Almost kissed.

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Era successa una cosa strana.
Thomas non capiva, ma continuava a ripensare a quella scena. Stavano girando il primo film, appoggiati a quel tronco, con l'aria umida che li avvolgeva... poi si erano girati uno verso l'altro, quasi dimenticandosi delle telecamere ancora puntate su di loro.
E lì, nel ricordare il modo in cui i loro sguardi si erano intrecciati, come pian piano i loro volti avevano iniziato ad avvicinarsi quasi annullando completamente la distanza che li separava, il respiro di Dylan che gli solleticava le labbra dischiuse. Thomas si sentiva perso. Sentiva ancora i brividi scorrere sulla sua schiena e non era certo che fosse per il freddo.
Cos'era quella sensazione bruciante allo stomaco? Quel groppo alla gola che gli aveva improvvisamente bloccato il respiro? Quel prurito fastidioso alle dita, quasi come se sentissero la necessità di accarezzare, toccare la pelle dell'altro?
Sospirò, camminando lentamente per i corridoi dell'hotel in cui alloggiava insieme al resto del cast, infilando la mano in tasca per recuperare la chiave della stanza ed entrando.
Si richiuse la porta alle spalle e si immerse nel buio, imprecando contro sè stesso per aver lasciato ancora i vestiti sul pavimento nel momento in cui ci inciampò sopra. Si sfilò la giacca e la lanciò con noncuranza sulla poltrona poco distante, andando verso la porta finestra e spalancandola.
Portò una sigaretta tra le labbra, mettendo le mani a coppa attorno ad essa e accendendola, aspirando il fumo e schiudendo le labbra in un sospiro rilassato.
Osservò il paesaggio sotto di sè. Le macchine, la stada, le luci dei lampioni, i grandi palazzi davanti a sè ad impedire la vista completa del cielo scuro. Aspirò ancora, per poi rilasciare il fumo.
Si ritrovò a pensare a quel quasi bacio, ancora. A come la sua mente immaginava essere le sue labbra, all'apparenza dolci e morbide. A come sarebbe stato intrecciare le dita in quei soffici ciuffi castani, stringerli, tirarli. O ancora, a come i suoi occhi nocciola l'avessero inchiodato sul posto, impedendogli di ragionare razionalmente.
Ultimamente gli succedeva spesso. Di perdersi in quelle iridi scure, di venire inghiottito da esse. Era come venir trascinato in una dimensione parallela, racchiuso in una bolla.
"Incredibile." sussurrò tra sè e sè, sorridendo ironico. E davvero, gli sembrava di essersi rammollito.
Si faceva quasi pena, a tormentarsi su uno stupido quasi bacio. Al quale, oltretutto, Dylan non aveva dato alcun peso. Perché lui era così, le prendeva tutte sul ridere. E dio, cosa era la sua risata.
Thomas sbuffò, lasciando cadere la sigaretta ormai consumata nel posacenere sul tavolino di vetro e rientrando in stanza. Si tolse con un gesto secco la maglietta, infastidito dai suoi pensieri confusi, e fece per gettarla a terra insieme alla catasta di altri abiti. Un lieve bussare alla porta dell stanza lo fece voltare, confuso. Chi diavolo poteva essere alle tre di notte?
Mosse qualche passo verso di essa, abbassando la maniglia e bloccandosi alla vista di un paio di iridi castane.
"Ehi" mormorò il ragazzo, inclinando leggermente gli angoli delle labbra in un sorriso lieve rivolto a lui. E Thomas, dal canto suo, non riuscì a pensare altro che a quanto quella barba appena accennata lo rendesse tremendamente sexy.
"Ehi" si ricompose dopo qualche attimo; aprì completamente la porta e si fece da parte per lasciarlo entrare, osservando come le sue spalle si stringessero a mostrare il suo disagio in quell'ambiente. "Cosa ci fai qui?"
Dylan lo guardò, stando in silenzio. Di nuovo, il biondo si perse nei suoi occhi, senza riuscire a trovare la forza di allontanarsi. C'era qualcosa, in essi, che lo teneva inchiodato a terra. C'erano talmente tante emozioni racchiuse in quegli occhi, emozioni confuse e contrastanti, troppe forse, da far girare la testa. E Thomas non voleva sbagliarsi, ma gli sembrò di scorgere tra quelle anche un pizzico di malizia.
"Non riuscivo a dormire" pronunciò infine, passandosi una mano tra il ciuffo di capelli sollevato sul suo viso.
Il biondo annuì quasi impercettibilmente; si poggiò con le spalle alla parete e incrociò le braccia sul petto nudo. Lasciò vagare lo sguardo per la stanza, trovandola improvvisamente interessante.
