CAPITOLO 1

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21 novembre 1922

Il 21 novembre del 1922, una settimana dopo la scomparsa di Isabelle Ellis, il giovane ispettore si recò alla stazione ferroviaria di Spellmount, distante circa due ore e mezza dalla città che dallo specchietto della sua Triumph nera divenne piccola fino a dissolversi all'orizzonte.  Arrivò dieci minuti dopo il passaggio del treno, pronto a entrare nel mondo della vera investigazione. L'ispettore Carter conosceva molti approcci teorici, ma non aveva mai lavorato sul campo.  Per questo l'arrivo di quel  vagone rappresentava non solo la sua possibilità di ritrovare un'amica, ma anche di migliorarsi come agente.

Fu un tonfo leggero quello che sentì entrando, un rumore delicato che accompagnò alcune valigie di cuoio che caddero sul pavimento davanti a una figura che sostava nell'ombra. Cinque minuti dopo la scesa di quest'ultima, il treno ripartì, lasciando che la foresta di fronte alla stazione riprendesse il suo ruolo di sovrana in quel luogo che sembrava abbandonato da Dio.

La malinconia si muoveva liberamente mescolandosi all'odore di muschio e di terra bagnata. Mentre ci si avvicinava, il silenzio veniva interrotto solo da un leggero cinguettio e dal fruscio delle foglie mosse dal vento, che emetteva un sibilo inquietante attraverso le aperture tra gli alberi. Sembrava quasi il lamento di un passato dimenticato.

Le panchine in legno erano abbandonate a loro stesse, così come le finestre nere da cui non si scorgeva alcun viso cordiale pronto ad accogliere i passeggeri. Un ponte poco distante sovrastava i binari, mentre, sporgente dalla parete, su un piccolo cartello era segnato il nome della località. I carrelli vuoti senza alcun bagaglio da disfare, nessun'anima umana o non umana che si aggirava all'interno della fermata. Tutto era l'ombra di sé stesso, illuminato appena dalla luce lunare che filtrava tra gli alberi.

Non molti anni fa, la vita pulsava tra le pareti, ricche di colore e movimento. Poi, tutto svanì improvvisamente, sbiadendo immediatamente. Benjamin ricordava bene quei giorni, quando nessuno si preoccupava di preservare quel luogo lontano dalla città, mai meta turistica e priva di storia.

Per la figura sostante nell'angolo, invece, il viaggio era stato molto lungo e tormentato. Il paesaggio si era sempre mostrato con i medesimi aspetti: con vaste praterie, città all'orizzonte illuminate e da stazioni ferroviarie ricolme di passeggeri frenetici. Dopo alcune fermate, il treno si svuotò e rimasero solo lei e alcune figure solitarie a girare tra corridoi silenziosi, ognuna confinata nella propria cabina distante l'una con l'altra. Dopo quella baraonda vissuta, desiderava solo andare a dormire nella quiete più profonda e pura che un uomo potesse aspirare.

***

- Detective? - Domandò Benjamin, spuntando da dietro una colonna e notando la figura oscura di una persona accanto a un piccolo carrello, quasi pieno di bagagli.

Al richiamo dell'ispettore, l'ombra si girò lentamente e, prendendo l'unica valigia che non era insieme alle altre, spinse il carrello avvicinandosi al ragazzo che l'aveva chiamata, dall'altra estremità della stazione. I suoi tacchi battevano sul pavimento,  avvicinandosi sempre di più a quell'uomo slanciato di circa trent'anni. Benjamin abbassò il cappello in segno di saluto, nascondendo per un attimo il viso affascinante e affilato, i capelli scuri un po' disordinati a causa del cappello, il naso appuntito e le labbra carnose a forma di cuore.

- È un vero onore conoscervi. Sono l'ispettore Benjamin Carter. - Affermò quando si rialzò dal suo breve inchino. - Posso offrirvi il mio aiuto? - chiese, fermandosi di fronte alla figura che finalmente si trovava sotto la luce di un unico lampione ancora funzionante dopo anni. 

Non era uno di quegli uomini di cui aveva sempre letto sui giornali e di cui si entusiasmava immaginandone l'imprese, ma una ragazza bellissima con la chioma ramata e gli occhi verdi, freddi ma affascinanti come un lago gelato in una radura. I suoi capelli scendevano come onde lungo le spalle, incorniciando il suo viso tondo e pieno di lentiggini, mentre le sue labbra piccole e carnose erano di un rosso intenso, ma sembravano stranamente naturali. Non c'era traccia di trucco sul suo volto. Era semplicemente una bellezza autentica, senza l'uso di alcun prodotto o sostanza.

L'enigma della Bestia - Il caso della Bella scomparsaWhere stories live. Discover now