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Elèna Petrova

È mattina, il sole sbatte sulle finestre e il venticello che entra da esse è al quanto piacevole e si può tranquillamente sentire il canto degli uccellini, presto interrotto dalla voce squillante di mio fratello Nicola.

<<Elèna muoviti>> dice mio fratello.

<<Mhmh>> mugugnai qualcosa ancora assonnata e mi girai dall'altra parte del letto.

Passa qualche minuto fino a quando non si spalanca la porta di un tratto ed entra mio fratello togliendomi la coperta di dosso.

Sento il venticello fresco pervadere il mio corpo e mi risveglio.

Mi siedo e appoggio la schiena sulla tastiera del letto.

<<Finalmente!>> dice Nicola.

Mi strofino gli occhi e guardo la sveglia: sono le sette in punto.

Le sette!

<<Nicola sono le sette perché diamine mi hai svegliata così presto?>> gli domando con la voce ancora impastata dal sonno.

<<Nostro padre è arrivato e ti vuole vedere>> dice cambiando tono; era diventato più serio e sul suo volto posso notare un pó di ansia.

Appoggio la testa sulla tastiera del letto e chiudo gli occhi abbastanza scocciata.

Sospiro e mi alzo.

<<Andiamo>> dico guardando mio fratello.

Scendiamo le scale e tutto tace, tutto così in ordine, un ordine apposito per far piacere a mio padre.

Mio padre era a capo dell'azienda più imponente e importante di tutta New York: JP Morgan Chase & Co.

Inoltre ha anche altre aziende ma più piccole e questo lo rende l'uomo più ricco di tutta New York nonché il più temuto avendo dei rapporti con la mafia italiana.

A casa non c'è mai, è sempre fuori e torna solo per le feste o per comunicazione estremamente importanti. Io e mio fratello viviamo con mia madre, che a causa di mio padre sta sempre a casa e non ha un lavoro perché la mentalità di mio padre è abbastanza preistorica: la donna deve stare a casa per procreare e fare le faccende domestiche.

Mia madre si è innamorata di mio padre da quando erano ragazzi e mi ha detto che prima non era così, era diverso, spensierato ma qualcosa nel suo passato lo ha cambiato facendolo diventare freddo e severo.

Arrivo in salone e trovo mia madre e mio padre discutere.

<<Non sono d'accordo!>> dice mia madre arrabbiata sporgendosi dal tavolo tenendo le mani su di esso.

<<Non ho chiesto il tuo consenso, quindi questo accadrà.>> dice in risposta mio padre con voce autoritaria.

Quando si accorgono della nostra presenza si ricompongono facendo finta di niente e mio padre si riaggiustò la cravatta per poi sedersi sulla sedia e guardarmi fisso negli occhi con aria severa.

<<Da quando voi due origliate le conversazioni altrui?>> ci domanda nostro padre con fare interrogativo.

<<Mi cercavate?>> domando deviando la domanda iniziale.

E con ciò io e mio fratello ci accomodiamo a tavola aspettando anche la colazione, servita di lì a poco dalla servitù.

<<Ebbene mia cara ho una proposta da farti>> mi dice accavallando le gambe e quando fa questa mossa significa solo una cosa: non posso oppormi e sarà una "proposta" al quanto orrenda.

Non sarò mai tua?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora