Il mio diario degli errori

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La pergamena mezza bruciata, si materializzò nell'ufficio di pozioni con un misero pop. Nel silenzio della stanza, non potei fare a meno di sobbalzare, preoccupato che fosse qualcuno e non qualcosa ad avermi raggiunto. I rumori della battaglia imperversavano ed io, mi ero "nascosto" lì dentro per trovare un po' di respiro e di energie, lasciando che Auror più addestrati di noi studenti si accanissero contro i Mangiamorte di Voldemort. Io mi ero battuto contro l'Oscuro Signore in un duello senza esclusione di colpi. Avevo dato fondo a quasi tutta la mia riserva magica ma, grazie all'amore, lo avevo battuto; adesso, restavano da catturare i suoi tirapiedi.

Ero corso lì per cercare di trovare lui. Severus Piton. Lo avevo visto uccidere il Preside. Lo avevo visto aiutare Malfoy. Dopo tutto quello che avevamo passato, dopo tutte le volte che avevo affidato la mia vita nelle sue mani, avevo diritto ad una spiegazione. Pulii una lacrima dalla mia faccia con un gesto secco, mi voltai e osservai la pergamena, odiandola come se fosse il mio peggior nemico.

Non appena la toccai, una melodia si insinuò nella mia testa.
Spaventato, lasciai andare il documento e la musica cessò.
- Una pergamena incantata. – dissi a me stesso massaggiandomi i seni nasali, troppo stanco per cercare una qualche maledizione legata al documento.
Sospirando, la toccai nuovamente e la musica ripartì più forte e determinata di prima:

"Ho lasciato troppi segni
Sulla pelle già strappata
Non c'è niente che si insegni prima che non l'hai provata..."

"Harry" era la scrittura di Piton, l'avrei riconosciuta tra mille, sentii una morsa stringermi il cuore, mi costrinsi a continuare a leggere "so che non è molto coraggioso da parte mia lasciarti questa stupida pergamena nel mio studio, ho la presunzione che verrai a cercarmi per avere delle spiegazioni, con quella furia e quel coraggio tipicamente Grifondoro che ti ho sempre inviadiato. Io, invece, da buon Serpeverde, non ho avuto il coraggio di affrontarti in una convesazione a viso aperto ed ho preferito lasciarti questo pezzo di carta. Nessun altro, oltre te, sarà mai in grado di leggerla".

Le parole si sbiadirono, e la canzone ripartì:
"Sono andato sempre dritto come un treno
Ho cercato nel conflitto
La parvenza di un sentiero
Ho sempre fatto tutto in un modo solo mio
E non ho mai detto resta se potevo dire addio
Poche volte ho dato ascolto a chi dovevo dare retta
Ma non ne ho tenuto conto
Ho sempre avuto troppa fretta"

Non appena le ultime parole della canzone cessarono, la pergamena si animò nuovamente
"Non ho conosciuto molto affetto nella mia vita. Sono sempre stato un uomo duro. Arcigno. Ho preso quello che la vita mi offriva senza donare niente in cambio. Non ho disdegnato le attenzioni di uomini e donne che si sono avvicinati a me, o per la mia fama di Pozionista o perché affascianti dal mio essere un Mangiamorte. Non si sono mai interessato del perché. Ho sempre preso quello che volevo offrirmi, senza dire grazie. Dopo la morte di tua madre, ho chiuso il cuore ai sentimenti esterni giurando che mai e poi mai avrei provato qualcosa per qualcuno." Mi asciugai una lacrima rabbiosa dal viso e continuai a leggere "Poi sei arrivato tu. Potter. E con il tuo arrivo, le mie prospettive sono cambiate. Le mie priorità sono cambiate. Non appena ti ho conosciuto, non ho potuto fare a meno di odiarti. Tu, così simile a tuo padre da farmi venire il mal di stomaco ogni volta che ti puntavo gli occhi addosso. Ho capito solo con il tempo che era una somiglianza solo fisica la vostra. Tu non sei James. E, come se non bastasse, con gli occhi di tua madre a tormentarmi. Ho pensato che fosse una punizione per tutti gli errori che avevo commesso averti nella mia vita, moccioso insolente. Tu, il connubio perfetto della strega Evans e del mago Potter; ma così dannatamente Harry. Forte. Coraggioso. Determinato Grifondoro con una punta di Serpeverde che ti ha salvato la vita molte più volte di quante possa averlo fatto io." Davanti a quelle parole, non riuscii a trattenere un sorriso, la pergamena sbiadì nuovamente, facendo ripartire la canzone che stavo iniziando ad odiare:

Il mio diario degli erroriWhere stories live. Discover now