{•Prologo: la famiglia Kamado•}

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Questa è la mia prima fanfiction vera e propria!
Spero sia di vostro gradimento.


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Giappone, Era Taishō, 19xx

(Narratore in terza persona)

«Noo! Non andare Nezuko, resta a giocare con noi!»esclamò una ragazzina con un kimono rosa, provando ad attirare l'attenzione della diretta interessata.«Mi dispiace, ma devo portare il carbone a villaggio. Prometto che tornerò a casa presto e giocherò con voi!»rispose la diretta interessata, accarezzando la testolina della sorella minore.Quest'ultima però non le credeva  e prima di mettersi a protestare, venne interrotta dal suo fratellino:«Dici sempre così, e poi torni sempre molto tardi!»dopo averlo esclamato, provò a simulare un espressione arrabbiata, finendo poi per fare una smorfia. La sorella diede ragione al fratello e continuarono a lamentarsi.«Almeno portaci con te!«supplicarono in coro«faremo da bravi, lo promettiamo!»La giovane venne intenerita dalle parole del suo fratellino e della sua sorellina, però sapeva bene che non poteva portarli con se al villaggio: c'era molto freddo qual giorno e di sicuro si sarebbero annoiati ancora di più. Si inchinò e gli diede un caloroso abbraccio, che venne ricambiato dopo qualche istante.«Se fate da bravi, prometto che vi porterò un nuovo giocattolo, ma dovrete condividerlo!Chiaro?»inventò come scusa la sorella, per tenerli buoni; loro scosserò la testa, in segno di approvazzione.
Nezuko, però, in parte si sentiva in colpa dato che non avvanzavano abbastanza yen per prendergliene uno: la maggior parte veniva spesa per il cibo, e quella rimanente veniva usata per prendere abiti di bassa qualità, quando quest'ultimi finivano per essere robinati o strappati. In un modo o nell'altro, però, con i resti di quest'ultimi e altri pezzi di stracci.
Cucendoli, era in grado di creare qualcosa di nuovo come una bambola, oppure una volta, unendoli tutti insieme, creò un pallone con cui i suoi fratellini potevano giocare durante la primavera; oppure ancora, andava a cogliere i fiori e creava coroncine per la madre e la sua sorellina. Nezuko cercava di fare del proprio meglio pur di far passare una buona infanzia ai suo fratelli e sorella minori, nonostante vivessero in condizioni di povertà estreme.

Subito dopo aver salutato la famiglia, si mise in cammino. Poco dopo incrociò suo fratello maggiore,Tanjiro, che con un cenno della mano la salutò.
«anche oggi porti il carbone al villaggio, Nezuko? Se vuoi ci penso io, per me non c'è problema!» disse il ragazzo, offrendosi di aiutare la sorella minore.«Sta tranquillo, per me non è un problema! In questi mesi volevi passare più tempo con il resto della famiglia, quindi  ho deciso di prendere il tuo posto. Inoltre la gente al villaggio è davvero simpatica!» rispose la sorella, per poi riprendere« una signora una volta aveva pagato più del dovuto di sua spontanea volontà, ed erano avvanzati abbastanza soldi per fare un regalo alla mamma: ti ricordi quel kimono rosa, che mette durante i nostri compleanni?» il fratello maggiore annuì con la testa, ricordandosi dei compleanni passati dei fratelli minori, in cui non dovevano pensare alla povertà o alla mancanza del loro padre, Tanjuro.
«Bè, sarà meglio che non esageriamo con le chiacchere, questo carbone non si consegnerà da solo.» disse la giovane ragazza con gli occhi rosa, che si rimise subito in cammino. Le aspettava una lunga camminata, contando il fatto che era inverno e la neve era talmente alta che arrivava quasi fino alle ginocchia! Inoltre, doveva essere contato anche il peso della borsa in vimini che portava sulle spalle: ci era voluto un po' di tempo prima che le ragazza si abituasse a portare tale peso sulle proprie spalle.
Durante la sua camminata, ammirava la quiete della foresta e gli alberi, ormai spogli di foglie, ricoperto da un velo bianco si neve. La foresta che circondava la sua casa, era bella in ogni stagione dopotutto: per la giovane ragazza, ammirarla la rendeva calma e le faceva provare al contempo un po' di solitudine; questo posto, le permetteva di pensare in pace, senza che fosse interrotta dagli schiamazzi dei suo fratelli. Certo, gli voleva bene, però li trovava troppo chiassosi a volte. Anzi, spesso. Era impossibile, però, negare che voleva bene alla sua famiglia e si sentiva bene insieme a loro. Quando uno di loro o tutti si sentivano tristi e di malumore, lei faceva del suo meglio-e riusciva- a confortarli: il suo sguardo dolce e i suoi abbracci pieni di affetto e calore, riuscivano a farli sentire meglio anche quand'erano giù di morale.

🎐_Demon⚔️Slayer: another universe_🌊Where stories live. Discover now