è anche casa tua» gli aveva detto. «Puoi venire tutte le volte che vorrai, quando vorrai, senza chiedere».

Poi d'improvviso nello specchio appare una figura, e lui se ne accorge spalancando gli occhi.

«Louis!» fa soffocando un urlo. «Non provare mai più ad arrivarmi di soppiatto alle spalle!».

Il ragazzo, il bellissimo ragazzo, mugugna e lo abbraccia da dietro, appoggiandosi alla sua schiena e chiudendo di nuovo gli occhi. Non sembra propriamente sveglio.

Harry sputa il dentifricio e si sciacqua la bocca. «Ehi, bell'addormentato» sussurra, stringendolo a sé. «Buon Natale».

«Ti stavo sognando» mormora. «Poi mi sono svegliato e non c'eri».

Il suo amore per Louis non ha fatto altro che crescere in quei mesi. In quell'anno. Dio, Harry non riesce a credere che sia passato così tanto tempo. Eppure quel settembre, quel lontano settembre in cui si sono conosciuti, è così radicato nel suo cuore che non lo sente lontano, non è con malinconia che ci pensa, ma con una gioia a tratti amara e a tratti dolce. Quel settembre in cui ha imparato a nuotare e a fare l'amore. Soprattutto, a lasciarsi amare.

Ma Dio, quanto bella è stata l'estate. Quanto belli sono stati i loro bagni al lago, le ore sotto il sole e i minuti sotto l'acqua, lì a inoltrarsi nel bosco, a spingersi sempre più in là dove l'acqua è più profonda e più scura.

Hanno campeggiato nel bosco con Zayn e Niall, hanno passato così la festa di mezza estate, con i marshmallow ad appiccicare le lingue e i racconti del terrore a far tremare i cuori attorno al fuoco.

(E sono tornati lì, giorni dopo, solo loro due. Hanno piazzato la tenda in mezzo ai sugheri e Harry ha scacciato la paura del buio quando si sono toccati al riparo nella tenda. Al sicuro. Solo loro due)

Ma se c'è una cosa che ama più di tutte è il lago stesso.

Tutti i momenti migliori sono quelli vissuti al lago.

My compass, my transport | Larry StylinsonWhere stories live. Discover now