1. Il secondo primo incontro.

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Aria's pov;
Il mio nuovo appartamento non era male, anzi, con un ripostiglio spaziosissimo, due camere da letto, un bagno e un'ampia cucina non avevo di che lamentarmi. Qualche mese prima avevo chiamato la mamma per dirle di trovarmi un appartamento perchè Liam sarebbe partito per lavoro e non mi andava di rimanere da sola in California.
Ero tornata da poche ore e mi sentivo a casa dal momento in cui avevo messo piede a Rosewood.
Quella sera sarei dovuta andare a prendere un caffè con Spencer ma aveva rimandato quando ancora ero in auto, così decisi di stravolgere i piani e di andare in discoteca.
Infilai un vestito di un blu scuro, con del pizzo sulla parte superiore, lungo tanto da coprirmi fino a poco dopo l'inizio della coscia, e abbinai dei tacchi neri.
Quando mi misi in auto non avevo idea di dove poter andare, ma poi notai dei volantini che annunciavano l'inaugurazione di una nuova discoteca che si era tenuta pochi giorni prima; memorizzai l'indirizzo e mi avviai.

Stranamente, dal parcheggio, non si sentiva l'assordante musica che di solito occupa le discoteche e le aree a loro vicine. Pagai il biglietto all'omone presente vicino all'entrata e mi consegnò delle cuffie.
«Cosa? A che mi servono?» ero disorientata.
«È un Silent Party, dolcezza.» disse indicando il volantino attaccato al muro a cui era appoggiato.
«Oh..» mi era sfuggito.
Entrai nel silenzio totale, inspirai profondamente e infilai le cuffie: la musica assalì i miei timpani.
«Ora sì!» urlai.

Dopo poco o più di mezz'ora mi si avvicinò un ragazzo con un drink e accettai volentieri, togliendomi le cuffie. «Vorrei fare una premessa, sono fidanzata.» dissi, sorridendo ampiamente al bellissimo ragazzo che avevo di fronte. «E lui non è qui con te? Idiota!» disse ridendo. «Non è in città, in realtà.»
«Capisco. Comunque non c'è da fare premesse, volevo solo offrirti da bere, senza impegno.» lo disse com tale disinvoltura, e nel mentre alzò lievemente le spalle. «Okay, va bene.
Se è così balliamo, no?» bevvi il drink tutto d'un sorso e gli presi la mano, trascinandolo al centro dell'enorme sala.
Rideva contro il mio viso e ad ogni canzone cercava di avvicinarsi sempre un pò di più, anche se non glielo permettevo tanto facilmente.
«Jasper, comunque.» mi ci volle un pò per capire che si era presentato e per rispondere. «Aria.» sorrisi.

La serata passò tra un drink e l'altro, così arrivai alle 02.00 del mattino come uno straccio. «Jasper, vado un attimo in bagno, torno tra un momento.»
Corsi verso i bagni con lo stomaco sottosopra. Non erano divisi per sesso, così entrai nel primo che mi capitò davanti. «Che odio. Odio gli effetti post-sbronza.» ero distrutta.
«Ah, beh, tutti li odiano.» sentii una voce maschile familiare che proveniva da fuori la piccola cabina in cui mi trovavo. «Non tanto quanto li odio io.» dissi ironica, e contemporaneamente spinsi la porta verso l'esterno, aprendola.
Rimasi di sasso quando davanti agli occhi mi trovai Ezra.
«Ma che cazzo..?»

Ezra's pov;
«Aria..» ero sconvolto.
«Ho capito, sono troppo ubriaca.» disse convinta e non potei fare a meno di ridere profondamente. «No, cioè sì, lo sei, ma sono io, Ezra Fitz.»
«Oh, ciao.» era come se non mi conoscesse: l'alcool le faceva un brutto effetto. «Sei davvero messa male.» dissi, guardandola attentamente.
Era estremamente sexy con quel vestito che lasciava davvero troppo poco spazio all'immaginazione. «No, io sono sol–»
«Ubriaca.» la interruppi.
«Non sono ubriaca, lo giuro.» e mentre lo diceva le vedevo le gambe tremare: non si reggeva in piedi.
«Sì, okay, ti credo, ma va a casa, credo che per oggi credo ti sia divertita abbastanza» sorrisi lievemente guardandola. Non era la stessa Aria di 5 anni fa, non del tutto almeno, quell'Aria non si sarebbe mai ubriacata in una discoteca di Philadelphia alle 02.00 del mattino, da sola.
«No, no, per favore, voglio restare ancora un pò.» si voltò e prese a camminare, così la seguii.
«Aria, ferma!» si infilò le cuffie e andò al centro della pista.
«Hey, ce ne hai messo di tempo.» era un ragazzo che le si era avvicinata, e lei sembrava essere complice, così lasciai perdere e mi sedetti su uno degli sgabelli, vicino al barman.
«Hai del whisky?» chiesi al ragazzo dietro al bancone. «Certamente.» disse e con destrezza e velocità mi versò un intero bicchiere, che bevvi d'un fiato.

Durante le ore successive bevvi tanto da riuscire solamente a camminare.
Mi trovavo fuori, nel buio della notte, e cercavo la mia auto per andarmene: la vidi da lontano.
Stavo per entrare in macchina ma sentii chiamarmi.
«Ezra!» mi voltai e vidi Aria, scalza, che mi correva incontro.
Quando mi si avvicinò abbastanza mi accorsi che era ancora ubriaca quanto prima, se non anche di più.
«Cosa c'è? Vedendo Jasper hai fatto un passo indietro?» respirava profondamente vicino al mio viso, era in punta di piedi. «Aria, ora siamo entrambi brilli, quindi conviene mantenere delle distanze di sicurezza.»
dissi spostandomi.
«E se non volessi?» mi si avvicinò nuovamente. «Ti accompagno a casa.» dissi, schivando la domanda.
«Ho l'auto, non poso rimanerla qui.» disse, ridendo. «Non puoi guidare, quindi sì, puoi rimanerla qui.» la infilai al posto del passeggero ed accesi l'auto.
«Nemmeno tu sei nelle giuste condizioni per guidare.» disse con fare assonnato. «In questi anni ho fatto pratica, credimi. –risi lievemente–
Allora, dov'è che abiti?» mi diede delle indicazioni per arrivare al suo appartamento e, subito dopo, poggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi.

Of Late I Love You: Ezria.Where stories live. Discover now