"Tu cosa ci fai ancora sveglio?" continuò ancora il moro, desiderando di spezzare quel fastidioso silenzio che li avvolgeva. Thomas scrollò semplicemente le spalle.
"Pensavo" rispose solamente, ed era la verità. Era l'unica cosa che riusciva a fare; in qualche modo, i suoi pensieri continuavano a vagare liberi senza che lui riuscisse a fermarli. Afferrò il pacchetto di sigarette e ne accese un'altra, attraversando nuovamente le stanza per fermarsi proprio di fronte a lui ed espirare il fumo sul suo viso con un ghigno prepotente.
Lasciò il filtro penzolare dalle sue labbra ed uscì nuovamente sul balcone, ignorando la sensazione pungente causata dagli occhi del moro fissi su di sé. Poggiò gli avambracci sul cornicione in marmo bianco, lasciando cadere la testa all'indietro e chiudendo gli occhi, nel vano tentativo di rilassarsi.
Ma era inutile, e lo sapeva bene; almeno, era inutile finché l'oggetto dei suoi pensieri costanti degli ultimi giorni fosse stato lì, a pochi metri da sé, a fissarlo con quello sguardo intenso, pieno di misteri.
"A cosa pensavi?" fu ancora Dylan a spezzare il silenzio, riscuotendolo nuovamente dai suoi pensieri. Si strinse nelle spalle.
Di certo non glielo avrebbe detto, che figura ci avrebbe fatto altrimenti? Scosse la testa, optando per una mezza verità. "A tante cose, Dylan." rispose quindi, spostando lo sguardo su di lui. "Tu? Perché non riuscivi a dormire?"
L'altro scrollò le spalle. "Pensieri" sussurrò con un sorriso ad increspargli le labbra appena screpolate, quasi si stesse facendo beffe di lui.
Thomas rise appena, e rabbrividì leggermente nel sentire un leggero venticello sfiorargli la pelle nuda. "Pensieri?" gli fece il verso, portando ancora la sigaretta alle labbra e aspirando profondamente.
"Già." disse solamente, aggrottando poi la fronte in un'espressione accattivante. Quel lieve strato di barba che gli ricopriva le guance, il piccolo ciuffo di capelli sfuggito alla lacca che gli ricadeva sulla fronte e anche un po' sull'occhio. Il modo in cui la maglietta nera si stendeva sul suo torace, lasciando intravedere il suo corpo scolpito. O forse semplicemente il modo in cui Dylan si mordeva il labbro, e lascialo fare a me, era l'unica cosa che riusciva a pensare Thomas.
Non seppe bene cosa fosse di preciso, ma la sua gola era secca. Fastidiosamente asciutta. E ancora, quella sensazione di bruciore allo stomaco. Ma non un bruciore qualsiasi; era quasi.. piacevole. Abbassò lo sguardo sui suoi piedi nudi, deglutendo a vuoto e cercando di calmare il suo corpo che sembrava come impazzito, a quella vista.
Poi rialzò lo sguardo, gli occhi sbarrati e il respiro improvvisamente breve. Lui era lì. Dylan era proprio di fronte a lui, che lo guardava in quel modo, lo stesso di quel giorno. Era di qualche centimetro più alto di lui, e dovette inclinare leggermente la testa per guardarlo.
Thomas aveva le labbra schiuse e leggermente secche, la sigaretta che pendeva da esse. Il moro posò una mano sul cornicione dietro di lui senza avvicinarsi ulteriormente, e con l'altra gli tolse la sigaretta di bocca solo per lasciarla cadere nel portacenere come la precedente; nel processo sfiorò le sue labbra con il pollice, non troppo casualmente. Sorrise leggermente.
"Perché?" sussurrò solo Thomas, muovendo appena le labbra. Non seppe a cosa volesse riferirsi in particolare, ma colse il luccichio negli occhi del ragazzo di fronte a sé.
"Sei tremendamente sexy quando fumi, Thomas." soffiò, le labbra ad ormai qualche millimetro da quelle del biondo che scosse appena la testa, sconsolato.
"Lo sono?" ghignò, inumidendosi le labbra con un gesto veloce della lingua; gesto che chiaramente non passò inosservato agli occhi famelici del più alto.
"È da troppo che aspetto.." mormorò solamente Dylan, e fu un attimo. Le sue labbra si fiondarono su quelle del più grande, rudi, impazienti, passionali. Thomas si lasciò completamente andare, ignorando quella dannata sensazione allo stomaco e portando entrambe le mani a scivolare sulle spalle dell'altro e poi tra i suoi capelli. Li strinse, li tirò, e intrecciò le dita tra i ciuffi scuri proprio come aveva pensato solo qualche ora prima.
