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"PAPÀ!!!"

Mi sveglio di colpo, lo stavo sognando di nuovo...
Mi alzo e mi dirigo in bagno per sciacquarmi il volto bagnato dal sudore e dalle lacrime.

Fisso il mio riflesso nello specchio:
I capelli rossi, mossi e lunghi che mi ricadono sul viso composto da due occhioni verdi con sotto due evidenti linee viola dovute alla mancanza di riposo. Le guance rosee e lentigginose ed infine le labbra screpolate.

Il mio sguardo si sposta sullo sportello accanto allo specchio, lo apro e ne tiro fuori la lametta insieme a fasce ed alcool.
Un taglio, due tagli, tre tagli....
dopo essermi riempita le braccia di tagli per la centesima volta prendo l'alcool e me lo metto sopra le ferite. Ormai non brucia neanche più, la prima volta ho cacciato un urlo così acuto che papà si è svegliato, meno male che ho subito abbassato le maniche.

Un sorriso malinconico mi si crea in viso al ricordo di mio padre... Mi manca da morire.

Finisco di bendarmi, poso tutto ed esco in balcone a fumarmi una sigaretta.
Tagliarmi e fumare sono le uniche cose che mi fanno sentire meglio... Le uniche che mi hanno fatto resistere alla tentazione di farla finita.

Spengo la sigaretta e torno a letto per smanettare con il telefono consapevole che non riuscirò a riaddormentarmi.

☙☙☙☙☙☙☙☙☙☙☙☙☙
Drinnn driiiin, la sveglia.
Uno di sti giorni la lancio dalla finestra.

<<ZOEYY! SVEGLIAAA!!>> mi urla mia madre da dietro la porta di camera mia. "Il buongiorno migliore di sempre direi" penso con un sorrisetto ironico sul volto.

<<ARRIVO>> rispondo mentre mi scopro del lenzuolo.
Vado in bagno mi lavo il viso, faccio i miei bisogni e scendo giù per fare colazione.

Mi chiamo Zoey Garcias e ho 15 anni. La mia vita? Una merda, soffro di depressione da quando ero una 13enne e in più mio padre è morto il mese scorso.
Adesso sono in Oregon a quasi 2000 miglia dalla mia vecchia casa a Chicago.
Mi sono trasferita da mia madre e il suo compagno, John, il classico secchione buono e gentile che tutti adorano, tutti tranne me ovvio.

Scendo le scale e mi dirigo in cucina per fare colazione con mia madre e il mio 'patrigno'.

<<Dormito bene?>> chiede John con il suo solito sorriso rassicurante che mi fa salire i nervi.
<<Benissimo>> mento.
<<Oggi io e John siamo fuori tutto il giorno, perché non ne approfitti per uscire un po'?>> chiede Julia, nonché mia madre.

<<mhh>> rispondo soltanto.
Finisco di mangiare in silenzio e salgo in camera mia.
Vado in bagno a cambiare le bende. Mi metto una felpa dell'Adidas ,rigorosamente di due taglie più grande, e un paio di pantaloncini a jeans, essendo che siamo ancora in estate e qua sembra di essere in Africa. Mi infilo le Vans, prendo il telefono e le cuffiette ed esco di casa salutando 'i miei genitori'.

Quello che mi trovo davanti sono solo schiere di case ed alberi, tanti alberi.
Prendo la bici aziono la mia playlist e mi dirigo al centro di questa città abitata da alberi.

Mentre pedalo accompagnata dalle note di Verbatim dei Mother Mother scorgo una bibblioteca con un cartellone che recita "ARIA CONDIZIONATA", accosto vicino ad un palo e lego la bici. " Ma in questa città le rubano le bici? Non credo, a meno ché la vecchietta che mi sta fissando male non sia una gangster" penso.

Accanto alla bibblioteca c'è un bar, decido di entrarci e prendermi un gelato per rinfrescarmi.

<<Salve, cosa ti posso dare?>> chiede il signore dietro al bancone.
<<Un gelato al mango>> rispondo.
Mi da il gelato e pago, sto per uscire quando una testa di cazzo entra sbattendomi addosso e facendo finire il gelato sulla felpa.

<<Oddio scusami tanto>> mi dice il ragazzo che mi ha urtato, è alto, sul metro e novanta, e muscoloso "deve fare qualche sport" penso. Ha i capelli neri e mossi e gli occhi azzurri.
Bhe devo dire che è bello, ma non mi interessa.

<<Bhe adesso me lo ripaghi come minimo>> dico con tono scontroso.
<<Assolutamente, mi dispiace tanto.>>

Mi prende un altro gelato e me lo porge. Esco e mi seggo su uno dei tavolini mentre mangio il gelato e provo a pulire quello sulla felpa.

Vedo il ragazzo di prima uscire e sedersi davanti a me.
<<Che vuoi?>> dico visibilmente scocciata.
<<James>>
<<Come?>>
<<Mi chiamo James, e tu?>>
<<Perché dovrei dirtelo?>>
<<Perché ti ho offerto il gelato>>
<<Dopo che hai fatto cadere il mio>> rispondo con tono canzonatorio.
<<Zoey, mi chiamo Zoey>> rispondo alla sua domanda.
<<Felice di conoscerti Zoey, spero di rivederti presto>> dice mentre si alza e mi saluta con un gesto della testa.

"Non posso dire lo stesso" penso.
Non mi interessano i ragazzi, né le ragazze. Non mi interessa niente.

Finisco il gelato e mi dirigo in libreria dove passo il resto del pomeriggio a leggere gialli e guardare documentari sul telefono di come hanno brutalmente ammazzato gente.

Verso le nove di sera inizio ad avere fame, mi dirigo nella pizzeria più vicina prendo una pizza e torno a casa per mangiarla.
Una volta finito fumo la mia solita sigaretta e mi vado a stendere sul letto sperando di non svegliarmi il giorno dopo.

Spazio autrice:
Allooooraaaaa, che ne pensate?

Secondo voi chi è questo James?

(Ah e Julia si legge Hulia essendo un nome messicano)

Questo capitolo è abbastanza depressive ma giuro che non saranno tutti così eh.
E niente spero vi sia piaciuto.
Al prossimo.

Xoxo Eva ૮₍꜆꜄ ˃ ³ ˂ ₎a

❦𝘐𝘯𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢𝘮𝘪 𝘢 𝘴𝘰𝘳𝘳𝘪𝘥𝘦𝘳𝘦❦| [girlxgirl]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora