CAPITOLO 4

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L'investigatrice Sutton

Quel mercoledì del 23 novembre, il cielo era coperto da nuvole grigie che minacciavano una tempesta imminente. Il vento soffiava forte, obbligando l'investigatrice a tenersi ancorato sulla testa la cloche che aveva deciso d'indossare quel giorno. Quanto si pentì di quella scelta! Ma ormai era già arrivata a metà strada. 

Girò l'angolo e si diresse verso la stazione, con lo sguardo basso. Questa volta non si fermò, ma continuò a camminare. Entrò, facendo rumore con i tacchi delle sue scarpe t-strap sul pavimento, e soffiando sui guanti di pelle per scaldarsi. Nell'ingresso c'era un piacevole tepore, ma non riusciva a capire da cosa fosse causato fino a quando non notò una stufetta in legno posizionata di fronte all'ufficio chiuso.

Si tolse il soprabito e la cloche e si diresse verso quella stanza, che si rivelò vuota. Prima di arrivare lì, però, notò un lungo corridoio che si estendeva sulla sinistra. Una luce proveniente da lontano mostrava una serie di scatoloni e documenti sparsi in modo disordinato lungo l'androne. La detective si diresse verso il fondo, dove trovò l'ispettore che stava spazzando il pavimento con cura, senza trascurare nemmeno una ragnatela negli angoli. Si fermò sulla soglia della porta, osservandolo silenziosamente mentre lavorava.

La sua attenzione ai dettagli la colpì profondamente, così come il suo aspetto fisico. Era alto e slanciato, con spalle possenti ma non eccessivamente larghe. La sua postura impeccabile e l'abbigliamento curato facevano di lui una presenza notevole, al pari dei più altolocati della città.

- Buongiorno Ispettore! - lo salutò poi quando Benjamin si voltò.
- Buongiorno detective Sutton - disse, facendo una breve pausa - Spero che questa stanza sia adeguata -
- Sì - rispose lei - Dovremo solo portare gli strumenti e oscurare le tende - disse, guardando la piccola finestrella che si affacciava su una via diversa da dove era arrivata.
- Provvedo subito. 
- No - affermò lei - Riprenderemo insieme più tardi. Adesso voglio che mi accompagniate da padre Isaac. Voglio interrogarlo. 
- Certamente - concluse Ispettore, mettendo la scopa in un angolo. 

***

Nella piazza, un suono di campane li accolse. Una folla di persone li circondò. La chiesa della città era uno dei pochi edifici che conservava ancora un aspetto antico, simile a quelli della periferia. Per accedervi, bisognava attraversare l'alto ingresso della torre del campanile. Ad essa erano attaccati due piccoli edifici con facciata a capanna, circondati da una ringhiera. Aspettarono che la platea si disperdesse, poi entrarono con cautela verso Colui che si manifestava attraverso le alte mura della cappella e dell'uomo che si trovava vicino all'altare.

La detective, prima di entrare completamente, si segnò facendo il segno della croce con alcune dita immerse nell'acqua santa. Poi proseguì verso la navata centrale, che era piena di banchi di preghiera. Sulla parete destra c'erano delle porte e sulla parete sinistra dei dipinti raffiguranti santi. Accanto ai quadri, prima del presbiterio, c'era una statua della Madonna: una figura di marmo con la testa e le mani rivolte verso l'alto, mentre alcune lacrime scendevano verso il basso. La statua si trovava di fronte al confessionale, dove una donna sussurrava i suoi peccati a un'ombra nascosta.

Prima di partire per Spellmount, anche lei aveva confessato i suoi peccati, ma ancora sentiva il peso del senso di colpa sulla sua coscienza e l'odore di sangue che le impregnava le mani. Quando non riusciva nel suo intento, si trascinava nell'ombra delle sue colpe per giorni, fino a quando svanivano da sole, sostituite da nuovi casi che richiedevano il suo particolare intervento.

***

- Quello è Padre Isaac - sussurrò l'ispettore all'orecchio della donna, indicando una figura dietro l'altare. 

L'enigma della Bestia - Il caso della Bella scomparsaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora