Prologo

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Anticamente, in un pianeta simile alla Terra, esisteva un immenso continente dalla natura incontaminata: Eurania, un posto perfetto dove nascere e vivere in serenità.

Infatti, quando i bambini venivano al mondo era sempre una festa, ma non fu lo stesso per Yulia, una bambina nata in una contea in periferia di Nefeo.

Il padre Marcus e la madre Sara erano due contadini ben rispettati, ma quando era nata Yulia, avrebbero preferito morire di qualche brutta virulenta malattia piuttosto che crescere una ripugnante creatura degli inferi. Così la chiamavano quelle brave persone considerate genitori.

Yulia, infatti, aveva una grave e rara malattia ai muscoli e alle ossa: la spalla sinistra era deforme, il braccio destro più lungo dell'altro e una mal conformazione prendeva metà volto.

Se avessero potuto, Marcus e Sara l'avrebbero abbandonata in pozzo o dentro qualche sinistra foresta, ma la legge di Nefeo glielo impediva e loro, per reputazione, rispettavano le norme.

Vivevano in una decadente casa con attorno un orticello ben curato e una staccionata con maiali e galline.

Tutte le sere, il padre, alto e corpulento, si sedeva sempre su una sedia larga. Aveva un volto burbero, un naso bulboso, grosse sopracciglia e labbra carnose.

La moglie, dal volto sciupato, invece, si accomodava sempre difronte a lui. Portava screpolati capelli neri e malinconici occhi verdi molto vicini al naso aquilino.

«Cosa ne facciamo di lei?» chiese Sara al marito. «Dobbiamo trovare un modo per sbarazzarcene» disse, riferendosi alla piccola Yulia.

Marcus si metteva sempre a debita distanza da sua moglie per non sentire il suo alito che puzzava di sterco di cavallo.

«Mi piacerebbe, ma sai benissimo che è contro la legge, siamo pur sempre delle brave persone, ricordatelo!» replicò Marcus che dopo aver finito di mangiare le uova, si avventò sulle noci; ne prese una e la aprì con la semplice pressione della mano.

La donna si alzò per prendere le pantofole messe difronte al piccolo camino. «E quindi dobbiamo tenere quella storpia per quindici anni?» chiese, facendosi venire un tic all'occhio destro. Poi si accomodò sulla sedia per mettersi le ciabatte.

Per la legge di Nefeo, chi raggiungeva l'età matura, quindici anni, era libero da ogni impegno familiare. Un anno, però, corrispondeva alla eclissi delle quattro lune rosse che avveniva circa ogni duecentoquaranta o duecentocinquanta giorni.

Marcus sgranocchiò altre due noci. «Non vedo altre soluzioni, nonostante tutto non me la sento di abbandonarla per strada. Cosa direbbero i vicini? Abbiamo una reputazione noi! Appena avrà compiuto quindici anni la butteremo fuori, fino ad allora le daremo il minimo essenziale per farla sopravvivere.»

Con le sudicie dita, la donna tentò a togliere pezzettini di pollo rimasti tra i suoi denti. «Oh, eccolo qua finalmente! È una sera che provo a toglierlo!»

L'uomo si pulì il muso, gettò la tovaglietta sul tavolo e si alzò dalla sedia. «Bene mia cara, vado a dormire. A domani.» Si avviò diretto alla stanza da letto senza neanche guardare la piccola.

Il pomeriggio del giorno dopo, bussarono alla porta e Sara, sdraiata sul divano verde scuro difronte al camino, si alzò con malavoglia per andare ad aprire. Si ritrovò davanti la vicina di casa con in braccio la figlia di un anno e tra il gomito una cesta contenente una torta avvolta da un strofinaccio bianco e blu.

La donna aveva un viso sorridente e sincero, avvolto da forbiti e voluminosi capelli neri. Le piaceva vestirsi bene: metteva spesso un elegante cappotto di pelle marrone sopra un tailleur a righe bordeaux e verde.

La maledizione dell'Eterno - nuova versioneWhere stories live. Discover now