CAPITOLO 8

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Capacità d'osservazione

Loren osservava il diario con uno sguardo enigmatico, con ancora più incertezze di quanto ne avesse all'inizio e con nuove domande che richiedevano una risposta. Sulla carrozza, sfiorò ancora quelle pagine alla ricerca di ulteriori informazioni, ma non trovò nulla di nuovo, tranne un petalo di rosa appassito che scivolò tra le sue gambe strette. Quando arrivò alla mansione, stringeva quel blocco tra le mani, cercando di proiettarlo oltre il corridoio dove si trovava il pianoforte che aveva avuto l'opportunità di visitare negli ultimi tre giorni. Si sedette di fronte allo strumento e, come se si trovasse in una stanza buia svuotata di tutto tranne che di quell'unico piano, iniziò a suonare. Tutto ciò che aveva udito o letto le apparve nella mente, come una sequenza di numeri, come note che cercano di posizionarsi correttamente sul pentagramma. Suonare la trasportava in un mondo in cui le sue ipotesi e i suoi ragionamenti prendevano forma, senza farle accorgere della melodia che risuonava all'esterno.

Dov'era il signor. Morris?

Dov'era il suo fucile?

Era uscito per cercare la figlia?

Chi era quella figura misteriosa?

Cosa intendeva quando diceva che spettava a Belle decidere come diventare sua moglie?

Dopo un po', quel volo di note tormentato attirò la curiosità di un visitatore che venne dall'ombra del corridoio.

- Qualcosa vi preoccupa, cara? - chiese Lord Charles, scivolando al suo fianco.

Quella domanda le sembrò un sussurro che la riportò immediatamente al salotto della grande casa. Per un attimo pensò di essere tornata nella sua vera casa, nella sua villetta sperduta tra le brughiere e le montagne, vicino a una cittadina più piccola di Spellmount. Ma aprendo gli occhi si rese conto di essere in un ambiente diverso, dove il volto di Belle tornò nitido nella sua mente, richiamando la sua attenzione.

- Sì, in effetti - rilevò, continuando a pigiare i tasti del pianoforte.

- La lettera non vi convince, vero detective?! - la ragazza sollevò un sopracciglio, osservandolo attentamente. - Volete ancora farmi credere di essere solo una semplice assistente?

- No, assolutamente - rispose con un leggero sorriso. - Ma come l'avete fatto a capito? 

- Avete preso troppo seriamente l'investigazione, troppo seriamente per essere una semplice assistente - l'uomo le prese una mano e la baciò delicatamente, poi la guardò sorridendo - Mary ha preparato la colazione - disse - Mi fatereste l'onore di sedervi con me per  l'ultima volta? -

- Certamente - affermò dolcemente, alzandosi e prendendolo sottobraccio - Anche se questa non sarà l'ultima volta - aggiunse - Ho trovato qualcosa che mi costringe a rimanere ancora. 

- Devo confessarvi che sono molto sollevato. Non ero convinto di questa sua partenza improvvisa - svelò, alludendo alla ragazza scomparsa.

- Come mai? 

- A causa di ciò che le stava accadendo - iniziò Lord Charles - Belle è sempre stata una ragazza meravigliosa, intelligente e gentile. Amata in questa città, dato che fin dal primo giorno si è dedicata ad essa con tutto il cuore. La sua ultima idea era quella di creare una scuola migliore, ma per qualche strana ragione ha abbandonato il progetto. Forse ha smesso di crederci a causa di qualcuno - spiegò l'uomo, accompagnandola verso il tavolo con la sedia.

- Cosa volete dire? - domandò la ragazza alzando un sopracciglio.

- Ciò che Charles intende dire è che Belle non era solo gentile, ma anche molto ingenua - disse Miss Mary entrando nella stanza - E questa ingenuità l'ha resa una facile preda per una famiglia e un uomo senza scrupoli - aggiunse dopo essersi seduta.

L'enigma della Bestia - Il caso della Bella scomparsaWhere stories live. Discover now