Inarcò la schiena e fece aderire con forza il corpo del moro al proprio, ricevendo un ringhio di assenso da lui.
Dylan lasciò vagare le dita lungo il corpo del biondo dagli occhi ambrati, sfiorando il suo torace nudo, stringendo i suoi fianchi e roteando i propri verso i suoi, gustandosi quel basso gemito che gli sfuggì dalle labbra. Scese ancora più in basso sul suo sedere, stringendolo e facendo pressione fino a trovare le gambe di Thomas avvolte alla vita. Le sue braccia erano avvolte attorno al suo collo e una mano era ancora stretta tra i suoi capelli, mentre ansimava sulle sue labbra.
Rientrò in stanza trasportando senza fatica il corpo del maggiore e lanciandolo cadere sul letto a due piazze disfatto, interrompendo quei baci affamati. Si prese qualche secondo per gustarsi l'immagine che si presentava ai suoi occhi: Thomas aveva le gambe piegate verso l'alto e leggermente divaricate, il petto che si alzava velocemente a ritmo dei suoi respiri affannati e lo sguardo liquido, le labbra ancora schiuse e gonfie.
Sorrise; si tolse la maglietta senza indugiare ancora e poggiò un ginocchio sul materasso, salendo cavalcioni sul corpo dell'altro che lo accolse con un ghigno malizioso. Sfiorò lo sue labbra, facendole schioccare contro le proprie prima di spostarsi più in basso, prendendo a torturare la pelle morbida dal suo collo. Leccò, succhiò e morse in vari punti, godendo dei gemiti che lasciavano le labbra di Thomas. Tracciò una scia di baci umidi sul suo petto, usando anche la lingua, e proseguì fino a fermarsi sull'orlo dei boxer neri visibili da sopra i jeans che indossava. Sorrise nella sua direzione, e si leccò le labbra nel vedere i suoi occhi, il suo sguardo eccitato.
Gli slacciò e sfilò la cinta, poi i pantaloni, lasciandoli cadere sul pavimento con il resto dei vestiti. Poi risalì sul suo viso, attaccando ancora le sue labbra e mordendole e succhiandole con ferocia, gemendo nella sua bocca mentre sentiva i pantaloni diventare sempre più stretti attorno alla propria eccitazione.
Strusciò sul corpo del biondo, facendo scontrare più e più volte le loro erezioni e gemendo e ansimando. Poi si ritrovò di schiena, e improvvisamente Thomas era cavalcioni su di sé.
Si mordeva le labbra, facendo scivolare le dita lungo il suo petto fino ai pantaloni che slacciò con un'agile mossa, calandoli come precedentemente era stato fatto coi propri. Intrappolò i polsi del moro in una ferrea stretta sopra la sua testa, esercitando una leggera pressione sul membro rigonfio più che visibile dai boxer. Lo fece scivolare su e giù un paio di volte prima di privarlo anche dei boxer e passare ad usare le labbra.
Mosse la mano lungo la sua erezione, inglobando la punta tra le labbra e succhiando piano, tenendo lo sguardo fisso in quello di Dylan che sibilò, trattenendo un gemito frustrato.
Stava giocando sporco Thomas, stuzzicandolo in quel modo, e lo sapeva bene.
Roteò la lingua sulla punta, soffermandosi sulla piccola fessura, prima di abbassarsi completamente su di lui e prenderlo del tutto in bocca. Mosse lentamente la testa verso l'alto e poi ancora in basso, sentendo il più piccolo ansimare e gemere sotto di sé, alzando appena il bacino verso le sue labbra per chiedere di più. Thomas succhiò, muovendo leggermente le dita e stuzzicandolo mentre aumentava gradualmente la velocità dei movimenti fino a ritrovarsi ansante e vergognosamente eccitato dai gemiti che il moro non si curava di reprimere; poi si alzò, salendo cavalcioni su di lui senza lasciare la presa sui suoi polsi. Sorrise appena, mordendosi poi il labbro. Strofinò il bacino contro quello dell'altro percependo l'erezione del moro sfiorare la sua entrata da sopra il tessuto delle mutande che ancora indossava.
Portò due dita della mano libera alle labbra socchiuse di Dylan, lasciandole scivolare tra esse e gemendo nel sentirlo succhiare piano e roteare la lingua su di esse. Lasciò libere le sue mani e si sfilò velocemente l'ultimo indumento che ancora indossava, ansimando nel tornare a far oscillare i fianchi su quelli dell'altro.
