I HEAR A SYMPHONY

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 i used to hear a simple song
that was until you came along
you took my broken melody
and now i hear a symphony

per kelly, la mia anima gemella.

Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro; Sherlock Holmes continuava a misurare la stanza con le sue grosse falcate, ma non riusciva a concentrarsi in nessun modo

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Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro; Sherlock Holmes continuava a misurare la stanza con le sue grosse falcate, ma non riusciva a concentrarsi in nessun modo. Si passò una mano sul viso, per poi farla scivolare lungo i suoi capelli, liberandoli dalla disordinata acconciatura con cui li teneva sempre legati. Fece un respiro profondo. Aveva mal di testa. Un grosso mal di testa, uno di quelli che ti vengono a causa di forti rumori. Sì, aveva un frastuono in testa, come delle note sparse che si ripetevano l'una sull'altra in modo scomposto e fastidioso. Sembrava una melodia composta da un bambino che gioca a fare il pifferaio, o quella creata per sbaglio da un gatto che cammina sul pianoforte. E non riusciva in nessun modo a scacciarla dalla testa. Tirò fuori il suo pacco di sigarette, e ne accese una. In un primo momento la nicotina gli diede sollievo, ma esso scomparve dopo poco più di due tiri. La melodia tornò a infestare i suoi pensieri, e Sherlock riprese a camminare lungo la stanza, aumentando sempre di più la velocità dei suoi passi, come se il rumore creato dalle suole delle scarpe potesse sovrastare quello delle note nella sua testa. Preso com'era nei suoi movimenti frenetici, non notò un giornale che riposava tranquillo da mesi sul pavimento, metà sotto il divano metà a sbucare fuori, come a ricordare della sua esistenza, e ci scivolò sopra, cadendo rovinosamente gambe all'aria. 

"Dannazione!" Imprecò, mettendosi a sedere sulla moquette e afferrando il giornale maledetto tra le sue mani. Spostò una ciocca di capelli scuri che gli era ricaduta malamente sugli occhi per poter vedere meglio il pezzo di carta scurito e rovinato, e la sua attenzione si focalizzò sul grosso titolo al centro della prima pagina: il signore del crimine è William James Moriarty. Sherlock strabuzzò gli occhi. Era il numero speciale di giornale uscito più di tre anni prima nel quale Liam rivelava la sua identità alla città di Londra. Proprio sotto al titolo spiccava una foto di lui in bianco e nero, mentre sorrideva all'obbiettivo. L'uomo era ancora intento ad osservare quel giornale che casualmente era spuntato proprio in quel momento e in quel punto, quando qualcuno bussò alla porta. Farfugliò un "avanti" distratto, e sulla soglia apparve il suo vecchio coinquilino, John H. Watson. 

"E' tutto ok, Sherlock? Ho sentito un rumore e sono venuto a controllare."
"Uh, sì sì, sono solo inciampato."
L'altro si avvicinò e sbirciò da sopra le spalle del detective per vedere cosa avesse attirato la sua attenzione in tal modo. Appena ne venne a conoscenza, un'espressione di sorpresa si allargò sul suo volto.
"E questo da dove spunta?" Chiese.
Sherlock fece un tiro di sigaretta, improvvisamente diventata piacevole, prima di rispondergli: "Da sotto il divano."
"Wow! Che ricordi!"
"Già... Senti John, qua è tutto a posto, davvero. Puoi pure tornare al tuo libro." Egli fece per alzarsi e ricominciò a gironzolare per la stanza, la sigaretta in una mano e il giornale nell'altra. John era confuso, ma ormai si era abituato alle stranezze del suo amico, quindi decise di fare come aveva detto lui e si rintanò nel suo ufficio al piano inferiore.

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