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dicembre, 2023
Emily era il dilemma vitale della mia esistenza. Il mio cervello, nemmeno per un minuto buono, riusciva a fermarsi, a mettere in pausa e cancellare tutto, continuava come una corsa a navigarmi dentro. Proseguire con i suoi pensieri impuri. Ero fottuto.
O forse ero io a non voler dimenticare, ad aggrapparmi a qualcosa per essere finalmente felice in quei mesi di pura tristezza.
Emily aveva lasciato una scia di confusione, densa e vaporosa come la scia delle sue sigarette fumate a metà, ed era comparsa nella mia vita per darmi piacere con la sua visione. Viveva nel mio cervello piantando le sue radici, e a volte la sognavo con la sua bella voce angelica e i capelli sudati appiccicati al collo.
Avevo lottato con ogni fibra di me stesso per fermarla, chiuderla lì, era piuttosto inutile pensare a lei. Ma nel mio cervello si annidava solo confusione. Emily era confusione. Era il caos. Un terremoto.
E non importava quanto fosse timida in spirito. Un'anima dannata non dava spiegazioni.
Sebbene ne fossi convinto, sperando che forse quello fosse l'ennesimo pensiero che la riguardava, avevo chiuso gli occhi per pochi secondi, solo per riavere l'immagine cristallina del suo volto nella mia testa.
Era un'amante moderna, con scheletri nell'armadio che non voleva rivelarmi, pensierosa su qualsiasi cosa le venisse chiesta.
Avevo una sola parola per descrivere l'essenza di Emily. Sonnolenta. E non perché fosse completamente scollegata dal mondo, ma solo perché sembrava non curarsi affatto delle conseguenze.
Stava andando male? Bene, ci avrebbe riprovato a costo di procurarsi altro dolore. La ammiravo per questo; io non ci sarei mai riuscito con le mie mani. La mia ipotesi era quindi confermata.
Emily era davvero un angelo mandato dal cielo solo per me.
Tra noi si era sviluppato un rapporto di amicizia e comprensione, vedevo Emily sempre più interessata a me, le sue guance si dipingevano di rosa se la sfioravo un po' troppo e le sue labbra si sollevavano in una risatina isterica. Emily non era brava in queste cose. Non riusciva a calmare il suo stato d'animo senza esagerare un po', le dita delle mani erano costantemente rovinate, le labbra si spaccavano a metà e, quando non riusciva a mantenere la calma in nessuno dei casi precedenti, cominciava a far girare una ciocca di capelli intorno al dito.
"Componi?" chiesi, per far sparire tutta la tensione che c'era tra noi. Davanti a me c'erano sparsi su uno squallido tavolo da bar tutti i suoi appunti, o i testi di alcune canzoni, Emily non si era mai confidata troppo con me.