Sfilò lentamente le dita dalla sua bocca e le fece scivolare lentamente sul suo petto, per poi portarle dietro la propria schiena e sfiorare quell'anello di muscoli sensibili, inserendo lentamente un dito dentro.
Dylan lo fissava, impaziente, maledettamente eccitato, ma non osava fare nulla, non voleva. Il biondo si stava preparando da solo, davanti ai suoi occhi affamati e bramosi, trattenendo i gemiti, gettando il capo all'indietro in preda al piacere e facendo scendere e salire i fianchi sulle sue dita.
Dylan si ritrovò a pensare che mai aveva visto cosa più eccitante del ragazzo di fronte a sé.
Si tirò leggermente su, posando saldamente le mani sui fianchi del biondo e accompagnandolo nei movimenti. Strofinò le labbra nell'incavo del suo collo, mordendo giocosamente la pelle già marchiata in precedenza.
Thomas afferrò i suoi capelli e li tirò con gentilezza, sfilando le dita da dentro di sé e portandole ancora alle labbra del moro, mentre lentamente si calava sulla sua erezione.
Fece del suo meglio per ignorare il senso di fastidio e quel leggero dolore, concentrandosi su come la lingua del ragazzo si muovesse dannatamente bene, provando talvolta a immaginarla in diversi contesti. Lo guardò fisso negli occhi, mordendosi le labbra senza riuscire a trattenere qualche ansito; le loro bocche si sfioravano, i loro respiri pesanti si mischiavano, e i loro occhi non accennavano a volersi lasciare.
Thomas iniziò lentamente a muoversi. Posò una mano alla base del suo collo e l'altra la tenne fra i suoi capelli, facendo leva sulle ginocchia, prendendo un ritmo lento per riuscire ad abituarsi e lasciandosi scappare un leggero gemito quando le labbra del minore si scontrarono ancora una volta con le sue.
Fece oscillare i fianchi verso l'alto, con lentezza, volendolo stuzzicare ancora un po'; ma Dylan non era dello stesso avviso, poiché con un ringhio capovolse i ruoli fino a farlo ritrovare con le spalle schiacciate al materasso e le mani del moro accanto al suo viso.
Thomas alzò le gambe, legandole alla vita dell'altro e gemendo sempre più forte nel sentirlo muoversi più velocemente. Lasciò scivolare le mani sulla sua schiena e rotolò la testa di lato, la bocca dischiusa a rilasciare gemiti dopo gemiti, ansimi dopo ansimi. Graffiò la sua pelle, ottenendo dei bassi gemiti in risposta, e iniziò a dondolare i fianchi verso i suoi sentendosi ormai quasi al limite.
Dylan lo guardò, con gli occhi socchiusi e la pelle imperlata di sudore. Respirava affannosamente, e gemeva il suo nome, mordendosi le labbra e lasciando ricadere la testa nel collo dell'altro in completa estasi.
Si unirono in un ultimo bacio, mentre con gemiti soffocati e movimenti più rapidi e urgenti vennero entrambi con la differenza di pochi secondi. Dylan si mosse ancora, lentamente, quasi con pigrizia, rilasciando il suo seme caldo in lui per poi sfilarsi dal suo corpo e lasciarsi cadere di fianco. Portò una mano al viso del biondo che già lo guardava, cercando di regolarizzare il respiro, e incatenò il suo sguardo con il proprio.
Per Thomas, Dylan era un'autentica visione. I suoi capelli erano completamente in disordine, gli occhi socchiusi e ancora liquidi, le labbra gonfie e rosse dai baci precedenti e la pelle macchiata, con graffi e succhiotti a testimoniare il suo passaggio.
Sorrise, chiudendo per un breve istante gli occhi, e si rilassò sentendo le labbra del moro poggiarsi delicatamente sulla proprie in un dolce e calmo bacio.
Si girò su un fianco, rannicchiandosi, e lo guardò ancora.
"Cosa c'è?" mormorò Dylan, sorridendo leggermente divertito e passando una mano tra i capelli biondi del maggiore, stringendolo a sé.
Thomas sorrise, tracciando con le dita il contorno delle sue labbra. "Sei bello." rispose senza vergogna, sbattendo le lunghe ciglia.
E si addormentarono così, stretti l'uno all'altro e aggrovigliati alle lenzuola, con un sorriso sulle labbra e uno strano formicolio sulla pelle, chiaro segno che la notte appena passata non fosse stata solo una mera illusione di entrambi.

almost kissed | Dylmas.Where stories live. Discover now