Deep

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È primavera, il cielo è terso, il sole brucia tanto da non permettere alle poche nuvole presenti di offuscarne la luce e Simone sta imparando a gestire la tristezza che gli è piombata addosso dopo aver scoperto di suo fratello. Proprio in virtù di questa pace che con i denti e con le unghie si sta costruendo, si sta guadagnando, in una giornata come quella dovrebbe soltanto essere sereno, essere felice di trovarsi a studiare in giardino con Manuel, una caraffa di succo di frutta sul tavolo e due fette di crostata che sua nonna ha insistito per portare loro.

Tuttavia c'è un problema, qualcosa che impedisce a Simone di stare tranquillo, che gli impedisce di fare un respiro profondo, che lo spinge ad aggrottare la fronte, che gli impedisce di godersi l'aria primaverile che tanto ama. Il problema, fondamentalmente, è che innamorarsi significa trovarsi, un giorno, un po' il cuore che batte fuori dal petto, così, senza permesso.

Ci si sveglia e quella che prima era una cosa solo nostra, ora appartiene a qualcun altro.

Manuel si sta grattando la guancia.

Lo sta facendo con insistenza e lo sta facendo da qualche minuto. O forse Simone tende ad ingigantire tutto quando si tratta dell'amico.
In ogni caso, Manuel si sta grattando da tanto tempo da attirare l'attenzione di Simone.

"Tutto bene?" prova allora, fingendo di scrivere qualcosa, un appunto, sul libro di storia.

"Seh, sto leggendo. Dopo ripetiamo." è tutto ciò che Manuel sembra disposto a concedergli però, così Simone se lo fa bastare.

Dopotutto non vuole essere assillante.

Poi però Manuel continua a passarsi una mano sulla stessa guancia, evitando di passare proprio le unghie sulla barba ma strofinando con i polpastrelli e lui vorrebbe tanto essere seduto al lato opposto del tavolo per poter vedere cosa stia succedendo al suo viso.

"Caldo oggi eh?" mormora, passandosi una mano sulla fronte, fingendo di asciugare del sudore che di fatto non c'è.

Manuel ride sincero e "ma se c'hai il maglioncino, Simò!" gli fa notare, indicandolo con una mano, tornando poi alla lettura.

Simone arriccia le labbra e con la fronte già aggrottata ritorna a studiare.

Manuel continua a grattarsi per l'intero pomeriggio ed anche di sera, quando lo vede infilare il nuovo casco, per andare via, nota la smorfia di fastidio; tuttavia, non riesce a capire cosa ci sia nascosto sotto la sua barba che lo sta tormentando in quel modo.

Il giorno successivo non riesce ad evitarlo. Lo fa mentre sono sul punto di raggiungere la classe.

"Perché ti gratti sempre in faccia? Che succede?" domanda, sperando di non ricevere una delle classiche risposte alla Manuel.

"Sempre... esagerato."

Simone alza gli occhi al cielo e riprova, seguendolo.

"Vabbè, non sempre, ma ieri l'ho notato." riprova.

"Mi prude!" Manuel allarga le braccia quasi esasperato, come se fosse una risposta esauriente.

È infatti sulla punta della lingua di Simone un oh non l'avrei mai detto! che però decide di non dire.

Piuttosto "e come mai?" continua a chiedere.

"Non lo so... sto a impazzi', questo sicuro 'o so." borbotta il più grande prima di entrare in classe e concludere così la discussione.

Simone è felice di poterlo osservare meglio, ora che è seduto proprio alla sua sinistra. Passa più tempo a guardare Manuel che con gli occhi diretti alla lavagna e lo trova a grattarsi più volte di quante gli piacerebbe ammettere. Ad un certo punto si sente anche stupido, ridicolo. Si aspetta che da un momento all'altro, Manuel si volti e gli rifili qualcosa del tipo "la smetti di fissarmi?". Avrebbe tutte le ragioni per farlo.

An itch under my skinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora